martedì 15 settembre 2015

"I BAMBINI NON MENTONO" ...INFATTI DOPO 15 ANNI RITRATTANO. INTANTO IL PADRE STA IN GALERA, INNOCENTE

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L'errore giudiziario capita, e a questo dobbiamo rassegnarci, però intanto, preferiremmo una società nella quale cittadini e giudici avessero in orrore quello che porta un innocente in prigione rispetto al rischio di lasciare un colpevole fuori. Invece è evidente da che parte il legno storto di cui siamo fatti noi umani fa cadere la bilancia.
Se poi abbiamo soggetti  che vestono la toga e affermano  cose demenziali tipo " Uno può dichiararsi innocente, ma deve accettare, se è un cittadino pienamente responsabile, le conseguenze della condanna anche se ingiusta. Se vuole rientrare nella legalità ed avere il rispetto pieno, deve anche accettare le consegue che derivano sugli altri dalla sua condanna quantunque ingiusta. Dirò di più: il suo grado di rieducazione si misura anche dalla sua capacità di accettare le conseguenze di una ingiustizia che ha subito "  cos'altro si deve dire ? 
( l'esternatore in questione è il dr. Peverin, presidente - ??!!! - del Tribunale di sorveglianza di Venezia, intervistato da Il Fatto dopo le polemiche per l'assegnazione, PER CONCORSO, della cattedra a Scattone).

Pertendo da simili cervelli, si capisce perché i nostri giudici tendono a sbagliare "contra imputato", stravolgendo il principio di diritto ben noto fin dai tempi dell'antica Roma, in dubio pro reo. 
E così in questi giorni abbiamo due casi eclatanti di comprovata denegata giustizia : in uno un condannato per omicidio, inchiodato dalle dichiarazioni dei soliti pentiti, viene liberato dopo 11 anni di prigione perché, presi per altri reati, i due veri autori del delitto hanno confessato ; nel secondo, siamo ancora agli inizi dell'everest da scalare per riscattare l'ingiusta condanna, che dovrà essere soggetta a revisione in quanto passata in giudicato.
In questo caso la confessione non è degli autori del reato, che scagionano l'ingiustamente condannato, ma delle VITTIME.
Più esattamente i figli dell'accusato, che si è preso nove anni avendo periti, accusatori e giudici creduto alle menzogne indotte dalla madre dei due allora ragazzini (9 e 12 anni all'epoca dei fatti), che sostennero di essere stati abusati dal padre.
Magari qualche demente dirà : bé, che colpa hanno se l'errore è stato indotto dalle false accuse delle vittime, in fondo perché dei bambini dovrebbero mentire ?
Ecco, su questa cosa che i bambini non mentono stiamo contribuendo a rendere ancora più nefasta del solito la giustizia minorile.
UN tempo vi era la sana convinzione che i minori non dovevano essere coinvolti nelle guerre familiari, nella questioni di separazione, e non venivano ascoltati nei tribunali per vedere da che parte si schierassero.
A parte il trauma in sé  (ricordo la scena di un bel film nel quale il ragazzo, a cui viene consegnato un foglio su cui, pensandoci "con calma", avrebbe dovuto indicare con quale genitore volesse rimanere a vivere, scappa di casa...) , ma qualcuno si rende conto che vaso di pandora  è stato aperto scatenando gli spiriti animali di certi padri-madri criminali che sobillano, plagiano i pargoli per aizzarli contro l'altro, e con questo ottenere affidamento esclusivo e quanto ad esso conseguente (casa, assegno..., e, più di tutto, il dolore che si sa di infliggere all'odiato ex, privandolo di fatto del rapporto con i propri figli) ?
Su questo blog ne abbiamo scritto tanto, con veemenza e ottenendo grande attenzione (oltre mille lettori per ogni post, il che , per un piccolo blog come questo, è segno di problema sentito).
Abbiamo riportato i numeri spaventosi delle false denunce sessuali (  http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/07/le-false-denunce-di-abuso-sessuale-sui.html ) che sono esplose specie negli ultimi anni, dato pubblicità allo splendido film nord europeo Il Sospetto, (  http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/12/il-sospetto-ovvero-non-e-vero-che-i.html  ) dove la storia ben rappresentava la vita rovinata dalla falsa accusa di una bambina, manipolata, in questo caso, da educatori e psicologi incapaci di liberarsi dal male che evidentemente era dentro le loro anime (il male è molto spesso negli occhi di chi guarda), e proprio poco tempo fa è uscito un libro di Carolina Tana, che chiede scusa al padre per averlo falsamente denunciato, da ragazzina, anche in quel caso per molestie e sempre sobillata dalla madre ( per arrivare all'affidamento esclusivo della figlia, Aurora Pereira costrinse la figlia, Carolina,  ad micidiale lavaggio del cervello  raccontando di presunte molestie che il padre le avrebbe fatto, così riuscendo a plagiare l'allora bambina novenne, che accusò di molestie il padre pur non avendone memoria).
Vogliamo parlare di Rignano Flaminio ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/05/rignano-flaminio-ecco-perche-la-procura.html )  ? 
Tutto questo psicologi, assistenti, agenti, pm e giudici dovrebbero saperlo ormai MOLTO bene, perché è un teatrino che va in scena fin troppo spesso. Eppure alcuni di loro ancora ci cascano ( alle mie contumelie contro lor signori, aggiungo le critiche aspre della brava collega Tania Rizzo : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2015/01/giustizia-minorile-come-magistrati.html ).
Ma anche laddove non si arrivi alla condanna, il che peraltro avviene nella stragrande maggioranza dei casi perché le accuse vengono archiviate (si stanno imparando...), il metodo e i tempi del processo sono talmente maledetti che comunque l' istigatore ottiene il risultato voluto.
La prima cosa che si fa, infatti, di fronte ad una denuncia, è allontanare il denunciato. Per cautela. Sì, certo, ormai lo sanno che nel 90% dei casi è falsa, ma puoi, con dei minori, correre il rischio che stavolta sia vero ?
Potrebbe anche essere giusto (ma la Cassazione dice il contrario, bene spiegando il perché  : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2014/04/cassazione-non-basta-la-denuncia-di.html ) se poi si andasse a spron battuto per stabilire la verità.  Nel film citato passano poche settimane per scagionare il protagonista ( ovviamente il sospetto gli resta appiccicato addosso...) , ma li siamo in Svezia (o Danimarca), in Italia poche settimane passano per nominare il guru della situazione, vale a dire il CTU che con i suoi infallibili (????) test e disegni scoprirà senz'altro la verità...
Come in questo caso....
Ah, sono assolutamente certo che c'è chi dirà che OGGI i figli, diventati grandi, mentono per salvare il padre, cui hanno perdonato le molestie del passato...
Facciamo una cosa : le parole, non suffragate da riscontri fattuali, non valgono mai. Chiunque le dica.
Anche se è il Dio Minore di questo disgraziato ventunesimo secolo






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Padre accusato di abusi sessuali
I figli 15 anni dopo: «Tutto inventato»

L’uomo venne condannato in via definitiva a nove anni e due mesi di carcere. «Menzogne dettate da nostra madre che si stava separando»

di (Ansa)



(Archivio Corriere) (Archivio Corriere)

«Quello che io e mio fratello avevamo detto su mio padre erano invenzioni dettate da mia madre che lo voleva allontanare»: è una ritrattazione a distanza di anni quella di due ragazzi di 21 e 24 anni, Michele e Gabriele, figli di un 46enne sardo, condannato in via definitiva a nove anni e due mesi di carcere per abusi sessuali proprio sui due figli. Si tratta di una vicenda consumatasi tra la Sardegna, terra d’origine della famiglia, e Brescia, dove padre, madre e i due figli si erano trasferiti, dove hanno abitato per anni e dove sono state depositate le prime denunce nei confronti del genitore.
Fatti avvenuti «nell’ambito di una separazione coniugale e in particolare segnati da un’accesa conflittualità tra genitori e un’aspra battaglia per l’affidamento dei figli», scrivono i giudici del tribunale di Oristano che hanno condannato il padre 46enne, oggi rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sassari. Michele e Gabriele all’epoca dei fatti avevano 9 e 12 anni. «Le indagini mediche non potevano dare certezza sull’abuso», hanno scritto tre periti nominati nel tempo dai tribunali di Brescia e Oristano.

Nel primo processo gli imputati erano sette; il padre dei due giovani e sei parenti paterni. Questi ultimi assolti per non aver commesso il fatto. «Agli atti ci sono solo le dichiarazioni di due bambini e nessun’altra prova contro mio padre. Nessuno ci ha mai chiesto di raccontare la nostra verità», racconta oggi il figlio più grande, Gabriele, che, come il fratello, ha alle spalle diversi anni passati in alcune comunità del Bresciano. Proprio uscendo da una comunità nel 2009 lasciò agli educatori un memoriale della sua vita dove spiegò che le accuse mosse nei confronti del padre erano state invenzioni.
«Per togliere di mezzo papà, mia madre ha cominciato a imbottirci di menzogne, cose che non erano reali, cose che mio padre non ha mai fatto e non farebbe mai» è uno dei passaggi delle 42 pagine di memoriale. In quell’anno era in corso il processo in appello del genitore, ma nessun educatore portò all’attenzione il diario di Gabriele, che ora è stato invece allegato alla richiesta di revisione del processo presentata alla Corte d’appello di Roma dal legale del padre condannato, l’avvocato Massimiliano Battagliola.
«La clamorosa ritrattazione a distanza di anni equivale a una nuova prova e anche il memoriale che abbiamo ritrovato è un elemento assolutamente nuovo», spiega l’avvocato bresciano, che mercoledì incontrerà nel carcere di Sassari l’uomo condannato per abusi sui figli e che ora spera di poter riscrivere la sua storia giudiziaria.

2 commenti:

  1. MAURO ANETRINI

    Stefano, Stefano... Hai proprio deciso di addentrarti nel campo minato: quello della prova dichiarativa - di minore o di maggiorenne -, che tanta ingiustizi ha prodotto.
    Dico subito - per escludere da questa analisi i profili patologici - che non voglio occuparmi della superficialita' degli investigatori o degli errori comessi dai Giudici. Sono cose che capitano (nessuno e' perfetto) e che, statisticamente, non sono paeticolarmente significative.
    Con te - per simostrarTi che sei in un campo minato dal quale non uscirai indenne - vorrei oarlare di quei casi in cui la prova dichiarativa sembra convincente e si inserisce alla perfezione in un percorso logico - argomentativo "immune da vizi", come amano dire i Supremi Giudici.
    Questi, caro Stefano, sono i casi piu' pericolosi e, al tempo stesso, piu' tragici: i casi in cui tutto quadra alla pefezione.
    Ma - ecco il ma che, forse, aspettavi - non e' cosi'. Il vizio, la vera causa dei mali, sta in altro: si annida nella nostra intelligenza, nella nostra perfida propensione a ricostruire logicamente le cose, rinunciando ai fatti.
    Il male, amico mio, e' il riscontro logico, quello che, senza avere base fattuale, ti convince di essere nel giusto. Con il riscontro logico potresti mandare a morte chiunque. D'altra parte il riscontro logico e' oggettivo: ha una sua autonomia e genera convergenza.
    Per molti anni, la giurisprudenza lo ha esaltato. Pensa a quante persone ne hanno patito le conseguenze.
    Domani, a Torino, inauguriamo una galleria dedicata a Enzo Tortora. Era ora.
    Io, nel ricordarlo, vorrei potere dire che con lui e' morto anche il riscontro logico. E che entrambi riposano in pace.

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    1. BELLISSIMO QUESTO CONTRIBUTO, ancorché un po' sconsolante, a parte l'auspicio finale

      Grazie Mauro

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