venerdì 12 maggio 2017

LA CEDU CONDANNA L'ITALIA ANCHE PER L'INGIUSTIZIA MINORILE : PROCESSI LENTI E IGNORATI I DIRITTI DEI GENITORI

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Ho scritto più volte che la giustizia italiana non funziona, la macchina è rotta, e fa  solo rumore. Il diuturno finto affannarsi di soggetti che si muovono nelle aule di udienza, nelle cancellerie, è come l' "ammuina" delle esercitazioni navali della reale marina borbonica.
Accade pure che si facciano anche cose buone, ma sempre, pure in questi casi, si passa per tempi inaccettabili.
Ci sono dei progressi, dicono le statistiche, ma in realtà dipende molto dai distretti, e poi il miglioramento è per lo più dovuto al disastro da cui si parte. Se prima per fare una causa di PRIMO grado occorrevano almeno 4 anni, e adesso con due (più due e mezzo - tre va) si può sfangarla, si può parlare di una evoluzione incoraggiante.
Ma ancora troppo lunga. Senza contare che in Appello ce ne vogliono sempre altrettanti quattro ! Per non parlare della Cassazione. Questo nel civile. In penale non mi sembra meglio, tanto che per non far prescrivere i processi mica hanno risolto per farli più speditamente, no, hanno allungato i tempi della prescrizione !!

Ho anche scritto che se in generale la tempistica è essenziale per una buona giustizia, questa diventa imprescindibile nei processi più delicati, ad esempio in materia di minori.
Anche qui, nessuno si sogna di negarlo, a parole, e anche nei fatti questi processi durano un po' meno rispetto agli ordinari. Ma siamo sempre nell'ordine dei due anni, che diventano circa quattro con l'appello...una follia.
E così anche in questa materia l'Italia ha iniziato a prendersi le sue bacchettate dalla CEDU, la Corte Europea per i diritti dell'uomo, che ha stigmatizzato questi ritardi e le loro gravissime conseguenze.
Pensate al caso recente di quella coppia, che si è vista privata della figlia neonata per una falsa accusa di abbandono, e che dopo essere stata assolta se la vede negare perché "ormai sono passati sette anni e la bambina è cresciuta coi genitori adottivi"....
Il caso è clamoroso, ma il problema del tempo si presenta anche quando invece di sette anni sono passati sette mesi : più che sufficienti per poter rovinare la relazione genitore figlio, e far pensare ai giudici che "ormai"...
Un'altra cosa importante dice la CEDU. Il genitore ha il DIRITTO di vedere i propri figli, di stare con loro, di partecipare alla loro educazione. DIRITTO
E no perché da noi, co sta storia perniciosa dell' "interesse principale del minore", troppo spesso questo diritto viene cancellato ! HO sentito con le mie orecchie un giudice minorile dire a due genitori terrorizzati che loro erano solo degli "affidatari" dei bambini da parte dello Stato... Roba da rivoltargli addosso la scrivania.
I giudici se ne impippano abbastanza della CEDU - in questo campo le corti di merito tendono spesso anche a buggerarsene della Cassazione, che stabilisce principi di diritto avvertiti come troppo "astratti", distanti come sono dal "campo", dove i giudici dei primi gradi operano (malamente) - e quindi quei genitori, penalizzati dall'ingiustizia italiana, avranno ben magra soddisfazione dalla vittoria a Strasburgo. Ma magari, lentamente, in futuro, qualcosa cambierà.
Io ci credo poco, ma è giusto che i più giovani colleghi invece si battano per questo, imparando a portare oltre confine le ragioni dei loro clienti, visto che qui le cose vanno come vanno.
A forza di bastonate, magari lo Stato si stufa e si rivale nei confronti di giudici pigri o, peggio, divenuti cinici.
Di seguito, il caso di un padre cui la ex moglie non faceva vedere i figli, e che ha portato ritardi ed inefficienze del sistema italiano davanti alla Corte, vincendo.





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Se la madre non fa vedere i figli all’ex marito

Se la madre non fa vedere i figli all’ex marito
L’uomo può rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo se l’ex moglie non gli fa vedere i figli e i giudici, oltre ad emettere la sentenza in ritardo, non gli garantiscono il diritto al rispetto della vita familiare.
L’Italia non è un Paese per padri separati. A dirlo è, ancora una volta, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo secondo cui le autorità del nostro Paese non riescono a far rispettare il diritto dei genitori a mantenere le relazioni con i propri figli dopo la separazione e/o il divorzio. Così, quando la madre impedisce ai bambini di vedere l’ex marito o, comunque, frappone numerosi ostacoli, quest’ultimo ha sì diritto a rivolgersi ai giudici nazionali, ma anche a ottenere una tutela immediata. Non invece, dopo due anni, come nel caso deciso da una recente sentenza della Cedu  ( sent. n. 66396/14 del 4.05.2017) . La Corte dei diritti dell’uomo ha ancora una volta bacchettato l’Italia per non rispettare il diritto dei padri separati al rispetto della vita familiare. Così, se la madre non fa vedere i figli all’ex marito dovrà essere il tribunale, eventualmente valendosi dei servizi sociali, a ripristinare i rapporti con i bambini in modo celere: ogni mese che passa, infatti, questi ultimi si allontanano sempre di più dal genitore, per poi – nei casi più gravi – arrivare a una vera e propria forma di rifiuto della figura paterna.
on è quindi ammissibile pensare a uno Stato democratico che non tuteli il papà nel suo diritto/dovere a vedere i figli.
Non è la prima volta che la Cedu (appunto, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo) condanna l’Italia per il mancato rispetto della vita familiare all’interno delle coppie separate e/o divorziate.
Tutte le autorità nazionali (dai giudici ai servizi sociali) – ricordano gli eurogiudici – devono adottare misure adeguate per sanzionare la mancata cooperazione di un genitore che impedisce all’altro una relazione affettiva con il figlio. Inoltre le sentenze devono essere emesse in tempi rapidi atteso che il fattore tempo può avere conseguenze irreparabili nelle relazioni con i figli.

La violazione di tale diritto è altresì violazione di una delle norme chiave della Convenzione dei diritti dell’uomo [art. 8] che sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare. La disposizione recita nel seguente modo:

Diritto al rispetto della vita privata e familiare

  1. Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
  2. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.
Così, se la madre non fa vedere i figli all’ex marito, quest’ultimo può rivolgersi al tribunale affinché condanni la donna al ripristino delle relazioni familiari, eventualmente comminandole una sanzione. Il codice di procedura civile ( art. 709 ter cpc)  contiene una norma specifica che disciplina casi di questo genere, la quale prevede che, in caso di gravi inadempienze che arrechino pregiudizio al minore o che ostacolino il corretto svolgimento delle modalità dell’affidamento, il giudice possa ammonire il genitore inadempiente; disporre il risarcimento dei danni a carico di uno dei genitori nei confronti del minore; disporre il risarcimento dei danni a carico di uno dei genitori nei confronti dell’altro genitore; condannare l’inadempiente al pagamento di una sanzione (da 75 a di 5.000 euro) a favore della Cassa delle ammende. 
Se però il giudice non applica questa norma o, nell’applicarla, emette la sentenza dopo molti mesi, l’uomo cui l’ex moglie non gli fa vedere i figli può rivolgersi a Strasburgo, ossia alla Cedu, chiedendo il ripristino dei propri diritti.
La Corte Europea condannerà lo Stato italiano a risarcire il padre separato.
È infatti evidente che un ritardo nella procedura rischia di far diventare “fatto compiuto” il problema in discussione, mentre è necessario che le relazioni familiari tra genitori e figli siano regolate sulla base dell’insieme degli elementi pertinenti e non sul fattore tempo.

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