giovedì 28 dicembre 2017

ITALIA SECONDO ISTAT : UN PAESE DA NUMERI "NOIOSI"

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Bè, un po noiosa stavolta la lettura dei numeri ISTAT di fine anno. Nessuna novità sostanziale, verrebbe da dire, e nemmeno la tanto vituperata denatalità sembra incidere sul numero degli italiani circolanti. Oddio, cambia l'età.  Quando io andavo alle elementari, il mio sussidiario mi informava che in Italia eravamo 54 milioni e passa. Non pochi, per la superficie della penisola, lunga ma strettina.  Ebbene, dopo 40 anni quelli siamo, pure un po' di più. Il totale infatti è di 60 milioni, ma ci si arriva con il contributo, relativamente apprezzato, degli stranieri, per cui i peninsulari quelli sono : 55 milioni.  Che è cambiato ? L'età !  I bambini nascono di meno (ma quasi 500.000 bimbi non sono poi così pochi) e i vecchi non muoiono, e così il saldo è sì negativo ma di poco. 
Siamo un popolo di vecchi..., e un pochino forse si vede. 
L'aspettativa di vita si allunga, ma, as usual, più per le donne. Noi maschietti forse arriviamo a 80, mentre le donne sgambettano più o meno arzille verso gli 85. Buono comunque, se non fosse che bisogna vedere COME ci si arriva E sì perché l'allungamento della vita non è dovuto ad una condotta o un ambiente più salubri (anzi...), ma alla tanto detestata chimica farmaceutica. Sono le pasticche, contro tutto - diabete, colesterolo, cardiopatie e su per li rami - , a tenerci di più in vita, e se sicuramente l'età anziana è migliorata anche nella qualità, non direi la vecchiaia tout court, con un esercito crescente di badanti e il sold out delle cliniche e delle case di cura per i nostri vecchi, cui non riusciamo a stare dietro. 
Naturalmente si consolidano le differenze tra nord e sud, sia per la salute che per il reddito (le due cose camminano spesso insieme). 
Non mi colpisce l'aumento delle separazioni e dei divorzi, ché  questo da tempo è uno dei pochi campi in cui siamo  veramente europei ( da tempo i soliti paesi di riferimento, Germania, Francia e GB hanno raggiunto percentuali del 50%, noi siamo dietro, attorno al 30, ma ci impegnamo !) , mentre mi colpisce di più il numero registrato dei single : un terzo circa della popolazione...
Tanto, in effetti, considerato che l'essere umano non è predisposto a stare da solo, e questo è naturale, e la solitudine è in genere motivo di panico che porta anche a scelte sciagurate "pur di".
Nonostante ciò, sembra che alla fine un terzo scelga, accetti o si rassegni a stare da solo. Insomma, "male accompagnato" comincia a fare più paura, e potrebbe non essere un male.
Ah, diminuiscono i reati più gravi (omicidi, rapine, pare anche le violenze sessuali, ma magari le denunce arriveranno tra 20 anni, come di moda ultimamente per quelli dello spettacolo), però caspita, 500.000 fascicoli aperti ogni anno non sono affatto pochi.
Per fortuna ( ironia da fine anno) tornano a riempirsi le carceri (non solo di colpevoli, molti sono ancora imputati), cosa che piace sempre ai più. 
Nulla di nuovo, tutto sommato. 



LaStampa.it

 Italia tra i Paesi più vecchi al mondo: in aumento i single e il costo della vita nelle grandi città
L’annuario 2017 dell'Istat fotografa come cambia il paese: : nati 12mila bambini in meno rispetto al 2016
 
Vivere nelle grandi città costa alle famiglie quasi 500 euro al mese di più, secondo i dati dell’Annuario dell’Istat 2017. Famiglie italiane che in un caso su tre sono composte da una sola persona, mentre il numero medio dei componenti scende a 2,4. E in vista del prossimo voto si apprende che c’è meno voglia di politica, il 24% non si informa, il 32 non ne parla mai. Intanto continua il calo delle nascite, anche se torna ad aumentare la speranza di vita, mentre il 2015 vede un calo del numero delle imprese ma un aumento degli occupati. Cala anche il numero delle pensioni, ma la relativa spesa sale. E sul fronte salute resta ancora il divario fra Nord e Sud.  

Italia tra i più vecchi al mondo  
L’Italia resta uno dei Paesi più vecchi al mondo. Continua il calo delle nascite, ma torna ad aumentare la speranza di vita. È quanto emerge dal rapporto Istat 2017. 
Nel 2016 si sono riempite 473.438 culle, 12.342 in meno rispetto all’anno precedente. E il calo delle nascite continua a essere affiancato dalla posticipazione dell’evento: le gravidanze avvengono, infatti, in età sempre più avanzata. A livello internazionale il nostro Paese si trova al sesto posto per fecondità più bassa nella classifica europea: all’ultimo posto c’è il Portogallo con 1,31 figli in media, mentre la Francia, con 1,96 figli in media per donna, è il Paese più prolifico. 

Cala il numero dei decessi  
Nello stesso anno il numero dei decessi, invece, cala rispetto al picco dell’anno precedente e raggiunge le 615.261 unità (32.310 morti in meno rispetto all’anno precedente). La speranza di vita alla nascita (vita media), dopo una battuta d’arresto, riprende a crescere e passa da 80,1 a 80,6 anni per gli uomini e da 84,6 a 85,1 per le donne. Il Nord-Est è l’area geografica con la speranza di vita più alta anche nel 2016 mentre il Mezzogiorno è caratterizzato da una vita media più bassa. L’Italia resta uno dei paesi più vecchi al mondo, con 165,3 persone con 65 anni e più ogni cento con meno di 15 anni.  

In aumento i single  
Aumentano le famiglie composte da una sola persona (da 20,5 a 31,6%) e si riducono quelle di cinque o più componenti (da 8,1 a 5,4%). Nel volgere di vent’anni, spiega l’Istituto di statistica, il numero medio di componenti in famiglia è sceso da 2,7 (media 1995-1996) a 2,4 (media 2015-2016).  

In aumento matrimoni e divorzi  
Aumentano i matrimoni ma ancora di più i divorzi. Nel 2015 i matrimoni riprendono a crescere passando dai 189.765 dell’anno precedente a 194.377. È nelle isole che ci si posa di più e il rito che gli sposi scelgono principalmente è sempre - seppure in costante calo - quello religioso che nel 2015 ha caratterizzato il 54,7% delle nozze. A livello internazionale l’Italia risulta comunque essere sempre uno dei paesi con la nuzialità più bassa: soltanto Portogallo e Slovenia hanno un quoziente inferiore. Sul fronte delle separazioni si passa dalle 89.303 del 2014 a 91.706 del 2015 mentre per i divorzi l’aumento è decisamente più marcato: da 52.355 salgono a 82.469, un’impennata dovuta soprattutto all’entrata in vigore a metà 2015 del “divorzio breve”.  

Popolazione in calo  
Al 31 dicembre 2016, la popolazione residente in Italia era pari a 60.589.445 unità (29.445.741 maschi e 31.143.704 femmine), oltre 76 mila unità in meno rispetto all’inizio dell’anno. A livello territoriale il Sud e le Isole sono la ripartizione con il maggiore decremento annuo (-0,3 per cento); come nell’anno precedente il maggior numero di residenti, il 26,6 per cento del totale, si trova al Nord-ovest (16.103.882 unità). 

Stranieri  
Al 1° gennaio 2017 la popolazione straniera residente era pari a 5.047.028 unità, l’8,3 per cento del totale dei residenti, più 0,4%. Anche la distribuzione in base all’area di provenienza ricalca quella dell’anno precedente: la maggior parte dei cittadini stranieri residenti in Italia è dell’Ue (30,5 per cento della popolazione straniera residente); seguono quelli dell’Europa centro-orientale (21,0 per cento) e dell’Africa settentrionale (12,9 per cento). È solo nel Nord-est che la percentuale più elevata di cittadini stranieri (il 28,6 per cento) proviene dall’Europa centro-orientale. 

In Italia 4,7 milioni di poveri  
Nel 2016, le famiglie in condizione di povertà assoluta sono 1,6 milioni, per un totale di 4,7 milioni di individui poveri (il 7,9% dell’intera popolazione). Le famiglie che vedono peggiorare le loro condizioni rispetto all’anno precedente sono quelle numerose, soprattutto coppie con tre o più figli minori (da 18,3% del 2015 a 26,8% del 2016). L’incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (12,5%) e raggiunge il suo minimo fra le persone di 65 anni e più (3,8%). Lo rileva Istat nell’Annuario statistico. 

Salute, resta il divario tra Nord e Sud  
Resistono le differenze della rete d’offerta ospedaliera a seconda delle regioni: i posti letto ordinari per mille abitanti sono rimasti superiori al Nord rispetto al Mezzogiorno negli otto anni che vanno dal 2007 al 2015. Nel periodo 2013-2015 il numero di medici di base è leggermente calato (-1,2%), pressoché stabile il numero di pediatri (-0,5%). Nello stesso periodo è cresciuto il numero di posti letto nelle strutture di assistenza residenziale (4,4% in più dal 2013 al 2015) mentre si sono ridotti i posti letto ospedalieri, soprattutto quelli in “regime per acuti”. 

Italiani e sport : donne più sedentarie  
Il 25,1 per cento degli italiani afferma di praticare nel tempo libero uno o più sport.  
La quota di sedentari, cioè di coloro che non svolgono nè uno sport nè un’attività fisica nel tempo libero, è pari al 39,2 per cento; più sedentarie le donne rispetto agli uomini, il 43,4 per cento delle donne dichiara di non svolgere alcuna attività fisica rispetto al 34,8 per cento degli uomini. 

In calo omicidi e furti ma crescono le truffe  
Calano i delitti in Italia, soprattutto omicidi, furti e rapine, ma aumentano le estorsioni e le truffe via internet. In particolare, dice l’Istat, i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria nel 2015 sono stati 2.687.249 e sono state 564mila le persone denunciate nei confronti delle quali è stata avviata l’azione penale (di queste il 24% è straniero e il 3,4% minorenne). In particolare, “risultano in diminuzione i delitti contro la persona: gli omicidi volontari consumati (-1,3 per cento) e, al loro interno, quelli di tipo mafioso, che costituiscono attualmente il 9,2 per cento del totale (quota più che dimezzata rispetto al 2004, quando era il 19,3 per cento), gli omicidi volontari tentati (-3,8 per cento), le violenze sessuali (-6,0) e le lesioni dolose (-3,2 per cento). Sono invece in netto aumento, sottolinea ancora l’Istituto, sia le estorsioni, con un +19.7% rispetto al 2014 (una crescita che arriva al 60% se si considera l’ultimo quinquennio), le truffe e le frodi informatiche, che fanno registrare un +8,8%. 

Carceri, detenuti in aumento  

I detenuti presenti nelle carceri alla fine del 2016 risultavano essere 54.653, in aumento rispetto al 2015 (+4,8 per cento). Dopo un deciso calo (-23,2 per cento nel periodo 2010-2015) delle presenze in carcere, anche a seguito di una serie di misure normative, poste in atto allo scopo di ridurre il ricorso alla detenzione in carcere, si nota dunque un segno di ripresa da monitorare attentamente. L’Istat rileva che l’indice di affollamento delle carceri in Italia sale a 108,8 alla fine del 2016 (era 105,2, oltre tre punti percentuali in meno, l’anno precedente). 

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