sabato 8 ottobre 2016

DOPO LE 116 ARCHIVIAZIONI RICHIESTE E L'ASSOLUZIONE DI MARINO, BASTA CON LA "SOCIETA' GIUDIZIARIA". SE POI A DIRLO E' VIOLANTE...

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Dare ragione a Violante e riconoscere che qualcuna stavolta c'è l'ha pure Marino, il "marziano de Roma" atterrato al Campidoglio e poi defenestrato per mano piddina, armata dalle inchieste giudiziarie che indirettamente ( Mafia Capitale) e direttamente ( rimborsi spese gonfiati e/o illegittimi) lo avevano coinvolto, non mi viene facile, eppure tocca farlo.
Nel caso di Luciano Violante, pesa il peccato originale di essere stato lui, oggi difensore della "legalità" contro gli eccessi giustizialisti, uno dei padri fondatori di magistratura democratica, la corrente che sancì la politicizzazione spinta della casta magistratuale, nella convinzione che compito dei magistrati non era di essere "la voce della legge", ma potere determinante nella formazione della stessa, nel campo della giustizia ma non solo, avendo un ruolo guida della società tutta.
Quando gli si ricorda quel passato, e la netta presa di distanza da md (sempre minuscolo) avvenuta lustri dopo, Violante spiega che le cose sono degenerate, che ci sono stati e ci sono degli eccessi nella creatura da lui generata (con altri) .
Sarà, ma a leggere le regole statutarie originarie di quell'associazione non mi sembra che ci siano stati dei trasmutamenti genetici...
Però prendiamo atto del ripensamento e sottoscriviamo il suo biasimo per quella strana "società giudiziaria" che si è venuta a formare in Italia, con una parte di magistrati (specie pm) , giornalisti, società civile (dall'intellighenzia comunista e post al popolino forcaiolo) saldi in un'alleanza giustizialista, a guida magistratuale, a cui sono affidate le sorti delle fondamenta etico-morali della nostra repubblica...
Programma un po' troppo ambizioso no ? E infatti i risultati sono deprimenti oltreché dannosi, non solo per le vittime di turno (certo le più penalizzate) ma per l'intera convivenza democratica.
Arriva così una settimana nella quale, di seguito, si registrano 116 richieste di archiviazione per gli indagati della cd. Mafia Capitale, le assoluzioni "eccellenti" di Cota, ex governatore del Piemonte, e di Marino, il sindaco decapitato in una stanza notarile, essendo troppo vili i sicari pd per farlo in Campidoglio.
Io ho sempre reputato Marino un sindaco poco legittimato alla nascita, essendo stato eletto da meno di un romano su quattro ( e questo lo ha reso debole al momento degli attacchi, anche interni), laddove già con la Raggi l'impresa di magistratura e/o M5S sarebbe più ardua, avendo avuto la sindaca un risultato molto migliore, con alla fine il consenso di un romano su tre.
Non sono quindi stato dispiaciuto quando una persona così poco umile (eufemismo) e soprattutto incapace è stata sfiduciata. Ciononostante, il modo in cui è stato fatto fuori fa venire i brividi.
In questo i renziani, allenatisi con le rottamazioni, e raggiunto alti livelli col tradimento addirittura del premier in carica, facente parte del LORO partito (Enrico Letta, quello che doveva stare "sereno"...) , stanno arrivando a livelli di efferatezza che nemmeno dalle parti di DC e PSI vecchia maniera, a momenti. Se non altro, lì le cose avvenivano in genere più nell'ombra, mentre qui c'è l'impudenza e l'arroganza di chi è sicuro di restare impunito (ma la politica ha tempi lunghi...).
Adesso da quelle parti, parliamo del Nazareno, c'è un po' di imbarazzo, ma nemmeno a P.le Clodio, ai piani alti della Procura, credo stiano troppo bene...


Il Corriere della Sera - Digital Edition

«Perde la società giudiziaria Basta con la subalternità della politica ai magistrati»

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 Il problema, per Luciano Violante, magistrato ed ex presidente della Camera, è soprattutto la subalternità della politica e della società civile alla magistratura. È questa mancanza di autonomia, insieme agli eccessi dei mezzi di comunicazione, che finisce per rovinare reputazioni e influire negativamente sulla vita pubblica.

Per Mafia Capitale sono state chieste 116 archiviazioni dalla Procura. Non fa un po’ impressione?

«Occorre freddezza e senso di responsabilità. Anche perché su quelle richieste dovrà decidere il giudice. E se poi decidesse di respingere in tutto o in parte le richieste?».

Certo, potrebbe accadere.

«Perciò occorre freddezza e senso di responsabilità. Anche da parte dei mezzi di comunicazione».

Tutta colpa della stampa?

«Questo mantra non mi convince. I mezzi di comunicazione formano l’opinione dei cittadini, funzione essenziale nella democrazia, ma proprio per questo non irresponsabile.
Colpisce lo spazio che i media hanno dato all’inchiesta sull’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati e poi le poche righe destinate alla sua assoluzione. Sulla base di indagini non definitive, si distrugge la dignità delle persone e anche quella del Paese. C’è una grande responsabilità della politica che non è capace di regolare e di porre un limite ai propri conflitti. Il costume della denigrazione diventa così costume dell’autodenigrazione».

Non c’è anche una responsabilità della magistratura?

«La magistratura ha avviato le indagini e la magistratura ha chiesto l’archiviazione.
Io credo che stiamo assistendo alla sconfitta di quella che ho chiamato la “società giudiziaria”, una società di mezzo tra quella civile e politica, che comprende cittadini comuni, politici, mezzi di comunicazione e settori della magistratura. E che si basa sull’idea di fondo che la magistratura sia il grande tutore della vita pubblica. C’è una pericolosa subalternità della politica alla giustizia e insieme una furbesca utilizzazione della magistratura per attivare i conflitti interni al mondo politico».

Serve più garantismo?

«Non parlo di garantismo, ma di legalità e di rigore nella valutazione dei fatti. Il conflitto politico privo di regole condanna alla gogna l’intero Paese. Deve sempre avere un confine. Se ne stanno rendendo conto anche i 5 Stelle».

Parla del caso dell’assessore romano Muraro, indagata?

«Sì. Può essere un passaggio che serve alla maturazione di quel partito».

Però anche la magistratura può sbagliare e distruggere reputazioni.

«La magistratura non è il quinto evangelista. Magistratura è quella che ha mandato a processo Penati, magistratura è quella che lo ha assolto. Il punto è che non si può dare lo stesso peso all’avvio di un processo giudiziario e al finale».

Marino vorrebbe le scuse del Pd.

«La storia delle scuse mi interessa poco. Lo scusantismo è un’altra faccia della stessa malattia. Ilaria Capua e tanti altri casi ci dicono che bisogna mantenersi pacati e stare attenti a non distruggere reputazioni. Ora, in Mafia Capitale ci sono le richieste di archiviazione: domani il giudice potrebbe respingerle. Prendiamola bassa, come si dice da noi».

Alessandro Trocino

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