mercoledì 3 giugno 2015

"BLATTER NON ERA L'INVENZIONE DEL MALE, SOLO IL SUO QUOTIDIANO". VERO, PURTROPPO. PERO' E' COMUNQUE BELLO CHE SE NE VADA



Salutato con gioia il colpo di scena delle annunciate dimissioni di Blatter, l'onnipotente presidente della FIFA che ormai ero rassegnato a vedere sul trono del calcio mondiale fino alla fine dei suoi giorni. 
Una sorte di fine pena mai per gli sportivi.
A raffreddare l'entusiasmo irrazionale del primo momento arrivano le considerazioni di Mario Sconcerti, sul Corriere della Sera, infarcite di realpolitik.
Addirittura l'icona di Mandela viene tirata in ballo, tra le mance elargite al ricchissimo faccendiere svizzero.  Bellissima e tremenda la frase che racchiude tutto questo : il quotidiano del male.
E ha ancora ragione Sconcerti quando scrive che Blatter sarà veramente andato via se si avrà il coraggio di smantellare, revocandolo, il mondiale assegnato al Qatar. C'è tempo per farlo.
Se così non accadrà, si avrà la conferma che l'inferno continua anche se cambia belzebù.
Però, è sempre bello quando un satanello fa le valigie.


Il Corriere della Sera - Digital Edition


SI POTRÀ DAVVERO CAMBIARE LA FIFA?

 

Blatter si è dimesso, come era ormai chiaro e inevitabile. L’ultima resistenza era stata solo di facciata. Tendeva a dimostrare al mondo che una grande dittatura si elimina da sola, non si fa uccidere da chi l’ha corrotta.
 Prima c’è stata così la conferma di Blatter, il piegare la testa del suo mondo alla potenza che ha reso tutti più ricchi; poi è arrivata la rassegnazione, l’inevitabilità di un giudizio che nelle carceri americane sta per altro diventando ogni giorno più evidente. Ma la cosa più
importante di oggi non sono tanto le dimissioni di Blatter, quelle erano nel piccolo ordine delle cose, quanto la volontà della Fifa di voler
davvero cambiare.
La corruzione, in sostanza, fa parte dei piatti molto ricchi o è a volte evitabile? Si lotterà per evitarla o assecondarla, qualunque cosa si dica o si pensi adesso? Esiste nel calcio e nello sport una straordinaria concussione che viene spesso dimenticata, data per normale. Nei milioni del segretario di Blatter c’è per esempio la mano nobile di Mandela. C’era anche lui a Losanna nel ’98 quando fu deciso lo scambio tra le Olimpiadi ad Atene e i Mondiali al Sudafrica. L’accoppiata che affondò la candidatura olimpica di Roma. Il problema delle manifestazioni universali è questo, sono troppo ricche, troppo importanti, trascendono il senso comune dell’onestà. Sono quasi irresistibili. Una vera corruzione di Stato, che diventa piccola nobiltà nel cabotaggio elettorale. Puoi dirti anche che lo devi fare, non è arricchirsi ignobilmente, ma aiutare il tuo Paese, una pura convenienza commerciale. Non esiste un altro affare al mondo così conveniente. Pensate a quello che hanno significato i Mondiali in Sudafrica, la rivisitazione dell’apartheid, la rivalutazione di una terra, di un continente. Tutto per 10 milioni: francamente, dal loro punto di vista, un affare.
È per questo che diventa difficile anche adesso credere alla futura onestà della Fifa. Perché le pressioni e i soldi in gioco saranno sempre tanti, cose che noi umani possiamo solo esecrare dall’alto, ma non sapremo mai davvero immaginare. Basterebbe allora essere onesti e non avere chi ci tenta? Forse, si può provare, ma ho molti dubbi. Blatter purtroppo non era l’invenzione del male, era solo il suo quotidiano. Gli piaceva avere idee che facessero aumentare il potere di offerta della Fifa. E ci cascavano sempre tutti. Fra sette anni avremo addirittura un campionato del mondo a Natale, in Qatar, nel Paese più roccioso del mondo, ma anche il più ricco. Sarà un caso? Questo è il punto: Blatter sarà davvero andato via se sapremo cambiare le date di quel Mondiale.

Se smetteremo di andare a giocare in Cina la Supercoppa Italiana, se giudicheremo la sede di una finale e di un Mondiale dalla qualità degli impianti e non dal costo dell’integrazione. Si può fare? Possiamo davvero alla fine rinunciare a Blatter? Fare un passo avanti verso uno sport ecologico? Io credo di no, credo che in Blatter ci sia molto di tutti noi. Ma se c’è un momento per sperare, è certamente questo.
Mario Sconcerti

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