sabato 8 ottobre 2016

PAGNONCELLI CONFERMA : IN UN BALLOTTAGGIO RENZI GRILLO, STRAVINCE IL SECONDO. PER QUESTO L'ITALICUM CAMBIERA'

Risultati immagini per nei sondaggi avanti il m5stelle

L' Italicum alla fine cambierà, con buona pace D'Alimonte, il "papà" sarto della legge elettorale cucita su misura sul pd renziano post elezioni europee (quando prese il 40%), che oggi vede il figliolo, ancora in fasce, prossimo alla parziale bocciatura,  e questo accadrà,  non per l'ottimo motivo che, così com'è, ha un premio di maggioranza mostruoso senza che lo stesso sia legittimato da una rappresentatività adeguata (non dico il 51% degli aventi diritto al voto, ma caspita almeno un terzo VERO !!), ma perché sondaggi e, soprattutto, elezioni di medio termine, stanno dimostrando che con esso Renzi e il PD perderanno contro i 5 stelle.
TUTTI i sondaggi confermano quanto si è visto alle recenti amministrative e cioè :
1) NESSUN partito o coalizione arrivano al 40% che darebbe vittoria e quindi premio monstre al primo turno
2) Al ballottaggio, il duello più probabile è quello tra ortotteri e piddini, con nettamente favoriti i primi. Non si parla di due/tre punti, quelli soggetti facilmente al  fisiologico errore demoscopico, ma di 14 !! (57 a 43), e del resto le batoste prese alle amministrative, tra cui quelle particolarmente dolorose di Roma e Torino, confermano questi dati. E' un trend che si era già manifestato in precedenza, ma con una forbice meno infausta per renzino & Co. 
Dopo le amministrative le cose sono peggiorate per il pd, e sicuramente la spiegazione di Pagnoncelli (che certo grillino non è...) col richiamo a Flaiano e al carro dei vincitori, ha il suo perché.
Peraltro la ragione del vantaggio ortottero è semplice : col ballottaggio, il centro destra escluso o si astiene o vota Grillo contro Renzi. Facile.

Il contrario non succede, e quindi renzino deve augurarsi che a spuntarla come partecipanti al secondo turno siano gli avversari storici, per i quali non varrebbe il "soccorso" ortottero, con astensione prevalente dei grillini, e gli altri divisi ma comunque con una preferenza anti destra.
Parimenti, l'appello contro il populismo grillino, che renzino invoca, non opererebbe mai a favore del centro destra nel caso in cui il ballottaggio vedesse escluso proprio il PD : gli elettori di centro sinistra mai e poi mai voterebbe i nemici storici (esattamente come avviene sull'altro fronte) e assicurerebbero la vittoria a Grillo e soci.
Insomma, l'Italicum, in una Italia tripolare, è diventato il sistema migliore proprio per i pentastellati che infatti, ipocriti come gli altri, oggi se lo vogliono tenere dopo averlo demonizzato in tutte le salse, anche adducendo le ottime, fondate ragioni espresse all'inizio di questo post.
Insomma, è bello sapere la sera chi ha vinto, a patto che sia sicuro che a vincere sia IO. Siccome questo non è, anzi, ecco che renzi ha "aperto" alle modifiche.
Vedremo quali.


Il Corriere della Sera - Digital Edition

 I 5 Stelle restano il primo partito
Al ballottaggio il Pd perderebbe

di Nando Pagnoncelli

Dopo un calo di consensi in settembre per il caso Roma, M5S stabile al 30,3%
 Risultati immagini per ballottaggio pd m5stelle

Il Movimento 5 Stelle, nonostante la fase profondamente critica che sta attraversando, con le vicende di Roma, le tensioni interne che hanno riassegnato un ruolo di primo piano a Beppe Grillo (dopo il passo laterale di un anno fa quando fu costituito il direttorio), l’uscita dal Movimento di Federico Pizzarotti, il primo sindaco eletto in un importante capoluogo, continua a mantenere il proprio ruolo preminente nel panorama politico. Questo sembra essere il dato più interessante che emerge dal sondaggio attuale.

Pochi i cambiamenti per le altre principali forze politiche, anche qui nonostante avvenimenti di indubbio rilievo: dalla convention milanese di Stefano Parisi che avrebbe potuto delineare un nuova prospettiva per il centrodestra, alla fase critica attraversata dal Movimento 5 Stelle, alle divisioni sempre più aspre tra maggioranza e minoranza del Pd. Per non parlare della campagna referendaria, che è entrata nel vivo e sta determinando maggioranze (e minoranze) «a geometria variabile».

Vediamo quindi nel dettaglio i risultati. Un terzo degli italiani (34%) esprime apprezzamento per l’attività del governo, mentre il 60% ne dà un giudizio negativo. L’indice di gradimento, calcolato escludendo gli intervistati che non si esprimono, rimane stabile a 36, come a inizio luglio. Analogamente, il giudizio positivo sul premier si attesta al 32% con un indice di gradimento pari a 34, in flessione di 1 punto rispetto al trimestre precedente.

Passando alle valutazioni sui singoli ministri, la differenza più elevata è di 2 punti e riguarda Franceschini che con il 26% di giudizi positivi si colloca al primo posto scavalcando Padoan (24%). A seguire Delrio (23%), Gentiloni (22%), Lorenzin (21%) e Boschi (20%).

Riguardo alle intenzioni di voto il M5S si mantiene al primo posto con il 30,3% dei consensi, stabilizzando la flessione di circa 2 punti registrata dal sondaggio di settembre. A seguire il Pd con il 29,3% (come a settembre). Nel centrodestra continua il testa a testa tra Forza Italia (12,3%) e Lega (12,1%), mentre Fratelli d’Italia si attesta al 5,1%. Area popolare si conferma al 4,1% e la Sinistra nell’insieme (Sel-Si e altre liste), si colloca poco sotto il 5%.

Quanto ai ballottaggi, sempre ammesso che l’Italicum non venga modificato, nell’ipotesi di confronto tra M5S e Pd, ad oggi il primo si affermerebbe 56,9% a 43,1%, grazie ad un orientamento a suo favore espresso in misura molto netta dagli elettori della Lega (60%-5%) e di FdI (65%-0%) e meno netta da quelli di Forza Italia (40%-25%).

Qualora il ballottaggio mettesse a confronto il M5S e una lista unica di centrodestra, il vantaggio del primo sarebbe ancora più largo (61,1% a 38,9%), con Pd (45%-15%) e Sinistra (55%-0%) nettamente a favore dei grillini e Ap a favore del centrodestra (65%-10%).

Da ultimo, il Pd si affermerebbe contro una lista unica di centrodestra (54,5% a 45,5%); in questo caso va sottolineata l’elevata propensione ad astenersi (60%) dell’elettorato grillino (come nel ballottaggio di Milano) e il maggiore favore per il centrodestra (65%-25%) degli elettori centristi, che pure sono alleati del Pd nell’attuale maggioranza di governo.

In sintesi, il M5S sembra aver attutito il calo di consensi registrato nelle ultime settimane. Si è trattato più di una flessione di «immagine» presso i non elettori che di una contrazione del proprio elettorato. I delusi sono una minoranza e sono propensi ad astenersi. Al contrario, la maggioranza prende le difese del Movimento e dei propri leader.

Il Pd presenta un elettorato piuttosto coeso che non sembra risentire delle profonde divisioni tra maggioranza e minoranza. Il consenso risulta stabile. Il centrodestra nel suo insieme sfiora il 30% dei consensi ma è alle prese con difficoltà nell’elaborazione di una proposta condivisa attorno alla quale coagulare un’alleanza e definire la nuova leadership.

I centristi sono molto divisi ed esprimono un evidente disagio testimoniato dai giudizi sul governo, di cui fanno parte, (55% giudizi positivi, 44% quelli negativi) e su Renzi (51% positivi, 47% negativi), nonché dagli orientamenti nell’ipotesi di ballottaggio tra Pd e centrodestra, come sottolineato.

Insomma, lo scenario politico sembra irrigidito in quadro tripolare, con tutte le conseguenze che comporta in termini di fiducia nei leader, consenso per il governo e l’opposizione, opinioni sull’attualità e le proposte politiche. È probabile che l’esito del referendum possa modificare gli orientamenti di voto a favore di chi risulterà vincente, come abbiamo potuto constatare dopo l’affermazione del Pd di Renzi alle Europee e dopo quella del M5S alle Amministrative della primavera scorsa.

D’altra parte, ammoniva Ennio Flaiano, «gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso al vincitore».

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