sabato 4 febbraio 2017

FALSI ABUSI SESSUALI : IL PERITO CHE SBAGLIA VIENE "AVVERTITO", IL PADRE VITTIMA DELL'ERRORE IN GALERA

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Caterina Simon è una delle lettrici più fedeli e attente del Camerlengo e mi onora di questa sua attenzione da ormai diverso tempo. Conosce dunque i temi "sensibili" del blog, e su quelli dell' IN Giustizia in particolare c'è il mio profondo biasimo per due categorie : pubblici ministeri e consulenti tecnici, soprattutto nel campo della psicologia ( decine i post scritti, volendo leggerne alcuni, posso suggerire http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/09/i-bambini-non-mentono-infatti-dopo-15.html , post dove ne sono richiamati diversi altri).
I disastri di questi ultimi, gli psicologi, sono veramente inverecondi, e quello che più mi ha colpito negli anni di professione e di attenzione al fenomeno è la mancanza di qualsiasi scrupolo vagamente etico di questi signori capaci di sostenere tutto ed il contrario di tutto a secondo del committente.  Capaci di dire oggi che la PAS , la sindrome di alienazione genitoriale, non esiste e domani, essendo diverso il fronte di difesa - o di attacco - l'opposto. Per non parlare dell'esistenza delle varie "scuole" , denominate secondo la regionalità, in conflitto aspro tra diloro, con quella "romana" criticata da tutto il resto d'Italia, ma coi giudici della capitale colpevolmente proni a quella decina di CTU, per lo più sempre gli stessi, cui si affidano per decidere della carne e del sangue delle persone.
Naturalmente io sbaglio a generalizzare, vuoi che nel mazzo non ce ne siano anche di capaci e pure onesti ? Sicuramente.
Ma pochi per cambiare il giudizio sulla categoria.
La psicologia non è mai stata riconosciuta dal mondo della medicina quale scienza, ma ai livelli che si vedono in Tribunale meglio veramente lanciare una moneta. Almeno uno se la prende con la sorte.
Ecco, Caterina conosce questa mia avversione per gli psicologi, la mia forte disistima per la cangregazione, in considerazione dei massacri umani operati nel campo del diritto di famiglia.
E "crudelmente" (scherzo, lei lo sa, l'ho già ringraziata) gira il coltello nella piaga inviandomi la storia di questo padre - pubblicata sul Corsera, la trovate di seguito -  che oggi sta in carcere per una falsa accusa di molestie sessuali alla propria figlia.
Se scorrete il Camerlengo, troverete articoli su articoli che denunciano casi analoghi, che riportano le statistiche di quante migliaia e migliaia siano le denunce finite nel nulla per questo reato, armi "finali" nella guerra senza frontiere dove un genitore, lurida canaglia - ne conosco personalmente uno che prima o poi pagherà per tutto il male che ha fatto - ricorre a questo veleno definitivo.
Le denunce, per la stragrande maggioranza, vengono archiviate, o comunque i denunciati prosciolti, ma intanto l'effetto lo hanno comunque ottenuto, perché come prima cosa che ti fa il giudice che si vede sul tavolo una cosa del genere ? allontana il genitore denunciato, lo priva dei figli. Cautela, poi si vedrà.
Siccome è notorio quanto siano veloci, passano ANNI, e nel frattempo il rapporto tra quel genitore e il figlio/i è compromesso per sempre.
Quando, come in questo caso, non finisce peggio, con un ctu scellerato che conduce da cane la sua perizia, nessun giudice se ne accorge,  e si arriva alla condanna definitiva.
Stavolta, miracolo, qualcuno della congrega però s'indigna, e portato il caso davanti al Consiglio dell'Ordine degli psicologi di Milano, una parte dei consiglieri s'indigna e chiede che l'apprendista stregone venga punito. Finisce con un "AVVERTIMENTO", un buffetto sulle mani. Insomma, "caro collega, così non si fa, stai più attento la prossima volta".
Intanto, il padre che "ha fatto male" alla sua piccola, non la vede più ed è stato condannato sulla base di questa perizia, che oggi  il Consiglio dell'Ordine ritiene non corretta.
Magari si potrà riaprire il processo, e quel padre almeno uscirà dal carcere.
Ma sua figlia l'ha persa temo per sempre.
Dall'articolo, sembra che un giudice del Collegio di Cassazione, che ha confermato la condanna, avrebbe successivamente dichiarato che se fossero state correttamente evidenziate le lacune crasse delle procedure di (non) accertamento eseguite, la Suprema Corte non avrebbe avallato le sentenze di condanna. Colpa dunque anche degli avvocati ? Non sarei stupito, ché non è che noi, in quando ad incompetenza e scarsa etica, ci facciamo guardare dietro dagli altri !
Dirò di più, sono anche disposto a credere che gli ermellini di Piazza Cavour avrebbero veramente corretto le decisioni sbagliate dei magistrati precedenti. Più distanti dal fuoco mediatico, popular giustizialista dei primi gradi del processi, lo fanno spesso, e le parole di fuoco contro periti ed inquirenti del caso di Rignano Flaminio - tutti assolti - sono una flebile luce di speranza nel buoi della nostra (non) giustizia.
Io nel leggere ho bestemmiato il giusto, adesso tocca a voi.

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«Dove ti ha fatto male papà?»
Scontro fra psicologi sui test

Sette psicologi del Consiglio lombardo dell’Ordine su 15 contestano una perizia compiuta su una bambina di soli due anni e minacciano le dimissioni: «La piccola è stata suggestionata». Il padre intanto è stato condannato al carcere

   
«Dove ti ha fatto male il papà?». Intorno a questa domanda ruota l’esame condotto su una bambina di due anni che, ciuccio nella mano, rispondeva seduta in braccio alla mamma. Quella perizia (2011) è stata cruciale per condannare al carcere il padre, accusato — nell’ambito di una burrascosa separazione tra i genitori — di abusi sulla piccola. Ma ora quello stesso documento è contestato da sette psicologi del Consiglio lombardo dell’Ordine (su 15 totali), che per questo caso minacciano le dimissioni. «La perizia è la summa di tutto ciò che non si dovrebbe fare in sede di esame — spiega Mauro Grimoldi, uno dei sette, ex presidente dell’Ordine —. Il Consiglio non è stato in grado di valutare tutta la gravità dell’atto e delle sue conseguenze». C’è stato un procedimento disciplinare a carico del professionista che ha condotto il test che si è concluso — salvo ricorso — con la sanzione più lieve, l’avvertimento.
La bambina, che oggi ha 8 anni, in incidente probatorio non aveva confermato neanche un elemento dell’accusa.
Mentre prima e durante la perizia è stata «così platealmente suggestionata — secondo gli psicologi — da rendere assolutamente probabile un esito non veritiero». Concorda un noto neuropsichiatra infantile, Giuseppe Benincasa: «La perizia è stata condotta in modo assolutamente inadatto a giungere a qualunque conclusione», dice. La storia emerge a metà ottobre scorso. Durante un convegno in Bicocca, il pediatra Vittorio Vezzetti la presenta come «emblematica di un possibile falso abuso», denunciando i mancati accertamenti «contro ogni forma di tutela e contro le linee guida internazionali. Possibile che nei vari gradi di giudizio non siano state disposte neanche le visite ginecologiche e mediche di base?». Dal pubblico si alza una donna, Claudia Squassoni, presidente del collegio che in Corte di Cassazione aveva confermato la condanna al padre. «Ciò che dice il pediatra è esattissimo — spiega il magistrato, da poco in pensione —. Se nel ricorso fossero state sollevate quelle eccezioni, l’esito sarebbe stato diverso». Cioè: il verdetto di colpevolezza non sarebbe stato confermato dalla Cassazione, che deve esaminare la correttezza procedurale.

Ripercorrendo la storia: Giulia (nome di fantasia) nasce nel 2008, due anni dopo c’è la separazione conflittuale dei genitori. La mamma vorrebbe l’affido esclusivo. A marzo 2011 lei, con la nonna materna, accusa l’ex marito di aver abusato, dal luglio 2010 e per qualche mese, della bimba. Si tratterebbe un rarissimo caso di infantofilia. L’accusa ruota intorno alle frasi che la bimba avrebbe confidato alla madre e soprattutto alla nonna. Non emergono altre testimonianze, né elementi sospetti dagli accertamenti su telefoni e computer del padre. C’è la deposizione di una pediatra (nel frattempo deceduta) che constatava arrossamenti «compatibili» con un abuso. E la perizia adesso contestata. Riccardo Bettiga, presidente degli psicologi lombardi, spiega: «L’Ordine tutela gli interessi degli iscritti e dunque non commenta eventuali procedimenti disciplinari a loro carico».
Dal 2011 il padre non ha più potuto avvicinarsi a casa. Nel 2013, la condanna di primo grado (9 anni di carcere, Tribunale di Como); nel 2015, leggera riduzione in Appello (7 anni e mezzo). Poi la Cassazione, con sentenza esecutiva da dicembre 2016. Per l’avvocato della mamma, Massimo Schirò, gli indizi sono più che sufficienti. Per i legali dell’uomo, seguito da Angelo Giarda e solo in Appello da Guglielmo Gulotta, insussistenti. «A fronte di riscontri probatori deboli, molti elementi di ragionevole dubbio non sono stati presi nella dovuta considerazione», si sbilancia un noto penalista, Paolo Tosoni, non coinvolto nel processo, ma a conoscenza delle carte. Per alcuni il caso andrebbe riaperto, pensando anche a una storia analoga. Quella di un altro papà, Renato Sterio, che nel 2005 era stato condannato per presunti abusi sulla figlia che allora aveva 4 anni. L’accusa, anche in quel caso, ruotava intorno alle frasi riferite dalla mamma e dalla nonna materna, e per combinazione alcuni dei giudici sono stati gli stessi nei due processi. Sterio scontò tutti gli anni di carcere. Una volta uscito, un’ammonizione allo psicologo che aveva condotto la perizia sulla credibilità del minore e una relazione psichiatrica sulla ex moglie avevano fatto riaprire il fascicolo. La revisione portò alla dichiarazione di innocenza «perché il fatto non sussiste», e a un risarcimento da 200 mila euro per l’ingiusta detenzione.

1 commento:

  1. Ho da molti anni un'opinione assolutamente negativa della categoria degli assistenti sociali, ma se è per questo anche nei confronti di troppi periti di tribunale . La sua amica-lettrice dovrebbe essere informata anche sullo sconcio del Forteto (da far invidia a certe storiacce accadute mi pare in Romania quando era ancora sotto il tallone russo .

    Per la cronaca, sul FOrteto, il giornalista Stefano Filippi su Il Giornale ha scritto più di un articolo. Si trattava, e temo non sia ancora cambiato nulla di sostanziale, di affidamenti da parte dei tribunali a questo "centro per ragazzi difficili" di tanti giovani maschi e femmine alle cure di alcune persone che non ne avevano i titoli. Si tratta anche di casi di vera e propria pedofilia in cui a vario titolo sono coinvolti assitenti sociali, magistrati e anche la politica . Insomma, il più pulito ha la rogna e a pagare sono vittime innocenti e senza voce alcuna .

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