venerdì 26 giugno 2015

LUCA RICOLFI E L'ECLISSI ESTIVA DEL PREMIER

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Per alzarla, la voce l'ha alzata, ma non mi sembra che si sia spaventato nessuno... Parlo di renzino a Bruxelles, sul gigantesco problema dell'immigrazione. E già l'uso dell'aggettivo indica che non sottovaluto affatto la dimensione della montagna da scalare, e quindi il rifiuto della facile tentazione di sparare sulla croce rossa. Però, a mio avviso, noi italiani, e in questo Renzi viene solo buon ultimo, peggioriamo la già difficilissima situazione per una inguaribile incertezza, il non riuscire ad adottare una chiara strategia. Francamente, io non credo che la soluzione sia (solo) quella di ridistribuire gli immigranti per l'Europa. Certo, questo alleggerisce momentaneamente la nostra situazione, ma in prospettiva è un segnale temo devastante per il continente.
Se uno come Adriano Sofri, non quindi un leghista, osserva che la soluzione NON passa per l'accoglienza - che nell'emergenza per lui ovviamente è doverosa - ma per il contributo fattivo ( che lui traduce in operazioni di polizia internazionale, ché la parola guerra non gli piace...) alla pacificazione di quanto sta accadendo in Siria ed in Iraq, tanto per cominciare, forse c'è speranza che gli auspici del pontefice, con un travaso dei disperati del mondo tutti in Europa, vengano ignorati. 
Quindi si alla distruzione dei barconi, sì alle armi contro gli scafisti, sì all'adozione di politiche di respingimento in stile australiano (anche lì, non precisamente una nazione di nazisti...), come brevemente illustrate dai loro leader nel post  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/06/immigrazione-e-se-copiassimo-laustralia.html .
Il tema dell'immigrazione è uno di quelli sui quali il Premier si sta rompendo le ossa. Non è il solo : l'economia ristagna (Visco, Banca d'Italia, dixit ), la tassazione è a livelli folli e non consentirà mai la ripresa dei consumi (Corte dei Conti) e la gente se ne frega abbastanza (errore comprensibile) della riforma della legge elettorale e del Senato, la corruzione continua imperversa e non risparmia certo il PD, anzi, oggi investe soprattutto i democratici, che a livello locale sono quelli che occupano maggiormente le posizioni di potere.
Il risultato, come ricorda Ricolfi nel suo intervento sul Sole 24 ore che di seguito potete leggere, è una flessione netta negli indici di gradimento di Premier, governo e PD. 
Se così dovesse continuare, non ci sarebbe da stupirsi troppo della velocità del passaggio dalla celebrazione all'offuscamento : qualcuno mi sa dire che fine ha fatto Mario Monti, ex salvatore dell'Italia ?




Se l’opinione pubblica è più impaziente del premier


Non è il caso di girarci troppo intorno: il governo Renzi non ha più la maggioranza nel Paese.
Secondo l'ultimo sondaggio di Ilvo Diamanti, il consenso al governo è al 39% (era al 69% un anno fa), mentre quello al Pd sarebbe precipitato al 32%, quasi 10 punti sotto il 41% delle Europee, e circa 1 punto sotto quota-Veltroni (il 33% conseguito dal Pd alle politiche del 2008).
Che cosa è successo?
A me pare che le forze che, in questo momento, stanno mettendo alle corde il renzismo siano due, una di matrice esterna, l'altra di matrice interna. La forza esterna è il cambiamento del clima politico in Europa, con il rafforzamento dei partiti anti-Buxelles, anti-euro e anti-immigrati. È un fenomeno che riguarda quasi tutti i Paesi europei, senza distinzioni fra Nord e Sud, fra Est e Ovest, fra Paesi ricchi e poveri, grandi e piccoli. In Francia Marine le Pen. Nel Regno Unito Nigel Farage. In Ungheria Viktor Orbán. In Spagna Pablo Iglesias, leader di Podemos. In Grecia Tsipras, a capo di Syriza. In Italia Grillo e Salvini. Movimenti ostili agli stranieri sono presenti da anni nelle civilissime Olanda, Svezia, Norvegia, Finlandia. Pochi giorni fa, in Danimarca, il Partito del Popolo Danese (formazione anti-immigrati) è diventata la seconda formazione politica del Paese.
La seconda forza che sta mettendo in crisi il renzismo, quella di origine interna, è il ritorno in grande stile del movimento anti-casta, alimentato dalla deprimente catena di scandali e inchieste che, per l’ennesima volta, ha colpito la politica italiana, coinvolgendo in pieno il partito del premier.
Rispetto a queste due grandi forze, Renzi e i suoi sono apparsi impreparati. Sugli immigrati, Renzi non pare aver capito che i problemi sollevati dalla destra “xenofoba e razzista”, che sono essenzialmente problemi di sicurezza, rispetto delle regole, decoro, sono problemi reali, chiaramente avvertiti dalla maggior parte degli italiani. E che è ingenuo pensare di affrontarli snobbando chi li prende sul serio («sbaglia chi vive su paure e abbaia alla luna»), o dando la colpa ai governi del passato («le regole le ha fatte Maroni quando era ministro dell’Interno»), o promettendo di battere i pugni in Europa, senza peraltro avere la forza necessaria per imporsi. In questo, Renzi si è rivelato molto simile ai suoi predecessori progressisti, che sui temi della sicurezza hanno sempre balbettato, prigionieri dell’etica dei principi, del tutto insensibili alle paure della gente, aristocraticamente tacciata di ingiustificato allarmismo. Detto per inciso, il tasso di criminalità degli stranieri è circa 5 volte quello degli italiani, segno che l’allarme delle persone comuni è più in linea con la realtà della beata benevolenza dei politici di buoni sentimenti.
Sulla corruzione, le cose sono ancora più complesse. Non ho mai capito perché, una volta conquistato il Pd, Renzi non abbia imbracciato risolutamente la ramazza. Ovviamente sapeva e sa perfettamente quanto militanti, quadri e dirigenti di questo partito si siano allontanati dagli stili di comportamento dell’era Berlinguer.
Ovviamente sapeva e sa perfettamente quanto politica ed affari siano intrecciate, e quanto qualsiasi partito di governo (Lega inclusa) sia ostaggio e complice di comitati di affari. Ovviamente sapeva e sa quanto il procacciamento di voti inquini l’azione della Pubblica Amministrazione, e quanto poco il Pd possa chiamarsi fuori. Non occorreva certo aspettare il meritorio studio di Fabrizio Barca per scoprire che cosa sia diventato il maggiore partito della sinistra. Quei comportamenti si vedevano ad occhio nudo, ed erano stati denunciati più volte, anche da membri del Pd. Perché ha aspettato così tanto a muovere un dito?
L’unica risposta che mi so dare è che Renzi abbia sbagliato priorità. Fra la battaglia per moralizzare il Pd e la battaglia per normalizzare (o “mettere a posto”) la Magistratura, restituendo alla politica la sua autonomia, forse Renzi ha ritenuto di dover privilegiare la seconda. Sapendo che gli inquisiti possono essere innocenti, e che persino un condannato, talora, è vittima di un errore giudiziario, ha preferito sfidare i giudici piuttosto che far fare un passo indietro al Pd. Senza rendersi conto che un premier che sceglie sottosegretari inquisiti e candida politici condannati non sfida solo la magistratura, ma sfida l’opinione pubblica. Un’opinione pubblica cui certo si può rimproverare lo scarso garantismo, l’istinto giustizialista, il moralismo a senso unico, il deficit di cultura liberale, ma che non è saggio rieducare sfidando platealmente il senso comune.  
Se un personaggio pubblico è condannato o sotto processo le scelte sono solo due: o decidi di non candidarlo, oppure lo candidi e ti prendi la responsabilità di dire che i magistrati hanno preso un granchio, come ebbero il coraggio di fare i Radicali con il compianto Enzo Tortora nel 1984. Far finta di niente non è una scelta.
Guardando alla traiettoria politica di Renzi, quel che mi colpisce di più è il contrasto fra astuzia e lungimiranza, fra capacità di comunicare e capacità di governare. Mi sembra un po’ come quando devi accendere un fuoco. Certo, ci sono dei mezzi con cui puoi fare immediatamente un grande falò, spettacolare e sfavillante. Basta mettere molta carta, molta paglia, molti truccioli, o ricorrere a quel liquido accendifuoco che si usa per preparare un barbecue con la carbonella. Di mezzi simili la politica è piena: conferenze stampa, trasmissioni tv, tweet, gesti simbolici, inaugurazioni, provvedimenti più o meno demagogici, promesse solenni, bei discorsi e parole alate. Poi però, dopo un po’, il fuoco si smorza, e del tuo falò restano solo le ceneri.

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