lunedì 4 luglio 2016

PER GLI ELITISTI (ETILISTI ?) SONO GLI ELETTORI CHE SBAGLIANO



Seconda puntata dedicata da Pierluigi Battista all'identikit dell' "elitista" perfetto ( io più volte ho erroneamente letto "etilista" : lapsus freudiano), vale a dire dell'uomo autoreferenzialmente colto e preparato, sempre e solo, of course, di sinistra, che deve sopportare l'insopportabile insulto del voto universale.
Immemore e/o incurante che fu proprio la parte politica in cui milita ad aver lottato perché lo strumento principale della democrazia venisse attribuito senza steccati di censo e culturali, permettendo quindi al popolo di partecipare alla designazione die propri rappresentanti e, di conseguenza, dei governanti.
Siccome accade che in Italia 'sto popolo non si decide mai a votare come alla classe degli ottimati piacerebbe - e per 50 anni la DC, poi niente di meno che quel paria assoluto del Berlusca, adesso 'sta storia dei grillini - ecco bello spiegato il fastidio assoluto per il voto a tutti.
Il gioco funziona anche quando votano all'estero. Così, da un po' di giorni in GB hanno vinto i barbari, e non sia mai in America dovesse vincere Trump !!
Per chi volesse leggere la prima puntata, la trova sul post  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2016/06/caro-battista-hai-ragione-ma-fossero-un.html.

Qui di seguito la seconda.

Il Corriere della Sera - Digital Edition

I tic mentali degli elitisti che si credono nel giusto

di Pierluigi Battista

 Risultati immagini per LA SINISTRA RADICAL CHIC VIGNETTE

Seconda puntata per tracciare l’identikit dell’elitista, che con la sua spocchia e la sua supponenza è il miglior alleato del populista. C’è infatti un altro indizio per scoprire l’elitista che odia il suffragio universale e, dimenticate le buone maniere, inveisce scompostamente contro il popolo bue quando quest’ultimo si permette di votare senza dare ascolto agli ottimati, ai migliori, a chi si arroga (abusivamente) il monopolio dello stile, della cultura, del sapere, della ragione. Quest’indizio è l’abuso della psicologizzazione del voto sgradito. Gratterete un vero elitista quando sentirete da quest’ultimo che gli elettori traditori hanno votato spinti dalla «paura», dall’«angoscia», mossi da «pulsioni irrefrenabili», da «istinti» incontrollabili, da «visceralità» irrazionale, perché dominati da un’«ossessione», preda di un’«ansia», vittime del loro «inconscio» malato. Per l’elitista non si dà il caso che l’avversario possa avere argomenti più convincenti, ma solo che titilli le paure. Per l’elitista chi ragiona, chi non si fa dominare dagli istinti, chi non è schiavo delle pulsioni più inconfessabili non può che votare come dice lui. Per anni, ma è solo un esempio, ci hanno detto che Berlusconi parlava alla «pancia del Paese», regno delle viscere più oscure e irrazionali, mentre il «ceto medio riflessivo» non poteva che stare dalla loro parte, dalla parte del bene e della ragione. Attorno al 1994 c’è stato un momento (non è uno scherzo, è andata proprio così e Fiorello può testimoniarlo) che gli elitisti hanno attribuito i successi elettorali dell’avversario al karaoke che si stava imponendo in tv. La paura, poi, è sempre degli altri. Se per esempio in Spagna, all’indomani del Brexit, gli elettori si sono stretti attorno ai partiti tradizionali per paura dell’ignoto e dell’ingovernabilità, allora quella non è paura, istinto, pancia, ma razionale risposta, equilibrata scelta, ponderata deliberazione. L’elitista, il miglior alleato del populista che lucra sull’odiosità saccente del suo antagonista, è fondamentalmente un ipocrita, va sempre a corrente alternata, non tiene mai una posizione, deplora quando perde e esulta quando vince.
E quindi non può ammettere che è sempre così, che sempre gli elettori scelgono in un misto inestricabile di passione e ragione, che nelle campagne elettorali si parla alle teste e ai cuori. Ma l’elitista fa finta di non saperlo: non saprebbe più con chi lamentarsi per le sconfitte subite.

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