martedì 24 gennaio 2017

D. DAY PER L'ITALICUM : OGGI LA CONSULTA DECIDE

Risultati immagini per italicum e corte costituzionale

E finalmente arrivò il giorno del giudizio per la storpia creatura del prof. D'Alimonte, sherpa di renzino nel partorire una legge elettorale su misura del giovin signore toscano.
Oggi la Corte Costituzionale decide sui ricorsi presentati contro la legge elettorale voluta fortemente da Renzi.
In realtà questa legge, concepita per un'Italia monocamerale che non sarà, visto che il Senato è vivo e lotta insieme a noi dopo il disastro referendario del 4 dicembre, non è mai stata messa alla prova - e questo sarebbe, secondo taluni (la ratio mi sfugge...se una norma è incostituzionale perché dovrebbe essere messa in pratica prima di bocciarla ? ) , motivo di inammissibilità del quesito referendario - e meno male, aggiungo io, visto il vulnus democratico evidente che essa contiene in nuce.
A quanto pare, quanto il Camerlengo per primo - e sì, stavolta questo merito me lo prendo, che fin dall'inizio questo blog indicò, seguito da nessuno, il vizio principale che la legge conteneva con un premio di maggioranza assegnato al vincitore del ballottaggio senza nessun quorum di partecipazione al voto - denunciò come lesione inaccettabile del principio di rappresentanza, ora è individuato da molti e, quello che più conta, dallo stesso giudice relatore della Corte Costituzionale, il Prof. Zanon.
Si va dunque verso l'eliminazione del ballottaggio. I renziani sperano rimanga il premio di maggioranza previsto dalla legge al primo turno, dove un quorum c'è : per assegnare il premio il partito vincente deve raggiungere il 40% dei voti.
Ho già scritto ripetutamente che trovo quel limite accettabile, a patto che vi sia, come nelle politiche da noi c'è sempre stata (e anche di recente nel referendum, segno che nelle democrazie mature la gente a votare CI VA, se è adeguatamente motivata !) , una partecipazione di almeno due terzi dell'elettorato.
Insomma, che chi si prende il controllo del PArlamento e quindi del governo abbia dietro il consenso di almeno un terzo EFFETTIVO della popolazione. Con l'Italicum, l'ipotesi più realistica era di una forza leader con il favore di un quarto, forse addirittura di un quinto dei cittadini.
Capirai, già con la maggioranza assoluta far passare leggi delicate, non popolari, è un'impresa, figuriamoci con dietro una minoranza così risicata.
Io spero che il ministro Orlando, tanto apprezzato da alcuni miei amici del PD, non abbia detto letteralmente quello che trovo riportato sui giornali, e cioè che ci vuole comunque una legge elettorale col premio di maggioranza per evitare le larghe intese...
Detta così, il ministro sarebbe da interdire dai pubblici uffici per insofferenza manifesta alla democrazia.
NON SI FA una legge elettorale per impedire qualcosa che non ti piace. Sei un politico ? Bene, vedi se le tue idee coinvolgono e convincono i cittadini che servono per portarle avanti, senza alchimie elettorali. Dopodiché, possiamo anche essere realistici e concepire un aiuto per garantire quella "governabilità" che i leader (leader ?? ' sti nani ??? ) vari non riescono a centrare con un adeguato consenso. Ma senza stravolgimenti copernicani.
Se il PD non pesa più del 30% ( e sono buono) , caro Orlando, tocca che ti rassegni e un alleato te lo trovi. Dice niente al ministro di via Arenula la bocciatura del porcellum e il fatto che la maggioranza alla Camera regalata a Bersani nel 2013 da quella legge nonostante il suo striminzito 25% (diventato 30 grazie a Sel e Sinistra Italiana) , sia stata garantita da una norma dichiarata poi incostituzionale ?
E che si volavano fare riforme costituzionali con un Parlamento in odore pesante di illegittimità ?
E' questo, cari Riccardo e Massimiliano, il meglio del futuro democratico ? Messi maluccio...(non che altrove, direte voi...ma per la nostra Italia mal comune non fa nessun gaudio )
Può essere però che il pensiero di Orlando sia stato troppo sintetizzato, e una cosa così becera non l'abbia in realtà detta.
Intanto, aspettiamo finalmente il verdetto che spariglierà i giochi politici delle prossime settimane.


LaStampa.it

La scure della Consulta stasera sull’Italicum. Si va verso la bocciatura

Il relatore Zanon stronca due punti cardine, ballottaggio e candidature multiple
 
ANSA
Per conoscere le motivazioni ci vorranno altre due settimane e sono fondamentali, per comprendere la legge che eventualmente si può delineare 
 
             
      
    
 
Sull’«Italicum» sta per abbattersi la scure della Consulta. Ieri il relatore Nicolò Zanon ha chiesto alla Corte di dichiararlo due volte incostituzionale. Anzitutto perché prevede un ballottaggio alla Camera cui si può accedere senza alcuna soglia minima, cosicché per assurdo potrebbe accadere che la maggioranza dei deputati venga conquistata da un partito con appena il 25 per cento dei voti.
Inoltre, l’«Italicum» consente ai vari leader di farsi eleggere in più collegi, e poi di sceglierne uno a proprio piacimento: nemmeno questo è costituzionalmente lecito, secondo il relatore. Chi si candida in più collegi va eletto dove ha raccolto la percentuale più alta, e stop. L’opinione di Zanon, solidamente argomentata in 11 capitoli durante il cosiddetto pre-consiglio, peserà moltissimo sulla sentenza finale della Consulta. Tanto che nel giro dei bene informati la rottamazione dell’«Italicum» viene data praticamente per certa. 
 
Il ruolo di Amato  
Semmai il dubbio è fino a che punto si spingerà la Corte: se si limiterà cioè ad abbattere le due colonne portanti indicate dal relatore, come dietro le quinte suggerisce il personaggio chiave della Consulta che è l’ex «Dottor Sottile» Giuliano Amato; oppure sullo slancio i giudici spianeranno pure l’ultimo pilastro della legge elettorale, che è rappresentato dal premio di maggioranza a chi supera il 40 per cento. Nel qual caso, ci ritroveremmo un sistema rigorosamente proporzionale, come quello già in vigore al Senato per effetto di un’altra sentenza della Corte, datata 2014. Dell’edificio maggioritario messo in piedi da Renzi resterebbero solo mozziconi fumanti. Come finirà lo scopriremo stasera, dopo l’esame pubblico dei ricorsi presentati da 5 Tribunali, e al termine della camera di consiglio (a porte rigorosamente chiuse, anche se gli spifferi abbondano) cui interverranno solo 13 dei 15 giudici costituzionali perché uno, Giuseppe Frigo, si è da poco dimesso e un altro, Alessandro Criscuolo, ha guai di salute. Per conoscere le motivazioni ci vorranno altre due settimane. 
 
I due schieramenti  
Il presidente del Senato, Grasso, esorta ad aspettare con pazienza queste motivazioni perché solo dopo averle lette - così sostiene - sarà più chiaro il da farsi. A questo proposito, la politica è già divisa in base a calcoli di corto respiro. Come andremo a votare, cioè con quale sistema, interessa molto meno del «quando». Chi tornerebbe di corsa alle urne (renziani e leghisti) sostiene che la sentenza della Corte sarà per definizione auto-applicativa, chiavi in mano; dunque si potrebbe tornare immediatamente ai seggi senza bisogno di traccheggiare oltre. Al massimo, secondo Grillo, basterebbe una leggina per uniformare Camera e Senato in base ai principi che stabilirà stasera la Consulta. Viceversa, il fronte del rinvio (Berlusconi, centristi e parte del Pd) va ripetendo che logica e buon senso consigliano di mettere comunque mano alla legge, perché la Corte si limiterà a emendare le pecche più vistose, che fanno veramente a pugni con la Costituzione, ma non potrà certo sostituirsi al Parlamento cui spetta invece la delicata funzione di disegnare un sistema coerente: quello sollecitato dal Presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno. Mattarella allora disse che avrebbe sciolto le Camere solo in presenza di leggi elettorali «omogenee e non inconciliabili» tra loro, tanto alla Camera quanto al Senato. Su cosa esattamente si intenda per «omogenee» (o «non inconciliabili») si consumerà lo scontro delle prossime settimane. 

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