martedì 24 maggio 2016

IL DIRETTORE DEL CORRIERE SUI REFERENDUM INVITA A RAGIONARE. BELLA PREDICA, MA IL SUO GIORNALE E' GIA' SCHIERATO

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Predica bene il direttore del Corsera, Luciano Fontana, quando scrive, nell'editoriale di oggi, che non si dovrebbe trasformare il referendum sulla riforma costituzionale in una faida politica, renziani e anti, i cd. difensori della "Costituzione più bella del mondo" (??!!) contro gli "innovatori provvidenziali".
Bisognerebbe ragionare sul merito, senza schieramenti preconcetti, cercando di approfondire, conoscere per poi decidere ( einaudiano no ? ).  Predica bene ma razzola male, perché palesemente il giornale da lui diretto è già bello che schierato a favore del SI.
E questo è palese, a prescindere se, nei prossimi mesi, verrà dato qualche spazio ai sostenitori del no, magari in quei confronti, sempre comunque apprezzabili, dove vengono pubblicati pareri contrastanti, con esponenti dell'una e dell'altra parte.
Ma la scelta del quotidiano, ed evidentemente dei suoi editori, è stata già fatta.
Personalmente, sarei contento che venisse accolta la proposta dei radicali - i saggi cassandriani italici : dicono più spesso cose giuste, senza essere mai ascoltati - di dividere i quesiti, ché con ogni probabilità ci sono degli aspetti condivisi ed altri no. MA questo Renzino lo sa molto bene, e proprio per questo NON lo fa, propone il pacchetto tutto insieme, confidando che alla fine la gente, pur di cambiare qualcosa, mandi giù quello che non gli piace.
Faccio un esempio. A me sta bene l'abolizione del bicameralismo, non come viene realizzato. Visto che il Senato comunque rimane (per me potevano abolirlo del tutto, e la si faceva finita), e conserva delle prerogative, allora che i senatori vengano eletti, sia pure in numero minore e con prerogative ridimensionate. Perché no ?  Perché la modifica del sistema di voto del presidente della Repubblica, specie con una legge elettorale che regala la maggioranza assoluta ad un vincitore che, oggi come oggi, rappresenterà, bene che vada, il 25% degli italiani, uno su quattro ??  Voterei invece senza esitare l'abolizione del titolo V della Costituzione così come infaustamente riformato da Prodi e compagni.  A dire il vero, a me non dispiaceva il federalismo   fiscale, l'idea di una maggiore autonomia e responsabilità delle varie regioni, non a caso caro ad un uomo che stimo grandemente, Luca Ricolfi. Però da noi non è mai stato realizzato, e l'ibrido partorito da Prodi e sodali ha combinato veri disastri. Quindi bene abolirlo. Potrei proseguire, ma ci sarà tempo e modo.
Sicuramente, renzi e la ministra preferita (possibile che non vi sia alcun pettegolezzo sulle affinità "elettive" dei due ? eppure alcuni  fiorentini che li conoscono bene giurano e spergiurano che non si tratti di fusione solo politica...) , la bella ( i maligni dicono "telegenica", che dal vivo la signora sarebbe piccoletta e, si sa, altezza mezza bellezza...se manca...) Maria Elena non fanno molto per svelenire la contesa.
Apres moi le deluge ...il primo a dirlo è stato il premier, ora, priva del senso del ridicolo, gli va dietro la fanciulla. Ministra Boschi, ci spiega come potrebbe mai rimanere al suo posto se cade il governo ? E in politica, lei, senza renzino, 'ndo va ?
Quindi ci risparmi l'ovvio : è chiaro che se Renzi cade, lei va giù con lui. 
Ecco, il pericolo è che l'idea di vedere finire anzitempo la parabola politica di personaggi improbabili (la donna) o fortemente antipatici (l'uomo), abbia la meglio su quell'appello alla ragione che giustamente viene fatto da più parti, e oggi appunto dal direttore del Corrierone.
Alla fine magari mi farò convincere da considerazioni di uomini che stimo - non renzi dunque, ma leggerò con attenzione i miei soliti : Ricolfi, Giacalone, Panebianco, Galli della Loggia...- e finirò per votare il male minore (sarei anche un po' stanchino di questa modalità, ma qui sono nato e questo pare mi tocchi).
Ma la tentazione pancista è forte. Se almeno la Boschi venisse silenziata, e non dovessimo leggere le str... che ogni spesso spara, tipo l'ultima sui partigiani veri...
 

Referendum Gli errori da evitare

di Luciano Fontana

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Mancano cinque mesi al referendum sulla riforma costituzionale promossa dal governo Renzi ma è come se si dovesse votare tra pochi giorni. I toni sono già accesi e lo scontro si concentra su temi a volte surreali. La campagna elettorale per eleggere i sindaci delle più importanti città italiane risulta quasi oscurata.

Non vogliamo naturalmente sottovalutare la rilevanza del passaggio. I cambiamenti porteranno alla fine del Senato come l’abbiamo conosciuto nella storia repubblicana, all’abolizione del bicameralismo perfetto, alla riduzione dei parlamentari, a nuovi sistemi di elezione per il presidente della Repubblica e della Corte costituzionale, alla scomparsa di un organo ormai inutile come il Cnel. E, con la riforma del Titolo V, si punterà a fare chiarezza nei rapporti tra Stato e Regioni, togliendo dalle mani di quest’ultime tante iniziative di legge che hanno provocato infiniti conflitti e danni all’economia del Paese.

Sgombriamo subito il campo dall’obiezione di chi si oppone a qualsiasi cambiamento in nome dello slogan «abbiamo la Costituzione più bella del mondo, non provate a toccarla». Intanto le modifiche non riguardano i principi fondamentali. Le novità si concentrano esclusivamente sulla seconda parte della Carta, quella sull’ordinamento della Repubblica cambiata altre volte, spesso in modo occasionale e sbagliato (si pensi alla riforma federalista del Titolo V promossa dal centrosinistra).

Il dibattito ideologico sul tradimento dei valori della Resistenza, su chi sta al fianco di CasaPound, sulla presunta eredità di Berlinguer e Ingrao, su come si schierano i partigiani, sembra un’arma di distrazione di massa. Gli italiani vogliono sapere se le modifiche proposte avranno conseguenze positive o no sull’attività legislativa e di governo, se l’equilibrio dei poteri non sarà alterato troppo a favore dell’esecutivo (tenendo conto di una riforma elettorale, l’Italicum, che può consegnare la maggioranza dei parlamentari a un partito che ha vinto il primo turno con una percentuale bassa di voti), se il nuovo Senato, ridotto di numero, renderà davvero più rapidi il processo di formazione delle leggi e l’azione di governo.

Il fronte dei costituzionalisti si è già diviso su tanti punti. Compito di un giornale e del sistema dell’informazione non può e non deve essere, nei prossimi mesi, quello di indossare una casacca. Dobbiamo aiutare a capire, spiegare i punti positivi, che certamente ci sono, e quelli critici che non vanno sottovalutati. Con spirito di libertà, equilibrio e indipendenza.

Per i nostri lettori è essenziale presentarsi all’appuntamento di ottobre ben informati e liberi di scegliere. Sapendo che in gioco è solo la riforma della Costituzione e non altre cose. È un errore trasformare il voto in un referendum sul governo e sul destino di Renzi. Parteciperemmo tutti a una campagna politica in cui il merito della questione svanirebbe, lasciando il posto al desiderio di porre o non porre la parola fine all’esperienza del presidente del Consiglio. Il giudizio sul governo e sul premier lo daranno gli italiani nelle elezioni politiche al termine della legislatura. Anticipare i tempi porta soltanto confusione e non pochi danni.

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