martedì 21 giugno 2016

IL CENTRODESTRA TIRA UN SOSPIRO DI SOLLIEVO, MA L'ALBA E' LONTANA



Alla fine il caos del centro destra porta a risultati meno disastrosi del prevedibile, almeno leggendo certi numeri e certi commenti.
Eppure nessun capoluogo di quelli principali in palio, ancorché si sia trattato, nel caso di Milano e anche un po' Bologna, di sconfitte onorevoli ( in realtà nella capitale meneghina si poteva anche vincere, è mancato poco, checché blateri il ministro Martina, che ci manca solo diventi vicesegretario del PD per alzare il già elevato tasso di antipatia ed arroganza che regnano al Nazareno), ha visto prevalere il candidato di centrodestra. A Roma e Torino esclusi anche dal ballottaggio ( a Roma grazie al dispetto di Berlusconi, che si sa, ad una certa età...).
Male quindi ? Anche no, perché si è vinto, a sorpresa, in posti non irrilevanti come Trieste, Pordenone, Savona, Grosseto e alla fine della fiera, il centrodestra conserva lo stesso numero di sindaci : 34 ne aveva e 34 ne ha. Se poi si pensa che quelli del PD sono passati da 90 a 45 (!!) e i vittoriosi Pentastellati alla fine ne hanno 19, uno un po' si consola.
Ma i voti (come i numeri), ricordava Cuccia, il vecchio patron di Mediobanca, non si contano, si pesano. E non c'è dubbio che vincere a Torino, e ancor di più a Roma (tutti i principali giornali del mondo parlano del successo della novità Raggi, primo sindaco donna della capitale italiana) fa una bella differenza.
Sarebbe stato importante vincere a Milano, ma, come detto, ci si è andati vicino, pur raggruppando tutto il variato scibile di centro destra, compresi soggetti che a stento si salutano, come Salvini da una parte, Alfano e Lupi dall'altra, con in mezzo quelli di Forza Italia ( e senza contare che Parisi, ogni volta che poteva, si smarcava dai suoi sponsor...).
Ecco, Milano, tra le pochissime realtà in cui Forza Italia frena l'emorragia elettorale, dimostra, a mio parere, che il cartello elettorale, il "tutti insieme contro la sinistra", conserva un suo appeal di fondo ma non è più, giustamente, sufficiente.
Senza contare che, in un elettorato frastagliato, volubile, piuttosto "infedele"  e/o frustrato ( in questo caso si astiene : dagli torto !) , sostanzialmente tripolare, l'antirenzismo funziona bene soprattutto quando il candidato opposto al PD è grillino, molto meno il viceversa (sempre Milano docet).
Insomma, se vogliamo dire che si temeva un disastro totale e si è sopravvissuti, diciamolo pure.
Che si è contenti del bagno piddino, anche.
Ma l'alba è lontana.




 Il Corriere della Sera - Digital Edition

FI rivendica il primato sugli alleati «Il lepenismo non può vincere»

 Risultati immagini per SALVINI ALFANO MELONI BERLUSCONI

ROMA Se Angelino Alfano dice che il «centrodestra come lo abbiamo conosciuto non esiste più», il segretario della Lega Matteo Salvini crede invece in una destra-centro che si ripromette di unificare e guidare, mentre Forza Italia si affida alla contabilità elettorale per dire che nel futuro la tradizionale forza moderata che è stato il partito di Silvio Berlusconi può ancora fare la differenza: lo direbbero i numeri, lo stato di crisi del Pd, il fatto che i grillini non vanno oltre eclatanti exploit, come Roma e Torino, ma non sarebbero una reale alternativa nazionale.

Alla ricerca di una formula, in assenza di un leader condiviso, le analisi nel centrodestra si affidano ai contenuti di un’offerta elettorale che per taluni è vincente se capace di unire tutti i partiti, per altri se innanzitutto moderata, come nel caso di Milano, che a suo modo rappresenta un successo, la certificazione di un’esistenza in vita.

Fra Forza Italia e Lega c’è anche una sorta di conta interna, chi ha pesato di più dove si è vinto, per Salvini «siamo davanti ovunque tranne in quattro Comuni», per Renato Brunetta invece la Lega può essere utile se smette i panni del lepenismo, dell’estremismo e riscopre quei tratti moderati che a Milano hanno dimostrato di essere competivi.

«Lo dice la parola stessa — aggiunge Brunetta — dobbiamo essere centrodestra, cioè l’equilibrio deve essere al centro, più la destra di Salvini e della Meloni, e di tutte le altre formazioni che però devono sfondare al centro. Se invece siamo su un destra-centro, be’ il destra-centro perde, non può vincere. Il destra-centro lepenista perde e mi dispiace per il mio amico Salvini, è il centrodestra che ha il suo baricentro nel civismo che ha vinto in tante città italiane».

In una nota Forza Italia legge in questo modo i punti salienti del voto. «Tre sono i dati principali di queste elezioni: i buoni risultati dei moderati, la pesante sconfitta del Pd, il successo del M5S. Dei 25 Comuni capoluogo coinvolti in questa tornata elettorale i moderati ne governavano 4, ora ne governano 10 ed hanno conquistato comuni importanti come Trieste, Savona, Grosseto e Olbia. A Milano, pur non avendo vinto, hanno ridotto da 10 a 3 punti il distacco. Il Pd e i suoi alleati governavano 19 capoluoghi, ora ne governano solo 9. Il M5S ottiene buoni risultati, ma quasi esclusivamente dove non c’è un’offerta politica del centrodestra. La sconfitta di Renzi e del Pd apre quindi scenari nuovi e rende possibile un cambiamento. Gli elettori e i militanti di Forza Italia sono i veri artefici di questi risultati. A loro va un sentito ringraziamento».

Altero Matteoli invece sottolinea «l’autentica batosta subita dal leader Pd in casa, nella sua Toscana, dove perde con nettezza a Grosseto, Montevarchi, Sesto Fiorentino e persino a Cascina».

Nessun commento:

Posta un commento