lunedì 3 ottobre 2016

LE PROPOSTE DI RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE. QUALCUNA BUONA C'E'.

Risultati immagini per contro l'italicum

Gli amici lettori comprenderanno una qual certa personale soddisfazione nel veder riprendere sempre più spesso un concetto critico all'Italicum che su questo Blog era stato espresso fin dall'approvazione della legge elettorale commissionata da renzino al prof D'Alimonte, e che oggi solo quest'ultimo, così com'è, continua a difendere. A differenza dei difensori della "Costituzione più bella del mondo" - quella italiana NON lo è - non sono contrario a sistemi politici con un forte esecutivo, però credo fortemente nel bilanciamento dei poteri e nel fatto che un Governo, forte, sia tale per avere un consenso diffuso degli elettori, e non perché ha vinto , tramite premi artificiosi vari, la lotteria dei rigori (leggi ballottaggio).
L'ho scritto più volte, consapevole che rappresentanza e governabilità sono due valori importanti in conflitto : ok al compromesso e quindi un premio di maggioranza che assegni il 55% dei seggi alla forza politica (partito o coalizione che sia) che vince, anche al secondo turno, ma a patto che a votare ci vada almeno il 70%, anche il 65% toh, degli aventi diritto al voto.
Altrimenti, al massimo il vincitore potrà avere un "premietto", che però non gli assicuri una maggioranza assoluta che è andato ben lontano dal conquistare.
Io , con fatica, mi sforzo sempre di leggere quello che gente come D' Alimonte dice per difendere il sistema partorito, ma mai che trovi la risposta a questo semplice domanda : è giusto che una forza politica controlli parlamento e governo rappresentando un quarto, forse addirittura un quinto degli elettori ??
E, poi, a prescindere dal discorso ideale del giusto o ingiusto, come potrebbe quella forza fare riforme importanti, che vuol dire a volte anche impopolari, senza poter contare su un sostegno diffuso e radicato tra la popolazione ? Guardate quello che succede in Francia !
Tocqueville - non un visionario come Rousseau  - era preoccupato dalla dittatura della maggioranza, immaginando questa espressione del 51%..., figuriamoci laddove questa fosse avallata da un 25 quando non di un 20% dei cittadini !!!
Nessuno di lor signori, affascinati dall'idea di "sapere la sera chi ha vinto" (veramente ogni stagione ha il suo slogan demenziale, da noi da un po' è questo !) , risponde mai a questi pur semplici quesiti, che per fortuna , ripeto, cominciano invece a trapelare e diffondersi, e il risultato si vede nelle proposte alternative che vengono avanzate.
Il Corriere della Sera oggi ne riporta tre. Ovviamente boccio la seconda, di un renziano, preferisco la terza, ma mi va bene anche la prima, con però lo spostamento in alto dell'asticella della partecipazione al secondo turno : leggo il 50% che è decisamente poco, visto che rimarrebbe, in quel caso, che un vincitore col 51%, avrebbe in  Parlamento la maggioranza assoluta, pur rappresentando, in realtà,  solo un quarto degli elettori.
No, in Italia l'affluenza al voto alle politiche per fortuna finora non è mai scesa sotto il 75% , per cui è pretendibile che per far scattare il premio alle urne debbano andarci almeno il 65% degli aventi diritto.  Altrimenti, come propone il senatore Fornaro, piddino di area bersaniana, si assegna un premio limitato a chi arriva primo e la maggioranza vada trovata in Parlamento.
Nel mondo continua a succedere e non muore nessuno.
Ah, naturalmente il tramonto dell'Italicum non è certo dovuto a resipiscenze democratiche da parte dei renziani. Semplicemente, le ultime elezioni, specie le amministrative, incentrare proprio sui mitici ballottaggi, hanno dimostrato che con quella formula loro PERDONO, perché in un sistema tripolare, al secondo turno il centro destra corre in soccorso dei grillini e la partita è finita.
E la sera, il vincitore c'è, ma NON è quello auspicato...
Da qui, l'apertura al cambiamento.
Il vestito disegnato su misura dal sarto D'Alimonte per le fattezze del premier in carica, "tiene 'o difetto", e pure "gruosso"...



Il Corriere della Sera - Digital Edition





 Metamorfosi Italicum Così può cambiare

Risultati immagini per contro l'italicum
 

 
Il ballottaggio vale se va a votare il 50%

 
 

Ballottaggio e premio di maggioranza sono i capisaldi dell’Italicum sui quali si può intervenire con il bisturi. Non potendo eliminare il doppio turno e il premio (che, nello schema maggioritario di Renzi, assicurano la governabilità), una strada l’ha indicata Pino Pisicchio (presidente del Gruppo Misto), che ha presentato una proposta di legge in I commissione alla Camera incardinata su due punti: 1) il doppio turno rimane ma al ballottaggio, per essere valido, deve votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto (in caso contrario i seggi vengono ripartiti proporzionalmente secondo i risultati del primo turno; 2) il premio di maggioranza che l’Italicum assegna al partito viene dato alla coalizione. Come dice Luciano Pizzetti (Pd), sottosegretario alle Riforme, «se si accetta o no il ballottaggio fa una differenza enorme», e a oggi Renzi è restìo a rinunciare a un meccanismo che permette di attribuire il premio di maggioranza alla lista vincente. «In un sistema tripolare, rischieremmo continui governi di larghe intese», chiosa Pizzetti. Forza Italia invece è favorevole all’abolizione del doppio turno. Giuseppe Lauricella (Pd) propone turno unico e se il vincitore rimane sotto il 40% si va alla ripartizione proporzionale dei seggi.

Capilista «sbloccati» e collegi da 100 a 618

 

Anche il Provincellum, versione «provincializzata» dell’Italicum ideata dal renziano Dario Parrini, corregge ma non stravolge la legge elettorale cara al presidente del Consiglio e alla maggioranza che l’ha votata. Il Provincellum infatti mantiene intatto il sistema di assegnazione dei seggi (premio di maggioranza di 340 deputati e ballottaggio se al primo turno il primo partito non supera il 40%) ma modifica il meccanismo di selezione della classe politica. I collegi in cui è diviso il territorio nazionale si moltiplicano (da 100 passano a 618, più i 12 della circoscrizione Estero) per consentire agli elettori di conoscere da vicino i candidati. Però, a differenza del Mattarellum, i 618 seggi non sono maggioritari: i partiti presentano un nome per ogni collegio e alla fine passano quei candidati che nell’ambito provinciale della circoscrizione hanno ottenuto il miglior risultato. In altre parole, con il Provincellum saltano i capilista bloccati e le pluricandidature previste dall’Italicum che mettono in mano ai segretari dei partiti il potere assoluto di decidere chi entrerà in Parlamento e chi no. La competizione per un seggio, col Provincellum, la determinano gli elettori.

Più rappresentanza con i premi ridotti

 

Con la proposta della minoranza del Pd, il Mattarellum 2.0, si rimane nell’ambito maggioritario ma senza doppio turno e con un premio limitato. Un disegno di legge che marcia in questa direzione è stato presentato al Senato da Federico Fornaro (seguono 21 firme): 475 collegi uninominali, vince chi ottiene anche un voto in più rispetto all’avversario diretto. I premi in questo caso sarebbero tre: 90 deputati al primo partito, 30 al secondo, 23 alle liste che superano il 2% come diritto di tribuna. Questo sistema, pur tenendolo in grande considerazione, subordina il fattore governabilità al principio di rappresentanza. Va da sé che, con un premio limitato, il primo partito potrebbe non avere i numeri per governare da solo e quindi essere costretto a cercare alleanze o addirittura larghe intese in Parlamento per assicurare un guida al Paese. Il sottosegretario Pizzetti (Pd) non scarta l’ipotesi («Si può pensare anche a un turno unico con collegi e premio di maggioranza, anche se il doppio turno resta la soluzione migliore»), e sarebbe un’apertura che, ammette Fornaro della minoranza dem, rappresenterebbe «una grossa novità». Contrarietà netta dei grillini, mentre resta la grande incognita di FI, Lega e FdI.

Nessun commento:

Posta un commento