lunedì 24 agosto 2015

SUI MARO' IL TRIBUNALE DEL MARE USA IL CERCHIOBOTTISMO

 
 
Vittoria a metà per India e Italia al Tribunale del Mare di Amburgo, dove per la prima volta una corte di giustizia si è espressa sulla vicenda dei marò. New Delhi, come chiesto dall’Italia, dovrà «sospendere l’azione giudiziaria» fino a che l’Aja, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, non avrà emesso la sua sentenza in sede di arbitrato internazionale. Al contrario, i giudici di Amburgo hanno deciso - a maggioranza - di non concedere la sospensione delle misure cautelari imposte dall’India ai fucilieri di Marina poiché questo significherebbe già entrare «nel merito» della contesa. E dunque uno pari. 
Così La Stampa presenta il responso del Tribunale del Mare di Amburgo. 
E prosegue :

" Una soluzione di “equilibrio” che delude il padre di Girone («siamo un po’ arrabbiati») e lascia, in parte, l’amaro in bocca al governo: «L’Italia - dichiara il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio - sperava in una sentenza diversa». Anche se il verdetto di Amburgo, argomenta il titolare della Farnesina Paolo Gentiloni, è «un risultato utile». Ma andiamo con ordine. Tradotto dall’algido argomentare tipico della giurisprudenza internazionale, Salvatore Girone dovrà restare in India, mentre Massimiliano Latorre non può contare sulla permanenza in Italia al termine del periodo in patria concessogli dall’India per ragioni di salute. Un punto, questo, che suscita la «delusione» dell’Agente del governo italiano, Francesco Azzarello. Che ha subito rimarcato come l’Italia stia «valutando di rinnovare le richieste relative alla condizione dei fucilieri davanti alla Corte arbitrale, non appena essa sarà costituita». Come dire, non finisce qui. 

Detto questo, Roma non esce a mani vuote dal braccio di ferro giudiziario e a ricordarlo è il ministro Gentiloni. Che da Rimini, dove si trova per partecipare al tradizionale meeting di Comunione e Liberazione, nota come il Tribunale di Amburgo abbia stabilito «in forma definitiva il principio molto importante che non sarà la giustizia indiana a gestire la vicenda dei Marò. Per noi è un risultato utile. Sarà l’arbitrato internazionale, come l’Italia aveva chiesto, a gestire questo caso». 

La sentenza, ad ogni modo, si presta a diverse interpretazioni. Se Amburgo ha prescritto che i due paesi «sospendano l’esercizio delle azioni giudiziarie e non ne intraprendano di nuove che possano aggravare o allungare la disputa stessa», scrive il giudice Francesco Francioni nominato ad hoc dall’Italia al Tribunale del Mare nelle sue valutazioni sul verdetto, «come possono essere efficaci tali misure - si domanda Francioni - senza che vengano revocate, pro tempore, le misure di limitazione della libertà individuale dei due marò italiani?». Ancora. Secondo Roberto Virzo, docente di Diritto internazionale all’Università del Sannio e di Organizzazione internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza della LUISS di Roma, l’India non potrà chiedere il rientro di Latorre, visto che Amburgo ha «congelato tutti i procedimenti in atto, anche quello sulla misura concessa al marò per motivi di salute». 

Insomma, se è vero che il “titolo” di giornata, al netto dei complessi risvolti tecnici della vicenda, non è quello a cui l’Italia puntava, i risvolti futuri potrebbero in realtà essere più favorevoli a Roma che a New Delhi. Che, d’altra parte, tira l’acqua al suo mulino. «Amburgo non ha preso in considerazione le due richieste presentate dall’Italia», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Vikas Swarup, precisando come il suo ufficio stia ancora «studiando la sentenza in dettaglio». Il giudice indiano dell’Itlos, Chandrasekhara Rao parla però di sentenza «sbilanciata contro l’India» e anche molti siti indiani esprimono insoddisfazione per l’esito di Amburgo. 

Il primo appuntamento che dovrebbe ora fare un minimo di chiarezza sul tipo d’impatto pratico che avrà questo primo round giudiziario è previsto per il 24 settembre, quando l’Italia e l’India dovranno presentare «un rapporto di ottemperanza con le misure previste» in seguito verdetto del Tribunale. Roma potrà contare sul sostegno della Ue che «continuerà a seguire da vicino e con grande attenzione il caso, in stretto contatto con il governo italiano» e che ribadisce il suo «appello per una soluzione in tempi brevi e nel rispetto delle persone coinvolte e del diritto internazionale».  
Ovviamente, c'è da salutare con soddisfazione il congelamento della (non) giustizia Indiana - che comunque non è che procedesse a passo di carica, anzi : dopo tre anni e mezzo ancora non hanno partorito l'imputazione precisa - , ma non si comprende, almeno io profano, come si giustifichi la restrizione dei due Marò (in teoria anche Latorre dovrebbe tornare in India, finito il periodo di cure e convalescenza in Italia) in quel paese in attesa che il nuovo organo giurisdizionale investito, l'arbitrato dell'Aja, si pronunci. Naturalmente, non conoscendo le norme che regolano il Tribunale del Mare, non posso fare discorsi giuridici. Però posso ricordare che il verdetto non è stato unanime, che sei giudici si erano espressi a favore delle istanze italiane, e che, sul piano logico e di principio, non comprendo come due soggetti, ancora lontani dal processo, debbano rimanere in "ostaggio" di uno dei paesi contendenti. 
Sicuramente nei prossimi giorni leggeremo il parere di qualche esperto, e forse capiremo qualcosa in più.  

2 commenti:

  1. Mi spiace di voler semplificare questa intricata vicenda ma , a parte gli errori evidenti e talvolta autolesionisticamente eclatanti dei governi italiani che si sono succeduti, emerge l'incapacità (conclamata) delle istituzioni internazionali a cui ci appelliamo di risolvere una diatriba dai contorni abbastanza chiari (dopo tutto questo periodo di approfondimenti)

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  2. Sicuramente un contributo di chiarezza sarebbe apprezzato.
    Per quanto riguarda gli errori a catena di tutti i governi che si sono succeduti, assolutamente d'accordo. Penso che il peggiore, per ovvi motivi, sia stato il primo.

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