venerdì 7 ottobre 2016

MAFIA CAPITALE : SE 116 ARCHIVIAZIONI VI SEMBRANO POCHE

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Vogliamo essere buoni e determinati alla filosofia del bicchiere metà pieno ? Bene, allora salutiamo come un fatto positivo che la Procura di Roma svolge con correttezza il suo lavoro, non si ostina a perseguitare gli indagati a tutti i costi, e se ritiene di non avere elementi per procedere nei confronti di persone che pure ha indagato per due anni, chiede l'archiviazione, com'è doveroso che sia (ma come non così frequentemente accade).
Certo, se poi nella fattispecie si legge che il numero degli indagati da archiviare è 116, qualche perplessità ti viene, ancorché si sappia che in fattispecie complesse, come il malaffare della Capitale (da qui a parlare di Mafia...), le persone coinvolte anche solo per meri contatti sono tante, e in fondo l'avviso di garanzia, lo dice il nome, nasce, nelle intenzioni (nella realtà è l'inizio della gogna pubblica e la fine della pace degli interessati, a dispetto dell'innocenza) per tutelare proprio gli indagati, che vengono informati di essere oggetto di una indagine, e di lì la possibilità teorica (la pratica è complessa) di difendersi. Però 116...la sensazione, non solo mia, ma anche di Davide Giacalone che ne scriveva ieri ( https://ultimocamerlengo.blogspot.it/2016/10/linnocenza-unaccusa-non-dimostrata.html ) e di Mattia Feltri, che leggete sotto, è che si proceda un po' come la pesca a strascico, oggi vietata per i pesci ma a quanto pare no per i cristiani.
E non so belle cose.
In tutto questo, mi concedo una brevissima chiosa sul Congresso dell'Unione delle Camere Penali, tenutosi a Bologna lo scorso we.  Secondo pronostici, si è confermato alla guida dell'Unione Beniamino Migliucci, e il distacco dallo sfidante è stato francamente assai netto, troppo, a sensazione mia. Non perché io avrei preferito Mauro Anetrini - è così, ma non è questo il motivo della perplessità - ma perché non mi sembra sinceramente che questo biennio sia stato così luccicante da meritare questo quasi plebiscito per il presidente che si è ricandidato.
Come ho scritto alla vigilia del congresso  ( https://ultimocamerlengo.blogspot.it/2016/09/congresso-delle-camere-penali-bologna.html?spref=fb) , sono tempi cupi, e in effetti sembra una montagna impervia quella da scalare. Spigarelli, che aveva preceduto Migliucci, probabilmente non aveva nei suoi 4 anni ottenuto un granché, ma almeno aveva avuto altro piglio (suo l'intervento più coinvolgente del Congresso  https://www.facebook.com/sabrina.lucantoni/videos/1094785523936755/ )nel contrapporsi alle toghe pregiate e ai loro referenti governativo parlamentari.
Io ripeto sempre, e non per captatio benevolentiae (che me ne viene ? manco so penalista !) , che sono ammirato e grato a tanti colleghi del penale che militano nelle varie Camere, che ho conosciuto in questi anni, per lo sforzo e il tempo dedicati a quella fondamentale battaglia di civiltà - tanto sciaguratamente sottovalutata dai cittadini italiani, salvo capitarci...- per le garanzie delle libertà individuali e per il giusto processo.
Però i risultati che registro sono decisamente scarsini. Potrei spiegarmelo dicendo che in fondo si tratta di una battaglia dai tratti donchisciotteschi, troppo armato e potente il "nemico", e sicuramente non sbaglierei. C'è un MA... Come caspita hanno fatto i "nostri padri" in toga a ottenere una rivoluzione come la riforma del titolo Quarto della Costituzione e il famoso e incompleto (nell'attuazione) articolo 111 ??
Altri tempi o anche altri uomini ?
Il dubbio, consentirete, è legittimo.

LaStampa.it

La bolla di sapone di Mafia Capitale

A quasi due anni dall’inizio del grande scandalo restano un pugno di imputati con infiltrazioni sempre più ipotetiche, centinaia di articoli e qualche libro di successo

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La procura di Roma ha chiesto stamattina l’archiviazione per 116 indagati di mafia capitale. Non ci sono elementi per proseguire le indagini, è stato detto. Dopo l’ex sindaco Gianni Alemanno, escono dall’inchiesta anche alcuni suoi collaboratori, il capo della segreteria Antonio Lucarelli, l’ex braccio destro Riccardo Mancini, l’ex consigliere comunale Alessandro Cochi. Esce il parlamentare Vincenzo Piso. Esce il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti ed esce il presidente del consiglio regionale, Daniele Leodori. Escono imprenditori e avvocati, come i politici finiti nell’inchiestona con accuse diverse, il più delle volte di associazione mafiosa.  
 
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Già poche settimane fa, il totem italiano della legalità, Raffaele Cantone, aveva detto in aula di non essersi mai imbattuto in casi di 416 bis, appunto l’associazione di stampo mafioso. Eccola: questa è mafia capitale. A quasi due anni dall’inizio del grande scandalo, della scoperta della piovra coi tentacoli su Roma, resta un pugno di imputati con infiltrazioni sempre più ipotetiche e sempre più rare nell’amministrazione, e restano centinaia di articoli da stracciavesti buoni a gonfiare gli archivi, e resta qualche libro di successo e qualche film d’impatto. Restano, soprattutto, leader del Pd e del Movimento cinque stelle che continuano a rinfacciarsi rapporti con mafia capitale, cioè rapporti col nulla, che è la cifra dei nostri tempi.  

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