martedì 14 marzo 2017

CASO LOTTI. LA CANCELLIERI SI TOGLIE UN SASSOLINO DALLA SCARPA. E IO PURE.

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Come i lettori sanno, ho dei cari amici che sono impegnati nel PD, a vario livello e titolo.
Siccome hanno anche ambizioni - legittime - di farsi spazio, di assumere ruoli, magari anche di arrivare in Parlamento, non li nomino, specie poi in casi, come questo, dove esprimo delle critiche.
In particolare uno, che chiamerò "Ulisse" (per un certo tormentato vagare),  che veramente mi è molto caro, anche al di là della sincera stima che nutro nei suoi confronti per intelligenza umana e spessore professionale, ma con il quale, in politica, non di rado sono in disaccordo.
Non è tanto, solo, una questione di opinioni. E' che lui è veramente troppo "politico" !!
E quindi ha quella disinvolta incoerenza, senza la quale in politica non sopravvivi, ma che a noialtri, osservatori esterni ma attenti, non va mica troppo giù.
Dunque, il nostro Ulisse è uomo di sinistra da sempre, e siccome è abbastanza grande, ha fatto anche in tempo a votare PCI. Certo, non me lo immagino un Pajettiano, un amico fedele di Mosca e del PCUS, ma Berlingueriano sì.
Quando nel 1989 c'è la svolta di Occhetto, che cerca di salvare la "ditta" dal crollo del Muro, sono sicuro che segue il segretario e non la diaspora di Cossutta e Bertinotti.
Quindi si fa il PDS, poi i DS e infine il PD. Non so, nel lungo derby tra Veltroni e D'Alema, da che parte stia Ulisse, glielo chiederò un giorno, per curiosità.
Nel 2012, si smarca dalla sinistra ortodossa e tradizionale, che in fondo è casa sua, per la storia personale ipotizzata e fin qui tratteggiata, e sposa la causa dell'astro nascente : Matteo Renzi.
Coraggiosa, come scelta, in considerazione che il PD  Bersaniano è dato per sicuro vincente nelle elezione del 2013, e quindi sarebbe più conveniente restare al calduccio degli amici del segretario in carica, certo vincitore delle primarie finalizzate alla scelta del candidato premier. E invece Ulisse sceglie il mare aperto (nomen omen si potrebbe dire, se veramente si chiamasse come l'eroe omerico), e segue renzino nella sua sfida. Persa, ancorché con onore.
Sappiamo come andò poi alle elezioni : la vittoria mancata, il rigore sbagliato a porta vuota, Bersani in grave e confusa depressione e Renzi che stavolta vince, a mani basse, il congresso per l'elezione del nuovo segretario, stracciando Cuperlo e Civati.
Da lì a qualche mese, Matteo approderà a Palazzo Chigi, soffiando il posto al compagno di partito, Enrico Letta, che, ovviamente, non glielo ha perdonato.
E il 2014, l'anno dell'euforia renziana, con la vittoria alle Europee che segna un sorprendente - e piuttosto estemporaneo, come si vedrà presto - 41%.
Il carro dei renziani straborda, ma il "nostro" fa parte degli amici della prima ora, gli va riconosciuto, e tutto sommato non viene nemmeno premiato come sarebbe giusto.
2017, sembra passata un'era dal trionfo europeo, e il 4 dicembre dell'anno appena trascorso c'è stato il disastro referendario.
Il PD anticipa il congresso, e stavolta Ulisse cambia :  sposa la candidatura di Orlando, competitor di Renzi...
Ora, per carità, cambiare idea si può. Dirò di più : Orlando mi sembra avere un profilo anche più in linea con il cursus honorum del mio Ulisse. Però, se cambi, una spiegazione devi darla.
"Lascio Renzi perché ha fatto questi errori, perché mi ha deluso in questi passaggi, non ha mantenuto certe promesse". Oppure "Orlando mi convince di più, perché è più di sinistra e può riunire il partito, oggi sfibrato dalle defezioni di chi se ne è andato e dal nervosismo di quelli che sono rimasti".
O altro ancora.
Però non dire nulla, cambiare cavallo e basta, non mi suona.

Con Ulisse poi mi devo togliere un sassolino dalla scarpa, che risale al tempo della Cancellieri, bravissimo ministro degli Interni nel governo Monti (l'unica di quel governo che mi piaceva) e poi della Giustizia con Letta.
Ebbene, nel 2013 l'opposizione cavalca il caso della figlia di Salvatore Ligresti, arrestata - per esercitare le solite estorsioni confessorie sul padre, oggetto vero dell'azione penale - e presto in uno stato di prostrazione che ne mette a rischio l'incolumità, e che la  Ministra ha il torto di "attenzionare" all'autorità amministrativa penitenziaria. Ora, finché è l'opposizione, chiedendo addirittura le dimissioni del politico che fa "favoritismi"(pensa tu !!! che scandalo...), si può capire, fa il suo mestiere, ancorché in certe casi quello dello sciacallo non è un bel lavoro.
Ma anche qualche frangia della maggioranza scalpita, e tra questi ci sono renzino e i suoi, tra cui, appunto, Ulisse.
Che nella vita professionale è un solido garantista, mentre in quella politica qualche volta cede alla real politik.
Posso capire, ma non apprezzare.
Successivamente, con Renzi premier, sono capitati altri casi di opportunità e sensibilità , sempre trattati con la stessa incoerenza : se abbastanza amici, garantisti fino alla fine, altrimenti se ne può parlare.
Lotti è decisamente un amico, beato lui...

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«Renzi mente su di me Non si può gridare allo scandalo solo se fa comodo»

di Fiorenza Sarzanini
 
Annamaria Cancellieri - Quirinale.jpg
 
ROMA Nel dibattito sulla giustizia scatenato dall’inchiesta Consip che ha tra gli indagati il ministro per lo Sport Luca Lotti e Tiziano Renzi, il suo caso è stato evocato sia da chi ha accusato Matteo Renzi di essere «garantista a fasi alterne», sia dallo stesso ex presidente del Consiglio che nel novembre 2013 ne aveva chiesto le dimissioni da ministro della Giustizia. La vicenda è nota, riguarda Giulia Ligresti, arrestata per ordine dei giudici di Torino, per cui Annamaria Cancellieri chiese notizie al dipartimento delle carceri e finì indagata per le telefonate con la famiglia, ma subito archiviata. All’epoca disse di essere stata «attaccata così duramente, perché l’obiettivo era far fuori il governo Letta». Poi non aveva mai più voluto parlare di questo argomento «e adesso lo faccio soltanto perché sono stufa di essere tirata in ballo a sproposito».

Perché a sproposito?

«La mia posizione è stata chiarita non da me, ma dal procuratore di Torino dell’epoca Giancarlo Caselli che ha specificato come il mio comportamento fosse stato irreprensibile».

Renzi ha ripetuto che lei «chiamò la famiglia di un indagato per dare solidarietà. Quella cosa lì un ministro non la può fare».

«Voglio ribadirlo una volta per tutte: io chiamai la moglie di Ligresti che era una mia amica cara il giorno degli arresti. E ho già detto pubblicamente di aver commesso una leggerezza. Ma appunto di questo si tratta. Sul resto posso dire di essere stata irreprensibile: sono intervenuta per Giulia Ligresti e lo rivendico, perché l’ho fatto per moltissimi altri detenuti. Non mi sarei mai perdonata se non l’avessi fatto».

Non fu un’interferenza?

«No. In ogni caso io sono molto favorevole ad aprire una riflessione vera sul comportamento dei politici e di tutti coloro che ricoprono un incarico pubblico. Lo si faccia al più presto, però si fissino regole certe che valgano per tutti in modo da chiudere la discussione. È un po’ ridicolo che si gridi allo scandalo in alcuni casi e in altri, quando fa comodo, si dica invece che tutto è normale».

Si riferisce al caso del ministro Lotti?

«Ho subìto e continuo a subire attacchi talmente gravi che non mi permetterei mai di giudicare casi personali. Per me conta la coerenza e per questo chiedo di essere lasciata fuori dalle polemiche. Mi piacerebbe che la politica si occupasse di cose buone e dei problemi reali del Paese».

Il tema del garantismo non è importante?

«Fondamentale per me che sono una garantista convinta. E ho sempre rivendicato le mie scelte, anche quelle scomode, proprio in nome di questo. Non mi piace quando si usa il garantismo a orologeria, per difendere questa o quella parte politica, per screditare l’avversario, salvo poi cambiare idea quando si è coinvolti. E non basta dire “io sto con i magistrati” per mettersi la coscienza a posto».

In che senso?

«Accade spesso, quando si apre la polemica sulla giustizia legate alle inchieste, che il politico coinvolto premetta di essere dalla parte dei magistrati e poi lanci strali pesanti. Per stare dalle parti dei magistrati, e più in generale delle istituzioni, basterebbe fissare un codice e rispettarlo».

Lei che cosa propone?

«Ci sono casi in cui è necessario un passo indietro anche senza aver ricevuto l’avviso di garanzia e, al contrario, un indagato potrebbe rimanere al proprio posto quando è in grado di dimostrare di essere stato corretto e dunque di essere estraneo ai fatti. Per questo ritengo che prima di lanciare strali e giudizi si debba fare grande attenzione, soprattutto se si riveste un ruolo di rilievo».

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