lunedì 29 giugno 2015

IN 17 GIORNI FU DECISO IL DOPOGUERRA, IN 5 MESI ANCORA DISCUTIAMO SULL'ETA' PENSIONABILE GRECA

 

Io comprendo che l'Economia sia materia complessa, e non si possa esemplificarla più di tanto. Però resto convinto che un po' vada fatto, se no si rimane troppo astratti. E dunque, parlando degli amici greci, a me pare evidente una cosa ( che vale anche per noi italiani, sia pure in misura per frotuna minore ) : se una famiglia di 4 persone ha capacità reddituale 10, come fa a spendere SEMPRE 11 ?? 
Perché su questo si è fondato il passaggio della Grecia da Stato povero quale era sempre stato ad uno di discreto benessere. E quell' 11 perpetuo da cosa era reso possibile ? Non da una vera crescita economica, ma solo dal debito crescente. 

Così Giavazzi sul Corriere di oggi : " Fra il 1995 e il 2009, l’anno prima dell’inizio della crisi, il reddito pro capite medio dei cittadini greci è salito dal 47 al 71 per cento di quello dei cittadini tedeschi. Un avvicinamento straordinario, in realtà reso possibile da una altrettanto straordinaria accumulazione di debito, non molto diversa dall’esperienza italiana degli anni 80 (fortunatamente meno drammatica), che infatti finì con la crisi del 1992. Fra il 2010 ed oggi il rapporto fra i due redditi pro capite è tornato al livello del 1995: una caduta molto dolorosa, che si era vista solo durante la Grande Depressione degli anni Trenta, tuttavia inevitabile perché la ricchezza non la si conquista indebitandosi". 

A me pare dunque evidente che, risolto in qualche modo il problema del debito accumulato ( al limite anche con un clamoroso abbuono dello stesso, che forse in sé e per sé si potrebbe anche fare, se non costituisse un precedente esiziale : se poi tutti i debitori seguissero quella strada ? ), resterebbe il problema di quella famiglia che vuole vivere con 11.
Perché questo sembra volere Tsipras con la sua età pensionabile, sotto i 60 anni, con la libertà rivendicata di tornare ad assumere impiegati statali che non servono... Ancorché non dovessere restitutire i debiti, come pagherebbero i greci certe ostinate velleità ? 
Allo stesso tempo, nel leggere che tra le ricette della ex troika (sempre loro sono : FMI, BCE e UE, però non si può più chiamarla così...bastasse questo !) l'aumento di IVA in particolare e tasse in generale, mi domando se anche l'altra parte non sia impazzita. 
Semmai si dovrà pretendere che quelle che ci sono - le tasse -  i greci inizino a pagarle, visto che ad evasione pare siano concorrenti a noialtri italici (e gli armatori addirittura esenti, cosa di cui mi piacerebbe avere conferma e spiegazione ). 
E' un discorso che vale un po' per tutto l'occidente, e in particolare per alcuni paesi del sud dell'Europa : l'età dell'oro è FINITA. La concorrenza di altri paesi dalle economie molto forti e il costo spropositato di un welfare fondato sui principi ideali a prescindere delle concrete possibilità (con conseguente lievitazioni dei debiti...) fa sì che il benessere conosciuto per buona parte del secolo scorso, a partire dagli anni '50 e boom tra i 70 e i 90, non sia più sostenibile. Questo non credo (spero ?) voglia dire tornare, per quanto ci riguarda, l'Italietta povera, ma sicuramente un ridimensionamento (rinsavimento ? ) toccherà darselo.
E dovremo vivere in modo più sobrio. Se questo vale per noi, che bene o male siamo ancora tra i 10 paesi più industrializzati del mondo, la terza economia europea, la seconda in campo manifatturiero, figuriamoci se non vale per la Grecia, che non ha alcuna realtà industriale.
L'articolo che segue, del bravo Fugnoli, è un utile excursus storico che dà la dimensione di come siano clamorosamente cambiate, e non in meglio, le cose nella gestione dei grandi problemi internazionali. E' pur vero che nei casi citati c'erano volute delle guerre per favorire dei riassetti così epocali, però 'sta storia della Grecia va avanti dal 2009 !!??
E se la carta estrema del referendum giocata sa Tsipras servirà a mettere la parola fine, in un modo o in un altro, ebbene il demagogo ellenico avrà avuto comunque un suo perché nella storia del suo paese ed europea ! 
Buona Lettura 







NON DI SOLA GRECIA 

 
    Il Congresso di Vienna durò dal settembre 1814 al giugno 1815. Fu il primo consiglio europeo dei capi di stato. Formulò la strategia generale per il riassetto del continente dopo tre decenni di sconvolgimenti della millenaria struttura feudale dovuti alla Rivoluzione Francese e alle guerre napoleoniche. Calcolò e ripartì tra i vincitori i risarcimenti territoriali, istituì da zero nuovi stati, restaurò dinastie e regolò minuziosamente l’assetto dei poteri e le sfere d’influenza di regni, principati, ducati, stati, staterelli e loro colonie nei cinque continenti.  
Il tutto in nove mesi e senza disporre di aerei, videoconferenze e smartphone.
La Conferenza di Pace di Parigi durò dal gennaio 1919 al gennaio 1920. Disponendo solo di telefono e telegrafo, di treni e di navi ma non di aerei, riorganizzò il mondo uscito dalla Grande Guerra. Le sue 52 commissioni di lavoro dissolsero tre imperi, crearono una decina di nuovi stati, dalla Palestina all’Armenia alla Cecoslovacchia, sistemarono il Pacifico, verificarono e modificarono l’intero assetto coloniale globale, ridisegnarono la carta geografica dell’Europa, gettarono le basi per la Lega delle Nazioni e trovarono anche il tempo di assecondare la Grecia realizzandone la Megali Idea (la grande idea) dell’espansione territoriale verso la Tracia, l’Epiro settentrionale e l’Asia Minore.
Il tutto in 12 mesi. 
 La Conferenza di Tehran del 1943 durò cinque giorni. Sette giorni furono necessari per quella di Yalta nel febbraio 1945 e cinque bastarono per quella di Potsdam le luglio dello stesso anno. In 17 giorni totali, le tre conferenze concordarono la strategia di guerra, prepararono il dopoguerra, ridisegnarono di nuovo l’atlante del mondo, divisero l’Europa in due, esaminarono e scartarono la proposta britannica di trasformare la Germania in un paese di agricoltura e pastorizia, spostarono la Polonia verso occidente di qualche centinaio di chilometri, cancellarono gli stati baltici, crearono la Mongolia, ripristinarono la Corea, soppressero lo stato mancese, ritoccarono i confini cinesi, verificarono l’assetto coloniale e prepararono le line guida per l’istituzione delle Nazioni Unite. 
Stalin e Churchill, che secondo alcuni storici furono negoziatori non meno tosti di Tsipras e Juncker, riuscirono a litigare solo sulla Grecia ma trovarono velocemente un accordo in base al quale l’Unione Sovietica si teneva il 10 per cento di influenza sul paese e la Gran Bretagna il 90 restante. Se fosse stato il contrario la Grecia sarebbe forse oggi un paese liberista a basso welfare e basso debito e fiscalmente prudentissimo, come lo sono tutti i paesi usciti dall’orbita sovietica.
La conferenza di Bruxelles sull’aumento dell’età pensionabile in Grecia, iniziata nel febbraio 2015, ha già raggiunto il suo quinto mese. Si tratta di una conferenza globale perché non coinvolge solo i 19 capi di stato e i 19 ministri delle finanze dell’Eurozona, la Bce e la Commissione ma anche gli Stati Uniti che, come si è scoperto, intercettano tutte le telefonate tra i negoziatori e poi chiamano subito dopo per dire la loro.  La conferenza si svolge giorno e notte e i poveri negoziatori, che sono costretti a ritmi massacranti, trasmettono crescente stanchezza e irritazione. Lontane e sbiadite appaiono le immagini di Stalin, Roosevelt e Churchill che negoziavano rilassati sotto le palme e le brezze dei giardini dell’albergo di Yalta, con vista sul Mar Nero, o quelle di Truman, Stalin e Churchill sorridenti sotto i tigli del castello di Potsdam nel luminoso sole di luglio. Erano tempi semplici.
Sia come sia, fra poco sapremo se la Grecia, lunedì, inizierà il suo cammino di uscita dall’eurozona o se, in alternativa, verrà sommersa da nuovi sostanziosi aiuti. Il mondo, che in gennaio non si era nemmeno accorto della silenziosissima entrata della Lituania nell’euro, è pronto a seguire con il fiato sospeso l’eventuale uscita della Grecia. Che quasi sicuramente non ci sarà ma che, se ci fosse, confermerebbe la reversibilità della valuta unica. Scandalo.
C’è un vecchio detto secondo cui un banchiere che, in tempi di crisi finanziaria, sente il bisogno di dichiarare che la sua banca è solida è già fuori tempo massimo, perché dà prova di debolezza. L’euro è l’unica valuta del mondo di cui periodicamente si senta il bisogno di proclamare l’irreversibilità, un evidente segno di debolezza. Per questo, pur augurandoci di cuore che l’euro abbia lunga vita e pur avendo una ragionevole fiducia nel fatto che l’avrà, suggeriamo da anni di aumentare la solidità e la stabilità dei portafogli tenendo una congrua quota di dollari, con lo stesso spirito con cui una volta si teneva sempre un po’ di oro, senza badare troppo alle fluttuazioni di prezzo.

L’euro è stressante, è una continua esperienza di quasi-morte seguita da resurrezione. In un portafoglio costruito su Marte sarebbe perfetto come elemento satellite, in cui entrare e da cui uscire, di un nucleo duro fatto di dollari e renminbi. Il Piano dei Cinque Presidenti uscito in questi giorni (interessante coincidenza) va nella direzione dell’irreversibilità attraverso la creazione di una tesoreria unica federale e l’avvio di elementi di politica fiscale comune, ma ha tempi lunghissimi. Nulla, in ogni caso, verrà toccato prima delle elezioni francesi del 2017.

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