La gelosia del passato del proprio partner, per ovvie ragioni socio antropologiche assai più sviluppata nei maschi che non nelle femmine, è nevrosi abbastanza comune ancorché per lo più celata, anche perché, in occidente, non sarebbe facile gestirla.
A quanto pare però Alex Boettcher, l'altro componente della famigerata coppia dell'Acido, assecondava completamente questa patologia, arrivando alle pretese di "purificazione" che, sembrerebbe, sarebbero alla base degli attentati armati di acido condotti per "Punire" i passati amanti di Martina Levato.
Un'altra donna, nel 2014, era stata coinvolta da Boettcher ma poi, più forte e intelligente di Martina, aveva capito l'inferno prossimo venturo e si era sganciata.
La Levato no.
Nella rete di Alex
I destini delle due amanti di Boettcher nel 2014 Martina si
sottomette ai deliri dell’«uomo diavolo» mentre l’altra fugge spaventata.
Ecco
le loro chat
di Elisabetta Andreis
e Gianni Santucci
MILANO Alexander: «Deve rimanerti una cicatrice. Capisci?». Martina: «Capisco. Ma magari lì non rimane». Alexander: «Te la faccio più profonda allora. Sappilo, io ti devo marchiare tutta. Adesso paghi».
C’è una donna, Martina Levato, che s’è fatta marchiare e scarnificare il corpo. E poi ha scagliato l’acido: ha distrutto la vita di due ragazzi (Pietro Barbini e Stefano Savi, aggrediti a Milano tra novembre e dicembre 2014). E poi c’è un’altra donna, che chiameremo A., che di Alexander Boettcher è stata la seconda amante, tra luglio e settembre 2014. Anche lei era innamorata. Ha conosciuto Martina. È stata la persona più intima della coppia nei mesi cruciali, prima che si scatenasse la ferocia. A. ha visto da vicino, ha avuto paura, s’è allontanata.
Oggi è possibile ripercorrere in parallelo la storia di queste due donne: una, Martina, si è specchiata in Boettcher, è sprofondata nell’«amore malato» e lo ha fomentato; ora è in carcere con una condanna complessiva a 30 anni (in primo grado); A. ha prima amato l’«uomo diavolo», poi ha avuto la forza di staccarsi e testimoniare contro di lui. Le due storie si possono seguire attraverso gli ultimi atti depositati in Tribunale. Sono le chat recuperate da un cellulare di Boettcher. Un materiale sconfinato: 81 mila messaggi con Martina; 12 mila con A.
Il corpo marchiato
«Ieri sera sei poi uscito?», chiede A., il 13 agosto 2014. Boettcher è in Grecia, in vacanza, e risponde: «Sì, ma prima ho fatto una scarnificazione sulla gamba di Martina. Una A (di Alexander, ndr ). Avevo una mano da chirurgo, fermissima». A. replica fredda: «Capisco». Lui ribatte: «Dimmi cosa ti passa per la testa». Lei tentenna: «Non mi sembra normale. C’è qualcosa che non mi piace, a istinto». Boettcher allora spiega: «Sarebbe davvero stata la donna migliore che ho incontrato. Ma ha fatto delle cose (i tradimenti, ndr ). Se poi si vuole fare il mio nome ovunque e rimanere solo mia, a me fa solo piacere. È anche un po’ una vendetta».
A. in quel momento è inquieta, ma la sua storia con Alex è all’inizio. Pochi giorni dopo, raggiungerà comunque Boettcher e
La punizione
Boettcher era un adolescente «rachitico», ora si vanta di essere «un king» e «un dio» (gonfiato di anabolizzanti); è rimasto però un insicuro, non riesce a gestire amore e passato sessuale di Martina, reagisce con un delirio di possesso: lei lo accompagna. «Adesso paghi. E torni quella che volevo. Pagherai per il Male che mi hai fatto. Però mi avrai. E avrai i miei figli».
Martina ha «marchi» su seno, pube, guancia, fondo schiena. Segni di vendetta e purificazione: e per «purificarsi», ammetterà lei stessa, ha lanciato l’acido.
Il padrone
La personalità di A. è più strutturata. È attratta dal mistero, dal fisico statuario di Boettcher, dalla sua forza apparente. Ma tiene le distanze. In uno scambio di battute a sfondo sessuale, lui butta là: «Sono io il tuo padrone adesso, così torni al tuo posto». Lei ride (con gli «emoticon») e risponde: «Non voglio comandanti, tranne me», «mi piace alla pari». Fa attenzione ai simboli. «Ti compro un guinzaglio», propone Boettcher, prima che A. raggiunga la coppia in Grecia. «Il guinzaglio non mi piace». Per una settimana A. e Boettcher vivranno la loro storia, Martina sarà una spettatrice (in fase di «espiazione»), ci saranno rapporti a tre.
La purezza
Boettcher vive un rapporto col sesso schizofrenico, si sente un predatore sempre in caccia, ma coltiva un ideale di purezza nella donna. Nelle chat appena scovate dai legali di parte civile nel processo (Paolo Tosoni, Chiara Graffer, Benedetta Maggioni, Andrea Orabona e Roberto Parente) svela ad A. un suo archetipo malato: «Mia nonna ha avuto solo mio nonno nella sua vita, ci è andato a letto 3 volte, poi lui si è sposato con un’altra. Mia nonna non ha mai avuto nessun altro. Martina vuole fare un percorso simile».
È un’idea di riferimento che rende intollerabile l’idea che Martina abbia avuto altri uomini: «Potevo farmi tante rose — scrive in un messaggio, proprio alla Levato — Ho preso quella messa peggio, me ne sono preso cura e lei mi ha pugnalato… mi hai portato via tutto Marti, che schifo». Si comprende che nella testa di Boettcher il mondo viene catalogato in una gerarchia deviata di uomini inferiori o superiori: «Quando sono venuto al mondo ero uno schifo in tutto, corpicino rachitico». Ora lui è in ascesa, e ad A. dice: «Non avrai altro dio all’infuori di me». Soffre per gli altri uomini che hanno toccato Martina: «Ho capito cosa mi fa stare male, che mi sento inferiore a quei coglioni». Reagisce aggressivo: «Ti sento sporca Marti. Mi fai schifo. Devo vederti pulita, una cosa nuova».
Dall’altra parte, rispetto a questi percorsi mentali estremi, A. vive sentimenti semplici. «Qualcosa mi stride dentro, forse non sono abituata — dice dopo la vacanza in tre — penso di meritare un uomo tutto per me». Tornata a Milano, ricorda un messaggio di Alex: «Sono pur sempre l’uomo diavolo, se mi fai del male posso anche amarti ancora, ma paghi caro». Il 10 settembre
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