giovedì 10 settembre 2015

PD E GRILLINI ALLEATI NELLA CENSURA IN SALSA FASCISTA

 

Lo Hobbit piddino, che all'anagrafe chiamasi Orfini, parla di nuovo sfregio per la città di Roma, riferendosi alla partecipazione di due Casamonica alla trasmissione Porta a Porta di Vespa.
Curioso, per il presidente di un partito che ha mezza direzione romana coinvolta nello scandalo di "mafia capitale". 
Abbiamo già detto la nostra al riguardo ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/09/vespa-nella-bufera-per-i-casamonica-in.html ). La censura non ci piace mai, semmai il problema, al solito, è il canone, e quindi quei cittadini che si saranno indignati ( oddio, lo sono quasi sempre, una volta in più o una in meno...) per la cosa "vergognosa" andata in onda, avrenno in più da recriminare che non è così che si fa "servizio pubblico".
Personalmente, il problema è a monte, vale a dire il canone !  La Rai dovrebbe essere semplicemente privatizzata, così almeno parte dei mal di pancia sono risolti (anche io ne soffrivo quando Santoro andava in onda sulla RAI, mentre sono guarito da quanto è a La 7 : non lo guardo e non rosico al pensiero che va in onda anche coi soldi miei e di quelli, non pochi, che su di lui la pensano come me). 
Tutti gli uomini di TV, e quindi Mentana e Talese (che avrebbe voluto farla lui quella trasmissione, a Matrix, ma è arrivato tardi), difendono Vespa. Il primo, che sicuramente di TV se ne intende più di Orfini, Bindi (già pronta con la sua baracca dell'antimafia), Marino e compagnia cantante, osserva come, per l'ennesima volta, abbiamo la riprova che la RAI è vissuta dai partiti come COSA PROPRIA, loro sì in atteggiamento sfumatamente mafioso.
Bello l'editoriale di Piero Sansonetti, che sicuramente non ha in simpatia Vespa, descritto, nella trasmissione in questione, come forcaiolo e sospettista, ma che difende il diritto di cronaca, di approfondimento e anche, diciamolo, di share (scommessa vinta, con i Casamonica che hanno "tirato" più di renzino la sera prima. Forse è questo lo sfregio cui in realtà si riferisce Orsini...) del collega. 
Tra l'altro Sansonetti, nel suo articolo, mi conferma quanto riferitomi da un mio amico - uno decisamente razzista nei confronti dei rom ! - che, a differenza di me, aveva visto la puntata, vale a dire che i due zingari, analfabeti dichiarati, alla fine ne sono usciti meglio di fronte all'incalzare accusatorio non solo dei due giornalisti presenti (una la Sarzanini...figuriamoci...) ma dello stesso conduttore. 
Io per esempio sapevo che   Vittorio Casamonica, il defunto, era libero, ma NON che non fosse sotto processo o indagato per alcuna accusa, e questo da oltre 20 anni !! Sarà stato sicuramente il Boss che dicono, però o molto abile lui o molto inetti inquirenti e forze dell'ordine !
Pure la questione del sorvolo dell'elicottero...che gusto sentire la figlia che in un italiano stentato spiega al dr. Vespa : "io sono andata a chiedere un servizio, se non si poteva fare perché era vietato sorvolare la città me lo doveva dire l'elicotterista, io che ne so ?".  La colonna sonora  del padrino ? "A mio padre piaceva quella musica...". Anche a me piace molto, sarà una colpa ? 
In fondo Renzi una cosa giusta sulla vicenda l'aveva detta : la guerra ai mafiosi si fa da vivi...



Il Garantista

Casamonica, polemiche contro Vespa perché fa il giornalista



Vera e Vittorino Casamonica a 'Porta a Porta'

Il presidente della commissione di vigilanza del Parlamento dice che è stata una pagina vergognosa per la Rai. Il Pd romano chiede che la Rai porga le sue scuse alla cittadinanza. Rosy Bindi vuole convocare la commissione antimafia, perché indaghi. Il sindaco Marino e il suo vice Clausi sono indignati e vogliono ricevere le scuse da Vespa. Un finimondo, un vero finimondo. Per non parlare di Grillo. Poi c’è la protesta del Codacons, e del suo presidente Rienzi (con la “i”) che vuole sapere se la Rai ha pagato gettoni di presenza (Ma gli hanno risposto di no).
Tutto questo perché? Beh, perché Bruno Vespa, visto che aveva deciso di fare un processo in Tv a Vittorio Casamonica (anzi al suo funerale), ha fatto un colpo do testa e ha invitato anche la difesa.  
Vespa ha una idea stranissima dei processi mediatici: pensa che – così come dovrebbe essere anche per i processi in tribunale – al processo in Tv debbano partecipare sia accusa che difesa
E invece tutti sanno che un buon processo mediatico non solo non ha nessun bisogno di aprirsi alla difesa, ma, anzi, se chi lo organizza e lo conduce ha un miniso di senso etico ha il dovere morale di escludere la difesa. Ammettere la difesa a un processo è – oggettivamente – un atto di correità. E lo è anche se in alcuni casi (come nel caso specifico) manca il reato. Si può essere correi, e perciò colpevoli, anche di una persona alla quale non è stato contestato nessun reato.
Insomma, è successo questo. Bruno Vespa ha deciso di dedicare il suo Porta a Porta al caso Casamonica. Cioè ai funerali scandalosi di Vittorio Casamonica, descritto da tutti i giornali come il “boss”, il capomafia. Anche se nessun giudice mai lo ha accusato di mafia. Alla trasmissione ha chiamato due giornalisti tra quelli che si erano distinti, nei giorni scorsi, nel processo mediatico. E tutti e due molto autorevoli. Virman Cusenza, direttore del Messaggero, e cioè del giornale numero 1 della capitale; e Fiorenza Sarzanini, la numero 1 incontrastata dei giornalisti giudiziari italiani. E poi aveva invitato la figlia e il nipotino di Vittorio Casamonica ( insieme al loro avvocato) nel ruolo di difensori del loro parente. Lui stesso, cioè Vespa in persona, ha assunto il ruolo di Pm, spalleggiato da Sarzanini e Cusenza. Non si può dire che ci fosse equilibrio tra difesa e accusa: Sarzanini e Cusenza sanno bene come stare in Tv, fanno i giornalisti da molti anni, sono decisamente due persone colte, hanno molta dimestichezza con la polemica. Di Vespa è inutile dire. I due Casamonica sono due persone praticamente analfabete, parlano dialetto abruzzese, e non erano mai state prima in uno studio Tv né mai avevano parlato in pubblico. Però è successa una cosa strana: i Casamonica – soprattutto lei, la figlia di Vittorio – hanno decisamente sopraffatto gli accusatori e hanno vinto la sfida. Per una ragione abbastanza semplice. Mancava il reato. Non solo la signora e il ragazzo erano assolutamente incensurati, al pari di Cusenza, Sarzanini e Vespa, ma hanno spiegato – senza che glielo si contestasse – che il cosiddetto boss – loro padre e nonno – era stato condannato in gioventù per alcuni reati finanziari, e dal 1992 – ventitré anni fa – non aveva più subito nessuna accusa. Non nessuna condanna: nessuna accusa. Non è mai stato coinvolto, in tutta la sua vita, in fatti di droga, di spaccio, di violenza, e mai e poi mai accusato di mafia. Diciamo che la sua situazione giudiziaria era meno grave di quella di almeno 10 milioni di italiani. E allora? Perché chiamarlo boss? Perché pretendere che il parroco o il sindaco o chissacchì gli rifiutasse il funerale?
Vespa – che ora è accusato di corrività e correità senza reato – è stato particolarmente forcaiolo e “sospettista”. Continuava, spalleggiato da Sarzanini e Cusenza – a lanciare ipotesi di delinquenza. Contestava il fatto che era stata esposta una immagine di Vittorio Casamonica vestito tutto di bianco. E allora la signora Casamonica diceva: ma che c’è di male? Papà vestiva sempre di bianco. E Vespa lo accusava invece di aver cercato di paragonarsi al papa. E quella cadeva di nuovo dalle nuvole. E poi Vespa le diceva che non si può impunemente dichiarare un signore “re di Roma”, perché è un atto di arroganza mafiosa (mi è tornata in mente una poesia di Jacopone da Todi, di mille anni fa, che diceva così: “Uomo che se fa rege, secondo nostra lege, contraddice al Senato…”. In quel caso però i forcaioli ce l’avevano con Gesù…Chissà che anche lui, in fondo in fondo, non fosse accusabile almeno di concorso esterno…La Bindi non ha mai indagato).
E allora Vespa e gli altri due gli citavano un sacco di reati commessi da persone di nome Casamonica. E i due imputati spiegavano che non erano parenti loro e che non potevano rispondere di tutti i coloro che portano quel cognome.
Insomma, un bel combattimento. Premiato da uno share molto alto. Ed è indubbio che Vespa, sebbene si sia poi comportato un po’ da giustizialista, sul piano giornalistico aveva fatto un bel colpo. Anche perché sin qui a nessuno era venuto in mente di far parlare la figlia di Casamonica. Forse neanche Vespa si aspettava quella valanga di insulti che si è preso.
Un po’ bisognerà riflettere su questa sollevazione. Che segnala due tendenze, forse ormai inarrestabili, dell’intellettualità e del mondo politico e giornalistico italiano.
La prima è una tendenza di tipo censorio, o forse addirittura fascista. Quella del minculpop (si chiamava così al tempo del duce il ministero della cultura popolare), che decide dove sta il bene e dove sta il male, stabilisce la direzione nella quale deve camminare l’opinione pubblica, e stronca chiunque cammini fuori da questo solco. Gran parte del Pd (renziano e antirenziano, finalmente unito) si è mosso ispirato da questa idea autoritaria della vita pubblica.
La seconda tendenza è quella ad abolire lo Stato di diritto. E’ una idea ormai diffusissima, dilagante. Cavalcata e stimolata dal grillismo, dal travaglismo, dal leghismo ma anche da altre posizioni culturali di sinistra e di destra. L’idea è che il diritto vada organizzato dividendo la società in due grandi settori: il settore degli innocenti e il settore degli imputati. Gli imputati sono colpevoli fino a prova contraria. Anzi sono colpevoli finché un accusatore non stabilisca che non lo sono. 
La difesa, il diritto alla difesa, è abolita, e anzi è considerata un concetto sovversivo perché mette in discussione l’autorevolezza e l’onestà dei giudici. Si dice: se i giudici sono saggi e onesti – e lo sono per assioma – non solo non c’è bisogno di difesa alcuna, ma chiedere una difesa suona come vilipendio alla magistratura. E non solo alla magistratura – che in teoria dovrebbe svolgere i processi in tribunale – ma anche a tutti coloro che sono preposti al processo più importante, che è quello mediatico, e che tra le sue opzioni non prevede quella dell’assoluzione.
Ecco: viviamo in una società così. E in una società così Bruno Vespa, beccato in flagrante a fare il giornalista, viene candidato al licenziamento.
Dunque in Italia non è più permesso fare i giornalisti? Si è permesso, ma solo se il giornalista dimostra di essere agli ordini della magistratura. In questo caso, comunque, si va oltre: perché la magistratura non ha mai mosso nessuna accusa alla signora Casamonica e al suo figlioletto. Diciamo che è un eccesso di zelo. Ma nei regimi gli eccessi di zelo sono importantissimi. Sono l’assicurazione sulla vita.
Un due, un due, un due: marsch!!!

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