Gramellini, insieme a Fazio, a Severgnini ed altri più o meno noti, è iscritto nel plotone dei moral-buonisti, categoria non apprezzabile, però un gradino meglio degli indignados in servizio permanente effettivo, in Italia un esercito, peraltro caratterizzato da sovrana ipocrisia ( gente sempre sollecita a dettare la condotta dovuta, meno ad attenersi personalmente alle direttive fornite).
In particolare Gramellini ha il dono dell'ironia (come anche Michele Serra) e questo rende quantomeno gradevoli i suoi elzeviri, al di là della condivisione dei concetti.
Nel caso del "CorSarri nero" , già il titolo fa sorridere, e l'attacco in generale contro il mondo del calcio personalmente lo sottoscrivo.
Sarri, coi suoi precedenti del dito medio alzato contro i tifosi avversari, la sua predicazione sulle cose di campo, non appartiene alla cerchia dei Mister più dotati di self control, tipo Ancelotti, Guardiola, Blanc, per citare alcuni nomi noti odierni, ma non va fustigato per questo. Il mondo del calcio è quello che descrive Gramellini, e Sarri, coi suoi 57 anni, in quello è vissuto e cresciuto. Non è certo un ultrà, e nemmeno un lord. La sua educazione calcistica è farcita di luoghi comuni come "le cose di campo" , "il calcio non è sport per signorine", un mix di antico e machismo comune ai più.
L'errore grande per cui è stato crocifisso è stato evocare una categoria protetta, ché qualunque altro insulto non avrebbe suscitato tanta risonanza.
Alla fine la sanzione disciplinare ci sarà, com'è giusto, e sarà mite, come pure è corretto che sia.
Per il futuro, se vincerà, la gente dimenticherà piuttosto in fretta, se invece perderà, sarà solo un motivo in più per affossarlo.
E' il calcio no ?
Tra i tanti sfottò che sono girati, alcuni dei quali riporto prendendoli dal Corriere della Sera, il più divertente è quello sulla Juventus. Eppure io sono juventino, ma evidentemente non un tifoso come quelli, troppi, che descrive Gramellini.
....Del resto l’ironia in altri momenti ha dimostrato di avercela e il modo migliore per uscire da questa situazione è proprio l’ironia.
Che in Rete è letteralmente deflagrata. Su Twitter gli
hashtag #iostoconsarri e #sarrimancini , vanno alla grande, e qui, in quanto a
ironia, i napoletani si sbizzarriscono. «@matteosalvini da che parte sta? coi
napoletani o con gli omosessuali? scelta difficile per lui», si chiede uno. E
in un altro si legge: «Quante storie! Bastava rispondere: portame a soreta»,
più o meno come Ulivieri ha raccontato di aver risposto proprio a Mancini che
una volta lo insultò come Sarri ha insultato lui. Ma il tweet che più esprime
il vero pensiero e la vera preoccupazione dei tifosi del Napoli è forse questo:
«Dopo gli insulti di #sarrimancini la Giustizia Sportiva
si pronuncia: rigore per la Juve ».
Il corSarri nero
Massimo Gramellini
Il macho in tuta Sarri che dà del finocchio al collega Mancini - per eccesso di shampoo e ostentazione di cachemire in luogo pubblico, immagino - viene difeso dai bastian contrari e da chi pensa che i panni sporchi si lavino in famiglia, e se non si lavano è meglio perché la puzza fa l’uomo vero. Anche Mancini la pensava così un tempo, poi è andato ad allenare in Inghilterra e ha visto che un altro mondo è possibile.
Invece molti di noi (a giorni alterni anch’io) sono convinti che lo stadio sia uno sfogatoio dove è legittimo ciò che altrove è vietato, un ruttodromo in cui il maschio italico libera gli istinti più turpi per poi tornare rigenerato alla vita civile. Se sta sugli spalti deve potere tirare fumogeni, ricattare presidenti, insultare arbitri, minacciare di morte i propri giocatori e augurarsi quella degli avversari. Se invece sta in campo deve potere provocare, simulare, attingere agli stereotipi sul mestiere della sorella dei rivali e sulla loro scarsa virilità. Per tutti vale una sola regola: l’omertà.
Chi come Gasperini fa i nomi degli ultrà violenti, o chi rende pubblica una frase omofoba come Mancini, è chiamato quasi a scusarsi per avere rotto il patto.
Questo è il calcio, da noi e per noi. Ma allora smettiamo di lamentarci per gli stadi vuoti e il clima di guerra incombente. Se vogliamo le famiglie e il pubblico del rugby, bisogna rassegnarsi a compiere uno scatto nella scala evolutiva. Non serve indossare il cachemire, signor Sarri. Basta smettere di considerare la buona educazione e l’autocontrollo una debolezza o, direbbe lei, roba da froci.
Invece molti di noi (a giorni alterni anch’io) sono convinti che lo stadio sia uno sfogatoio dove è legittimo ciò che altrove è vietato, un ruttodromo in cui il maschio italico libera gli istinti più turpi per poi tornare rigenerato alla vita civile. Se sta sugli spalti deve potere tirare fumogeni, ricattare presidenti, insultare arbitri, minacciare di morte i propri giocatori e augurarsi quella degli avversari. Se invece sta in campo deve potere provocare, simulare, attingere agli stereotipi sul mestiere della sorella dei rivali e sulla loro scarsa virilità. Per tutti vale una sola regola: l’omertà.
Chi come Gasperini fa i nomi degli ultrà violenti, o chi rende pubblica una frase omofoba come Mancini, è chiamato quasi a scusarsi per avere rotto il patto.
Questo è il calcio, da noi e per noi. Ma allora smettiamo di lamentarci per gli stadi vuoti e il clima di guerra incombente. Se vogliamo le famiglie e il pubblico del rugby, bisogna rassegnarsi a compiere uno scatto nella scala evolutiva. Non serve indossare il cachemire, signor Sarri. Basta smettere di considerare la buona educazione e l’autocontrollo una debolezza o, direbbe lei, roba da froci.
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