lunedì 26 ottobre 2015

FINITA L'ASSISE SINDACALE ANNUALE DEI MAGISTRATI. VITTIMISMO E COMPLESSO DI ACCERCHIAMENTO TRIONFANO

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Be' l'unica buona notizia è che per un altro anno siamo a posto . Dei due momenti fortemente critici per lo stomaco di chi segue le cose della (in)giustizia del nostro paese, vale a dire l'inaugurazione dell'anno giudiziario da parte degli ermellini e il congresso nazionale dell'associazione magistrati, quello dove il maalox occorre in dosi più massicce è senza dubbio il secondo.
Alle retorica di sempre, al combattentismo degli anni "eroici" dell'anti berlusconismo, oggi si aggiungono un vittimismo e un complesso da accerchiamento che nemmeno gli psichiatri più bravi potrebbero arginare efficacemente.
Da quanto col renzismo si è incrinato - rotto sarebbe parola grossissima, ma per quei signori in toga già non essere riveriti ed omaggiati, come da lustri erano ormai adusi, è motivo di profonda e rabbiosa depressione - l'asse sinistra - magistratura, l'ANM dovrebbe inserire come elemento identificativo del proprio logo un salice piangente.
In verità di tutti questi dolorosi lai potremmo catafottercene assai, come direbbe il buon Montalbano (giovane o anziano non cambierebbe), se non fosse che questa è gente che ha un potere grande nelle proprie mani e i loro risentimenti e rancori sono letali.
Ha ragione da vendere la mia amica e collega Maria Lampitella quando mi scrive : "  la Magistratura sferra pugni e la Politica risponde con un piccolo buffetto, spianando la strada ad una "politica giudiziaria" sempre meno garantista, solo per i cittadini comuni, naturalmente! "
Però anche i buffetti un tempo erano semplicemente impensabili, e pure il fatto che la maggior parte dei media non si siano allineati in applausi solidali alle lamentele denunce dei togati, o che nemmeno i gradini alti delle istituzioni (Quirinale, ma anche i pur mediocri presidenti di Camera e Senato) abbiano elargito carezze consolatorie, be', sono tutti fatti nuovi che fanno quantomeno sperare nell'inizio, ancora lentissimo e stentato certo, di un nuovo corso.
Quanto alla delegittimazione dr, Sabelli e ventriloqui, ha ragione da vendere Pierluigi Battista quando scrive sul Corsera : La suscettibilità, l’insofferenza allergica alle critiche oramai non ha più limiti. Che lo spirito di corrente abbia già delegittimato, questo sì, l’immagine del Consiglio della magistratura presso ampi settori dell’opinione pubblica è fatto acclarato, e non c’è nessun complotto malvagio che alimenti questa percezione: fanno tutto da soli i magistrati stessi.
Chiudo proponendo il bel commento di Davide Giacalone sull'assise sindacale in oggetto, che bene evidenzia mediocrità e pochezze delle argomentazioni riecheggianti nei saloni di Bari, dove il congresso si è tenuto e per fortuna concluso.
Buona Lettura


Anm de legittima

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“Più attenti alle intercettazioni che alla mafia”. Quando ho letto queste parole, dette da Rodolfo Sabelli, presidente dell’Associazione nazionale magistrati che ne apriva il congresso sindacale, a Bari, ho pensato: bravo. Avevo temuto che nessuno se ne accorgesse, invece lo ha colto e si è speso per mettere in luce l’assurdo: il 19 ottobre il figlio di Paolo Borsellino va a deporre e lo dice chiaro e tondo: “dopo Capaci (la strage che uccise Giovanni Falcone n.d.r.) mio padre aveva fretta di essere sentito dai colleghi che indagavano sull’omicidio e non si spiegava perché non lo convocassero”; il 20 qualcuno passa alla stampa le intercettazioni di un magistrato, Silvana Sagunto, che sguaiatamente insulta i figli di Borsellino. La seconda cosa ottiene assai più spazio della prima, quasi ignorata. Solo che le parole di Manfredi Borsellino sono pesanti, mentre lo straparlare della Sagunto non sembra costituire reato. Quindi, appunto, “più attenti alle intercettazioni che alla mafia”. Ma mi sono illuso, Sabelli non si riferiva a questi fatti e ai suoi colleghi, che non ascoltarono Paolo Borsellino. Ce l’ha con i politici, nelle cui gesta vede, tanto per cambiare, “una consapevole strategia di delegittimazione”. Neanche sfiorato, lui e la moltitudine di ripetitori togati, dal dubbio d’essere, a loro volta, dei delegittimatori.
Calca poi la mano, parlando di criminalità organizzata “diffusa ormai in ogni ambito e le forme di pesante devianza infiltrate nel settore pubblico e dell’economia”. Che la si debelli, tale criminalità, in fondo è a questo che serve la giustizia.
Ma per quale ragione ha cancellato dall’elenco delle infiltrazioni taluni uffici giudiziari? Sarebbe più efficace, serio e meno delegittimante non accusare sempre gli altri, tacendo il malcostume di casa. La gestione dei beni sequestrati alla mafia ne è un esempio.
E perché mai, poi, s’affliggono temendo di non trovare legittimazioni nell’ossequio altrui? Perché, dice Sabelli, “siamo consci dei pericoli che potrebbero venire dall’immagine, facile e falsa, di un’associazione raffigurata come espressione di una corporazione rivendicativa, tutta volta alla difesa dei propri privilegi”. Se l’immagine è diffusa, potrebbe anche esserci una ragione.
Ad esempio: se ci si scaglia contro le riforme fatte di recente, che a dire il vero son pochine e fra quelle spicca la polemica sulle ferie dei magistrati, va a finire che la supposta sensibilità e difesa corporativa trova conferma. Anche perché questa storia delle ferie è emblematica: il governo l’ha sbandierata come una grande cosa, ma ha fatto cilecca alla grande e, come mi spiegava uno sconsolato giudice, la tecnica era anche facile: alla ripresa autunnale è sufficiente che i colleghi dei collegi giudicanti prendano ferie a scacchiera, talché le udienze non possono tenersi e si rimane nullafacenti fino a settembre consumato. La mia più grande aspirazione sarebbe riuscire non a legittimare (non ne hanno bisogno), ma a esaltare la competenza di tanti magistrati per bene, peccato siano collettivamente delegittimati da una difesa sindacale non esaltante.
Ma, dice sempre Sabelli, è grave delegittimare la magistratura, giacché: “la percezione delle istituzioni dello Stato come gruppi di potere gelosi dei propri vantaggi costituisce in se stessa una tragedia del sistema democratico”. La tragedia c’è, ma consiste nel fatto che si possa diventare magistrati facendo confusione fra sistema democratico e Stato di diritto. La giustizia non è democratica. E’ democratico il sistema che presiede alla scrittura delle leggi, non delle sentenze. Ma vallo a spiegare a chi presiede un sindacato in cui c’è chi continua a far confusione e intestare alla democrazia le correnti.
E sempre sul tema della democrazia, non è la sola confusione, tant’è che Sabelli rivendica all’intero vertice dell’Anm il merito di aver difeso “l’immagine e l’autorevolezza della magistratura associata, contro ogni tentativo di ridimensionamento del suo ruolo di rappresentanza e della sua stessa dignità”. A chi si riferisce? Forse ai magistrati che pubblicamente sostengono che la loro indipendenza e lontananza dalla politica è testimoniata anche dal non essere iscritti né all’Anm né ad alcuna delle correnti che la colmano? Non vorrà negare loro il democratico diritto di dirlo.
Non poteva manca il richiamo al: siamo pochi e scarseggiano i soldi. Purtroppo i magistrati italiani sono, in proporzione alla popolazione, più della media europea, come anche i soldi che spendiamo. E’ vero, certo, che un buon numero di magistrati non fanno i magistrati, ma su questo si glissa.
E sì che a portare il saluto c’era un presidente della Regione Puglia che è un magistrato in aspettativa e che per non rientrare al lavoro, dopo avere fatto il sindaco di Bari, andò a fare l’assessore a San Severo. La mia opinione è che un magistrato non dovrebbe tornare indietro, dopo avere fatto politica, perché impossibile considerarlo al di fuori delle parti, dopo averlo visto animatamente parteggiare per anni. Può sempre fare l’avvocato. Ma l’Anm la pensa diversamente. E c’è da capirli.

1 commento:

  1. *******STRANAMENTE,I MAGISTRATI ITALIANI NON SANNO O NON VOGLIONO SAPERE CHE INTERI TRIBUNALI SONO GESTITI DALLA CRIMINALITA'ORGANIZZATA*******

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