sabato 25 luglio 2015

GLI STUDENTI ITALIANI FINALMENTE SCELGONO FACOLTA' UTILI ? SAREBBE ORA !


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Eppur si muove, diceva Galileo, rischiando la ghirba. Ebbene, con meno rischi, pare si possa dire in ordine ai neuroni dei giovani italici che finalmente sembrano iniziare a capire che le facoltà universitarie non si scelgono per diletto ma immaginando un futuro sbocco lavorativo.
Ci hanno messo un bel po', e ancora c'è troppa gente che sceglie facoltà morte - parliamo sempre di prospettive - come Giurisprudenza, Lettere, Scienze Sociali.
Parlo delle prime due, che sono settori che per famiglia e professione conosco un po' meglio. Andrebbero chiuse per 5 anni, in modo da smaltire almeno parzialmente la pletora di gente che ottusamente ha continuato a laurearsi lì. Risultato : 250.000 avvocati iscritti all'Albo, e il noto esercito di insegnanti precari che pretendono l'assunzione perché è sempre lo Stato che deve provvedere alle scelte avventate della gente. Sicuramente chi governa ha le sue colpe. Da decenni si sarebbe dovuto applicare a queste facoltà il numero chiuso imposto a medicina. Anche questa facoltà un tempo era inflazionata da aspiranti colleghi del Dr. Kildare, del Dr. "Doug" e/o del Dr. House. E infatti anche i neo medici , al tempo delle porte aperte, diventavano dei disoccupati (tranne ovviamente i figli di dottori, o di amici degli amici...). Il numero chiuso, in pochi anni, ha praticamente sanato il problema, e i neo laureati in medicina oggi hanno prospettive decisamente migliori. Non così accade per i laureati in Legge e Lettere. Nel primo caso il problema è stato accentuato dalla chiusura dei concorsi pubblici. Legge era il Limbo degli indecisi, quelli come l'avv. Guerrieri (noto e fortunato personaggio inventato dall'ex PM Gianrico Carofiglio) , i quali, in attesa della fulminazione sulla via di Damasco, sceglievano la facoltà che "apriva più porte". Bene, non è più così, da molto tempo. E quindi i neo dottori si buttano nella professione, con risultati per la macchina giudiziaria assai nefasti. 
Il caso dei giovani di lettere è diverso ancora. Lì scatta una predisposizione ideologica, con gente convinta che il mondo non sia quello che è ma quello che, secondo loro, deve essere. 
E quindi se un giovane ha la vocazione dell'insegnante, ha il diritto di diventarlo, e se una cattedra non c'è, che lo Stato la inventi !
Leggo nell'articolo che segue che mentre a Giurisprudenza le iscrizioni sono finalmente in calo (mai abbastanza !) , a Lettere meno (evidentemente la pretesa di cui sopra non flette), però il problema lavoro viene almeno minimamente avvertito, per cui i giovanotti sceglierebbero indirizzi con esami in lingua, informatica e anche economia... Bravi, sicuramente saranno sufficienti un paio di esami per essere alla pari con i colleghi laureati nelle facoltà scientifiche INCENTRATE su quelle materie...
Dio acceca coloro che vuole perdere.
Se fosse vero, alla facoltà di Lettere dovrebbero, con la laurea, assegnare in dotazione un cane lupo...
Buona Lettura



Il Corriere della Sera - Digital Edition
Università, è l’anno delle facoltà utili
I ragazzi scelgono gli studi che danno sbocchi precisi.
Boom di Ingegneria e Marketing

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di Valentina Santarpia

L’università si sceglie per il lavoro: meno architetti, più ingegneri ed esperti di marketing. La scelta delle matricole, infatti, si trasforma: tra test, domande di ammissione e corsi di orientamento, non solo è sempre più finalizzata a trovare la facoltà «giusta» per realizzare le proprie aspirazioni, ma anche a costruire una carriera professionale solida. Con uno sguardo alla (possibile) futura busta paga.
Medicina e le professioni sanitarie continuano ad attirare, Ingegneria è in crescita, Chimica industriale e Scienze Biologiche si affermano, Giurisprudenza e Architettura sono in disuso, Scienze sociali e Lettere restano interessanti, ma solo se affiancate da «skills» moderne, come Lingue e Informatica. In un quadro di calo generalizzato delle iscrizioni all’università che sta caratterizzando negli ultimi anni il nostro Paese, fanalino di coda in Europa per laureati (meno del 20% rispetto alla media Ue del 39%), la scelta delle matricole si trasforma: tra test, domande di ammissione e corsi di orientamento, è sempre più finalizzata a trovare la facoltà «giusta» per realizzare le proprie aspirazioni ma costruire anche una carriera solida. Con uno sguardo alla (possibile) futura busta paga.
Sì al camice bianco
Per ora i dati ufficiali sono solo quelli relativi ai corsi di laurea a numero chiuso programmato: sono 60.639 gli studenti che tenteranno di entrare a Medicina e Odontoiatria, che offre 9.513 posti. Un dato in calo rispetto ai 64 mila dell’anno scorso e ai 74 mila del 2013, ma pur sempre «enorme», come sottolinea il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio: «Le prospettive delle professioni sanitarie restano comunque superiori a molte altre, con oltre il 90% degli studenti che arriva alla laurea e il 97% che trova lavoro entro 5 anni dalla tesi, come evidenzia il rapporto Almalaurea».
Si pensa sempre più al futuro professionale nel decidere dove iscriversi? «Assolutamente sì — insiste Gaudio — lo confermano i nostri incontri di orientamento, dove si registra un calo di Giurisprudenza, un interesse sempre maggiore per Ingegneria informatica e gestionale, Ingegneria dell’informazione, Statistica, Biotecnologie farmaceutiche. Emergono anche curiosità per Scienze storiche e archeologiche, ma perché c’è la sensazione che possano dare sbocchi professionali». Come Psicologia, che resiste: al test della Cattolica di Milano e Brescia, che si è svolto qualche giorno fa, c’erano 801 iscritti per 450 posti.
Il fascino di Lettere
Le materie umanistiche perdono terreno definitivamente? «Non è del tutto vero —spiega Barbara Rosina, responsabile dei colloqui di orientamento alla Statale di Milano — Lettere riveste sempre il suo fascino, ma i ragazzi sono orientati a sceglierla solo se possono affiancare studi ad hoc di informatica, lingue: l’attenzione agli sbocchi professionali è altissima. E infatti da noi emerge l’interesse per i corsi di Management ed Economia».
Dando una scorsa veloce ai primissimi dati delle iscrizioni alle prove di selezione alla Bicocca appare lampante: se le Scienze psicosociali della comunicazione hanno finora attirato circa 200 studenti finora per 120 posti, sono già diverse centinaia quelli che hanno prenotato un banco alle prove per entrare nel corso di Marketing, di Economia e amministrazione delle imprese, di Economia delle banche. Sono solo dati provvisori, perché in molti casi i futuri universitari hanno ancora un mese di tempo per iscriversi ai test e almeno tre mesi prima di immatricolarsi.
Gli ingegneri di domani
Ma anche laddove il test di accesso non è previsto la direzione emerge: è il caso della Scuola politecnica e delle scienze della Federico II di Napoli, che raccoglie tutti i corsi di laurea nelle materie tecnico-scientifiche. «Il test di autovalutazione, che gli studenti hanno superato nel 70% dei casi, quest’anno ha avuto un incremento molto molto elevato — sottolinea il direttore Piero Salatino — C’è sempre più attenzione per Ingegneria e Chimica industriale, mentre Architettura è in calo».
E lo dimostrano i dati nazionali, con 10.994 domande rispetto ai 7802 posti a disposizione. Ingegneria invece va forte dappertutto: al Politecnico di Milano le domande al test sono in aumento, ed è in crescita del 40% la quota di studenti stranieri che si iscrive alle lauree magistrali.
Le lauree d’élite
Come la Luiss, che infatti ai test di ingresso per le lauree magistrali ha registrato un +27,3% di iscritti, con un aumento record (+40,2%) di domande degli iscritti esterni. «È un boom, è vero, ma è legato al fatto che la Luiss ha manifestato un’identità netta: visione e concretezza, capacità di unire studio di alto livello ed esperienze pratiche tra carceri e aziende agricole — spiega il direttore generale Giovanni Lo Storto — E poi ci sono i nuovi corsi di laurea, come Marketing e Digital management, per la lettura quantitativa dei fenomeni, di cui le aziende hanno bisogno». Tutta questione di rette profumate da pagare, visto che la Luiss è un’università privata? «No, non credo — dice il rettore della Bocconi, Andrea Sironi — Anche noi registriamo un +4-5% delle iscrizioni a Ingegneria, un +20% ai corsi di laurea internazionali, ma non è un fatto di élite. Sono in corso due tendenze: una è lo spostamento regionale, con sempre più studenti che decidono di lasciare il Sud, dove gli atenei registrano un calo del 20% delle iscrizioni; e l’altra è lo spostamento disciplinare, che non giudico negativamente: si va verso la qualità, verso corsi che impegnano duramente ma che danno poi risultati concreti, sia da un punto di vista di preparazione che delle possibilità per la collocazione. Così nessuno si iscrive più a Scienze della comunicazione, molti meno a Giurisprudenza, mentre Economia da noi registra il +5%». E chi non può permettersi la retta dai 5.000 euro in su? «Ci sono borse di studio e esenzioni, chi lavora sodo viene premiato. Anche dal mercato».




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