sabato 6 maggio 2017

REVOCATA LA SQUALIFICA A MUNTARI. PROBLEMA RISOLTO ? MICA TANTO

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Le regole sono regole, così come le leggi sono leggi, e vanno rispettate. Se si ritiene che siano sbagliate, ci si adopera per cambiarle, ma fino a quel momento...
Giusto, in astratto. In concreto, se le regole diventano una miriade, successive nel tempo, rincorrendosi in modo spesso anche contraddittorio, alla fine paralizzanti, la gente si difende aggirandole o proprio trasgredendole.
Questo fa sì che si crei un gioco a rimpiattino, di perenne guardie e ladri, dove le guardie non sono sufficienti, dove i cittadini sono sudditi (monelli) e lo stato va scritto con la s minuscolo non meritando rispetto.
In questo scenario deprimente, si colloca la vicenda Muntari, il giocatore africano oggi al Pescara (famoso per un gol annullatogli in un Milan Juventus di sei anni fa..., ma su certe cose la memoria dei tifolesi è permanente), che si è ribellato al suo giudice, cioè l'arbitro, che invece di tutelarlo contro i cori razzisti lo aveva ammonito per essersi rivolto direttamente ai tifosi (pare che sia proibito). Per protesta, Muntari ha abbandonato il campo, senza autorizzazione, e anche questo non si può fare. Seconda ammonizione, e quindi squalifica.
Stavolta l'occhiuta e ottusa giustizia sportiva ha sbagliato bersaglio : se l'è presa con un nero, su una questione sensibile come il razzismo. Capirai, si è smossa l' ONU !! , con inevitabile imbarazzo di Federazione e Coni.
Risultato, Muntari è stato "persuaso" a fare appello - pare che lui manco ci pensasse, immaginando l'inutilità o forse volendo manifestare, astenendosi, la sua completa sfiducia in un simil sistema (dagli torto !) - e, toh, la squalifica è stata revocata.
Tutto è bene quel che finisce bene, si direbbe. Non troppo, a mio avviso. La regola becera, per cui un arbitro ( a proposito, che succede adesso a quello un pizzico codardo di Cagliari Pescara ? ), un po' tardo, o insensibile, o don abbondiano, ha ammonito due volte Muntari, innescando il meccanismo della squalifica, è sempre lì.
E non è prevedibile che sempre si smuova il Palazzo di Vetro per rimediare !
SI parla di "buon senso", che è sicuramente virtù preziosa che non dovrebbe mancare MAI ai giudicanti, di qualsiasi tipo essi siano.
Però questa condizione è sì necessaria, ma NON sufficiente, perché il buon senso resta una categoria opinabile.
Serve intervenire sulle regole, falcidiandone il numero, eliminando le contraddizioni, lasciando quelle logiche e comprensibili.
Hai detto niente...




Le regole sulla nostra pelle

ANSA
Le regole sono regole, e dicono che i calciatori non discutono col pubblico. Nemmeno se ti chiami Sulley Muntari, e sei un calciatore ghanese a cui una parte (piccola) del pubblico di Cagliari sta dedicando coretti a imitare il verso della scimmia. Nemmeno se fra quelli c’è un bambino coi genitori a cui, per dare una lezione di garbo, regali la maglietta. E neanche se il pubblico va avanti, e l’arbitro ti richiama, e tu gli fai notare che dovrebbe sospendere la partita. Non puoi perché l’arbitro non la sospende, secondo le regole, perché i cori sono sparuti, e se insisti l’arbitro ti ammonisce.  
 
E se ti scocci, e gridi questo è il mio colore, e abbandoni il campo, vieni espulso e squalificato per un turno. Le regole sono regole, sebbene il commissario Onu per i diritti umani abbia detto che Muntari è stato esemplare, e il Guardian abbia scritto che negli stadi italiani c’è qualche problema di razzismo. Le regole sono regole, persino in Italia, dove più sono sciocche e sorde e cieche e più trovano probabilità di applicazione. Lo sa l’allenatore di Muntari, Zdenek Zeman, che ha difeso il giocatore ma ha aggiunto che non ci si fa giustizia da sé. E lo sapeva meglio di tutti Rosa Parks, la donna di colore che nel 1955 si fece giustizia da sé, violò una regola e non cedette il posto sull’autobus a un bianco. E indignò l’America. E l’aiutò a cambiare. 

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