Ezio Mauro se n'è andato, è arrivato Mario Calabresi, e Repubblica resta il giornale - partito che era. Un tempo, molto lontano ormai, si sforzava, con esiti alterni, a fornire dalle sue pagine anche una diversa opinione. Per carità, era sempre esplicitamente dichiarata la posizione del quotidiano, che non ha mai pensato di fingere di fare informazione tout court, ma presentandosi fin dalla nascita con la modesta ambizione di cambiare gli italiani e quindi l'Italia.
Se ci sia riuscito o meno, mi pare facile da dire...
Però, una sorta di diritto di "tribuna" alle tesi diverse la dava.
Ora non più. Sulla questione delle Unioni Civili e della Stepchild Adoption Repubblica è non solo schierata - lo sono anche Corriere e Stampa - ma proprio impegnata in prima linea.
Ciononostante, uomini di informazione e di studio bravi, come Ilvo Diamanti, non si peritano di nascondere fatti sgraditi, e così può accadere di leggere numeri, come quelli sulla composizione dell'elettorato Piddino e Grillino, che non ti aspetti e certo spiacevoli per tanta, ma tanta gente che conosco.
DI qui la condotta, naturalmente biasimata da Diamanti che vorrebbe il cuore lanciato oltre l'ostacolo, di leader come Renzi e Grillo che sulla questione dell'adozione si sono un po' smarcati, sapendo che si tratta di temi scottanti, dove il LORO elettorato è molto meno compatto di quando non si può percepire leggendo i quotidiani schierati, i social in rete.
Giorni fa riportai i dati di un censimento ISTAT sulle coppie omosessuali conviventi, risalente al 2014. Il dato era clamorosamente infimo numericamente - appena 7.500 - tanto da sembrare subito inverosimile allo stesso istituto di ricerca.
Però, anche volendo decuplicare quel dato, passeremmo a meno di 100.000 coppie... Insomma, il loro "ce ne ricorderemo" spaventa fino ad un certo punto.
Sempre a proposito di numeri, mi sono ricapitati quelli del referendum sulla legge che disciplina l'aborto, del 1981, con la proposta radicale di ampliare i confini della normativa - eliminare molti dei limiti attualmente esistenti - e quella del Movimento per la vita, tesa all'opposto ad abolire il diritto di abortire tout court.
Ebbene, con una partecipazione sostenuta (oltre il 70% degli aventi diritto), entrambe le proposte furono bocciate ma con numeri decisamente diversi. I radicali ottennero solo l'11% di Sì, i cattolici il 32%.
A questi numeretti, aggiungete quelli di Diamanti, o quelli di sondaggi come Ixè (immagine in alto) e IPSOS (di seguito) e tutto si spiega.
Anche se 'O presepe non piace.... l'Italia non è un paese giovane, e la sua pancia è molto diversa da quella del politically correct.
Unioni civili, l'arte di non scegliere
Mappe. Pd e M5s lasciano la decisione ai parlamentari: l'analisi della composizione del loro elettorato spiega perché
di ILVO DIAMANTI
SULLE "unioni
civili" il PdR e il M5s - o meglio, Renzi e Casaleggio - scelgono di
non scegliere. Decidono di lasciar decidere al Parlamento e ai parlamentari.
Magari con voto - in alcuni casi - segreto. Perché, al momento del voto
(segreto), "solo Dio ti vede", come recitava uno slogan in occasione
delle elezioni del 1948. D'altronde, il testo di legge sulle Unioni Civili
arriva in Parlamento dopo mobilitazioni di segno opposto. In piazze dove
campeggiavano bandiere alternative. Da un lato, le bandiere arcobaleno, agitate
dai sostenitori
delle unioni di "diverso gender". Dall'altro, i vessilli e le
parole d'ordine del Family
Day. Secondo i quali le unioni civili non sono famiglie. E, se dello stesso
sesso, non possono adottare bambini.
Ebbene, gli elettori del Pd come quelli del M5s erano, presumibilmente, presenti in entrambe. Comunque, le hanno guardate con eguale attenzione. Perché il Pd di Renzi e il M5s sono, entrambi, "partiti di massa". Per ampiezza e per composizione della base elettorale. Non solo in termini di struttura sociale, ma anche sotto il profilo dell'orientamento politico. Nel Pd (Demos, novembre 2015), per quanto prevalgano le componenti di centrosinistra e di sinistra (70%), il peso degli elettori di centro e di centrodestra (meno aperti sui temi etici e della famiglia) è significativo. Ma soprattutto risulta estesa la quota di elettori che dichiarano una pratica religiosa "regolare": quasi il 38%. Nella base del M5s, la frequenza alla messa (Demos, gennaio 2016) è meno ampia, ma comunque significativa. Raggiunge, infatti, il 26%. Ma il peso degli elettori di centro e di centrodestra raggiunge il 30%. Circa il doppio al Pd. Peraltro, il 44% degli elettori del M5s e il 56% di quelli del Pd esprime (molta o moltissima) fiducia nei confronti della Chiesa (Demos, dicembre 2016).
È per questo che, di fronte a temi eticamente sensibili, fra i gruppi dirigenti di entrambi i partiti prevale la prudenza. In particolare, quando si tratta di famiglia. D'altra parte, i risultati di un sondaggio condotto da Demos alcuni mesi fa spiegano in modo eloquente come qualsiasi posizione netta, sull'argomento, possa suscitare malessere e disagio fra gli elettorati dei due partiti. Di fronte all'idea di "riconoscere il matrimonio gay", infatti, la popolazione italiana si presenta divisa. Meno del 52% si dice d'accordo. Una quota che sale circa al 60% fra gli elettori del Pd, ma si ferma al 51% fra quelli del M5s. I cattolici praticanti, che vanno a messa regolarmente, peraltro, si dicono contrari, in quasi due terzi dei casi. Così, qualsiasi scelta esplicita e decisa, da parte dei due partiti, in merito alle unioni civili, rischia - o meglio: ha la certezza - di sollevare dissensi. Di incontrare forti dissensi. Perché 4 elettori su 10, nel Pd, e quasi metà, nel M5s, sono, presumibilmente contrari. Senza considerare che la questione delle adozioni, da parte delle coppie gay, solleverebbe riserve e dissensi molto più ampi. Così, non c'è scelta con-divisa, fra i due elettorati, su questi argomenti. Come sanno i dirigenti dei partiti. Non per caso, si dice che la non-scelta "decisa" da Casaleggio sia avvenuta dopo aver consultato uno specialista di indagini demoscopiche come Roberto D'Alimonte. Ma i leader del Pd dispongono, a loro volta, di indagini ricorrenti e aggiornate, condotte da pollster affidabili.
Così, in questo caso, risulta chiaro come non vi sia possibilità di prendere una decisione netta senza lacerare la maggioranza parlamentare. Ma, soprattutto, la propria base elettorale. Senza alienare una parte di consensi. Perché i temi in questione investono direttamente la sfera dei "valori non negoziabili". Sui quali, come ha rammentato Ezio Mauro di recente, il silenzio dei laici è fragoroso. In questo caso come e più di altri.
Così, i leader dei due partiti scelgono di non scegliere. Decidono di non decidere. O meglio, lasciano la scelta alla coscienza dei parlamentari. Che ciascuno di loro si assuma le proprie responsabilità. Mentre Renzi e Casaleggio che, come Grillo, non siedono in Parlamento, potranno ribadire la propria irresponsabilità. In casi come questi, conviene sempre affidarsi alla coscienza. Altrui.
Ebbene, gli elettori del Pd come quelli del M5s erano, presumibilmente, presenti in entrambe. Comunque, le hanno guardate con eguale attenzione. Perché il Pd di Renzi e il M5s sono, entrambi, "partiti di massa". Per ampiezza e per composizione della base elettorale. Non solo in termini di struttura sociale, ma anche sotto il profilo dell'orientamento politico. Nel Pd (Demos, novembre 2015), per quanto prevalgano le componenti di centrosinistra e di sinistra (70%), il peso degli elettori di centro e di centrodestra (meno aperti sui temi etici e della famiglia) è significativo. Ma soprattutto risulta estesa la quota di elettori che dichiarano una pratica religiosa "regolare": quasi il 38%. Nella base del M5s, la frequenza alla messa (Demos, gennaio 2016) è meno ampia, ma comunque significativa. Raggiunge, infatti, il 26%. Ma il peso degli elettori di centro e di centrodestra raggiunge il 30%. Circa il doppio al Pd. Peraltro, il 44% degli elettori del M5s e il 56% di quelli del Pd esprime (molta o moltissima) fiducia nei confronti della Chiesa (Demos, dicembre 2016).
È per questo che, di fronte a temi eticamente sensibili, fra i gruppi dirigenti di entrambi i partiti prevale la prudenza. In particolare, quando si tratta di famiglia. D'altra parte, i risultati di un sondaggio condotto da Demos alcuni mesi fa spiegano in modo eloquente come qualsiasi posizione netta, sull'argomento, possa suscitare malessere e disagio fra gli elettorati dei due partiti. Di fronte all'idea di "riconoscere il matrimonio gay", infatti, la popolazione italiana si presenta divisa. Meno del 52% si dice d'accordo. Una quota che sale circa al 60% fra gli elettori del Pd, ma si ferma al 51% fra quelli del M5s. I cattolici praticanti, che vanno a messa regolarmente, peraltro, si dicono contrari, in quasi due terzi dei casi. Così, qualsiasi scelta esplicita e decisa, da parte dei due partiti, in merito alle unioni civili, rischia - o meglio: ha la certezza - di sollevare dissensi. Di incontrare forti dissensi. Perché 4 elettori su 10, nel Pd, e quasi metà, nel M5s, sono, presumibilmente contrari. Senza considerare che la questione delle adozioni, da parte delle coppie gay, solleverebbe riserve e dissensi molto più ampi. Così, non c'è scelta con-divisa, fra i due elettorati, su questi argomenti. Come sanno i dirigenti dei partiti. Non per caso, si dice che la non-scelta "decisa" da Casaleggio sia avvenuta dopo aver consultato uno specialista di indagini demoscopiche come Roberto D'Alimonte. Ma i leader del Pd dispongono, a loro volta, di indagini ricorrenti e aggiornate, condotte da pollster affidabili.
Così, in questo caso, risulta chiaro come non vi sia possibilità di prendere una decisione netta senza lacerare la maggioranza parlamentare. Ma, soprattutto, la propria base elettorale. Senza alienare una parte di consensi. Perché i temi in questione investono direttamente la sfera dei "valori non negoziabili". Sui quali, come ha rammentato Ezio Mauro di recente, il silenzio dei laici è fragoroso. In questo caso come e più di altri.
Così, i leader dei due partiti scelgono di non scegliere. Decidono di non decidere. O meglio, lasciano la scelta alla coscienza dei parlamentari. Che ciascuno di loro si assuma le proprie responsabilità. Mentre Renzi e Casaleggio che, come Grillo, non siedono in Parlamento, potranno ribadire la propria irresponsabilità. In casi come questi, conviene sempre affidarsi alla coscienza. Altrui.
Perfino il giornalista David Parenzo disse l'altra sera a Fuori Onda di essere contrarissimo alle adozioni da parte dei gay
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