lunedì 6 febbraio 2017

DOPO JUVE INTER, PIOLI RECRIMINA, MA EDUCATAMENTE. MAGARI FOSSERO COSI' I SOCIAL

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Premessa : non vedo mai in diretta le partite della Juventus. Le guardo, non sempre, più tardi.
Due i motivi , peraltro collegati : non mi piace in genere come gioca la squadra, mi innervosisco troppo per quelli che reputo errori dei giocatori e dell'allenatore. A match concluso, quando comunque il risultato non cambia, guardo i beniamini con occhio più sereno.
In genere trovo la conferma delle convinzioni che mi sono fatto : Allegri non è un allenatore portato a comandare il gioco, e comunque ritiene lo spettacolo roba da circo, non da stadio, e questo si riflette, com'è logico, sull'assetto delle sue squadre , dove è più curata la fase difensiva e dove il risultato ideale è sempre l'1-0, con la porta inviolata ; in avanti abbiamo giocatori bravi ed uno bravissimo (non è Higuain, è Dybala ) che si può confidare prima o poi il gol te lo facciano, ancorché il gioco proceda per lo più a sprazzi.
Anche ora, che è stato sposata una formazione con giocatori più offensivi, con Pjianic, Cuadrado, Dybala, Mandzukic e Higuain tutti insieme, non dominiamo mai la partita, al di là delle occasioni create e realizzate.
Vedere Conte dominare la Premier League mi riporta alla mente la sua Juve, specie quella iniziale, che veramente bruciava l'erba e questo nonostante il 3-5-2, un assetto sulla carta decisamente più prudente. Ma il pressing, la corsa, il numero di giocatori che si riversavano nella metà campo avversaria, sono tutte cose che con Allegri non vedremo mai con quella intensità.
Attenzione, io non sono nemmeno mai stato un fan del precedente mister, come tanti che erano innamorati della sua "juventinità".
Avevo forte la sensazione che mister Conte fosse in realtà un grandissimo fan di SE STESSO, e il suo modo di vivere le partite come un ultrà non avevano minimamente a che fare con i colori bianconeri ma con la sua personalità, vagamente maniacale.
E infatti, c'è molta poca di juventinità nel modo in cui se ne è andato, nei rapporti successivi con la Juve sia come allenatore della nazionale (le polemiche su stage e convocati) che poi del Chelsea ( la corte spietata a Bonucci e ad altri bianconeri, i veti alla partenza anche di giocatori da lui non utilizzati, come Cuadrado, che poi, per fortuna, è arrivato lo stesso).
Quindi nessuna simpatia per l'uomo, ma sincero, grande apprezzamento per il suo gioco.
Detto tutto questo, la Juve vittoriosa contro l'Inter non mi è dispiaciuta, e probabilmente il merito di questa sensazione è in buona parte dovuto alla buona gara degli interisti, specie in mezzo al campo - davanti non è che alla fine abbiano fatto granché, meglio noi - che mi ha portato ad apprezzare i momenti in cui facevamo bene, nel disimpegno, nelle coperture e nelle ripartenze, e ad essere più indulgente con gli errori. Insomma, se l'avversario è bravo e ti pressa, ci sta che sbagli di più, laddove è assolutamente irritante quando l'errore è dovuto a superficialità, poca concentrazione, cose così.
Come detto, nell'accingermi a vedere la replica del match su Sky, non sapevo il risultato ma avevo letto su internet delle recriminazioni di Pioli e le solite battute sull'arbitro, immancabilmente venduto alla Signora.
Mi aspettavo dunque di vedere chissà quale furto, e sono arrivato fino alla fine nell'attesa di vedere l'episodio clamoroso, che invece mi è sfuggito.
Allora mi sono rifugiato nella lettura, e ho letto di due episodi nel primo tempo, cui avevo fatto non troppo caso.
Il primo, un braccio troppo largo di Chiellini su Icardi, fa parte di quelle decine di episodi su calcio piazzato che nella tonnara delle aree di rigore accadono sempre, e che dovrebbero portare a 10 rigori a partita, da una parte e dall'altra. Nell'altro invece, il ralenty mi sembra mostri chiaramente che Mandzukic metta il pallone in angolo prima di incrociarsi con le gambe dell'attaccante interista.
Dopodiché, se il primo episodio fosse stato sanzionato, non sarebbe stato uno scandalo, ancorché, ripeto, si sarebbe trattato di decisione severa e non consueta. Di qui a dimenticare che la Juve ha preso due traverse, Handanovic ha fatto almeno tre grandi parate e Buffon una smanacciata, e questo in un contesto di gioco sostanzialmente equilibrato, mi pare sbagliato.
L'Inter può non avere meritato di perdere, ma la Juve non ha demeritato di vincere, avendo avuto più occasioni.
Un'ultima cosa. Ero meravigliato di leggere di un Pioli furibondo in sala stampa, a rivendicare alterato gli errori arbitrali subiti.  L'uomo non ha in genere questi toni. E infatti, se vedete il filmato, è assolutamente pacato ed educato. Poi certo, osserva come,  secondo lui, l'arbitro abbia sbagliato in quelle due occasioni, ed è il suo pensiero. Ma fa anche un'analisi più generale della partita, dà atto della forza della Juve e giustamente sottolinea come la sua Inter si sia ben comportata, pur facendo, a sua volta, qualche errore.
Insomma, dove questa analisi infuocata ?
Va molto peggio sui social, come sempre, dove qualcuno dimentica, per esempio, che a metà stagione, poco più, la sua squadra ha già fruito di 10 rigori (non proprio tutti "evidenti") laddove Juve - e anche Napoli - sono fermi a 2...
Ma sulla rete c'è molto, molto di peggio, e le intemperanze calcistiche sono superabili, per lo più.






LaStampa.it

Juve d’acciaio, un successo meritato

Qualità e sacrificio: la capolista supera anche l’Inter dopo una gara giocata ad alta intensità. Ma i nerazzurri confermano la crescita 
 
LAPRESSE

 
              
     
Era un po’ il nostro Super Bowl, Juve-Inter, per storia e ambizioni degli sfidanti, e per una volta abbiamo fatto bella figura davanti a mezzo miliardo di telespettatori, quel che era la potenziale audience globale. Fin troppo abituati a esportare partite imbalsamate dalla tattica e indecenti gazzarre ultrà, è stato uno spettacolo: divertente, stipato di occasioni, tra cui il tiro da tre (punti) di Cuadrado, in bilico fino al gong. Dopodiché, è stata anche una vittoria di enorme importanza per la Juve, che ha scoperto di potere e sapere soffrire, lottare, sudare, pur senza rinunciare al suo Movimento 5 Stelle. 
 
Chi di solito è abituato allo smoking delle giocate, da Dybala a Higuain, ha indossato alla perfezione la tuta da lavoro. Del resto, gli scudetti si vincono soprattutto così, più sbuffando che incantando. Una Juve d’acciaio insomma, e non soltanto di lustrini e paillettes. Ma ha dimostrato di avere piglio, fisico (e allenatore) da grande squadra anche l’Inter: lo scudetto resta lontano anni luce, non la zona Champions. 
 
Festival delle occasioni  
Dunque, s’attacca con il pubblico delle grandi occasioni, con lo Stadium riempito dal suo record d’incasso in A: ci sono Agnelli e John Elkann, Zhang Junior e Antonio Conte. In fondo, il comandamento è essere planetari. Tanto che s’adatta il tabellino: otto stranieri per parte, e se per l’Inter è un grande classico, per la Juve è una recente tendenza. Aspettando Sanremo, qui c’è il Festival delle palle gol. Anche prima della bomba di Cuadrado, sulla sirena dell’intervallo, il primo tempo è subito elettrico, pieno di corse e spari, da una parte e dall’altra: due traverse Juve (Dybala e Pjanic) e un paio di quasi gol Inter (Perisic e Icardi), giusto per limitarsi ai rischi più evidenti.  
 
A lungo è pure stata una partita un po’ imprevista, grazie alle sagge modifiche di Stefano Pioli: altro che difesa e contropiede, i nerazzurri pressano, tengono alta la trincea e controllano il gioco, anche più dei bianconeri. Punte di possesso palla interista al 56 per cento, e non certo inutile, specialmente abbinato a una precisione nei passaggi migliore dell’avversario, 83 per cento a 78. Massimiliano Allegri s’era di nuovo affidato alle stelle, e il collega si era adattato di conseguenza: difesa a tre, con Medel in versione libero Anni Settanta, Miranda su Higuain e Murillo allargato a destra, a prendere Mandzukic. Tranne qualche sbandata, per lo più ha funzionato.  
 
Pioli: “Credo che alcune decisioni arbitrali non ci abbiano favorito”

La Juve ha avuto il peccato di essere un po’ lenta nell’avvio dell’azione, quando non costretta al rinvio di Buffon, per il pressing nemico. Sul prato sono così rimaste briciole di Pjanic (ma che punizione...), il mestiere di Khedira e troppe uscite di Chiellini (super, però), perché l’Inter chiudeva Bonucci. I bianconeri sono stati incontenibili solo a sprazzi, quando si accendevano i led davanti: dal tiki-taka Higuain-Pjanic-Dybala (traversa) al taglio di Mandzukic (zuccata vicina al palo). 
 
Allegri: “L’Inter aveva le capacità di vincere lo scudetto, ma è partita tardi”
 
Il dominio dell’esperienza  
Una volta in vantaggio, la Juve ha fatto pesare l’esperienza, diluendola nei minuti, nei ripiegamenti e nelle transizioni. Subendo la pressione finale interista, ma restando più pericolosa (con Pjanic e SuperMario). Quando mancavano 20 minuti, Allegri cambiava uomini (Marchisio per Cuadrado) e modo di giocare, più che modulo. Ma aveva ancora chance (Handanovic su Higuain). Peccato il finale all’italiana, con assedio nerazzurro a Rizzoli per sospetto rigore (su Icardi, nel primo tempo). La morale è un’altra: Buffon ha fatto mezza parata, Handanovic è stato il migliore in campo. 

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