Sono stato molto orgoglioso nel trovare oggi su Libero l'articolo di Davide Giacalone che ribadiva, approfondendolo, il dubbio da me espresso ieri nel postare l'articolo del Corriere relativo alla nuova indiscrezione relativa alla vicenda Bossetti, e riguardante le indagini svolte dagli inquirenti in ordine a delle presunte relazioni extra coniugali della moglie del sospettato. Che ci azzecca ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/08/la-madre-di-bossetti-forse-implicata-in.html ) questo con l'omicidio della piccala Yara Gambirasio ? Nulla, mi risponde Giacalone, e prosegue.
Buona Lettura
Di madre, moglie e diritto
Un cittadino italiano (volutamente ne ometto il nome) da più di due mesi è in carcere. Sospettato di omicidio, non solo è da considerarsi innocente, ma non è neanche imputato, visto che non ne è stato chiesto il rinvio a giudizio. Gli comunicarono, al momento dell’arresto, che era scientificamente dimostrato che sua madre lo aveva concepito con un uomo diverso da quello che lui, fino a quel momento, considerava suo padre. Già che ci si trovavano, lo comunicarono anche al resto del mondo. La donna nega, ma la presunzione di cornificatrice le toglie ogni pubblica credibilità. In quel caso, comunque, la cosa aveva una logica: visto che la prova schiacciante e non confutabile consisteva nel dna dell’assassino, ritrovato sul corpo della ragazzina ammazzata, e datosi che il dna corrisponde a quello del sospettato, e che a quello s’è giunti grazie a quello del padre vero, non coincidente affatto con quello del marito di sua madre, lo sgradevole dettaglio aveva una sua rilevanza.
Ora si comunica al detenuto, e già che ci si trova lo si comunica a tutti, che anche la moglie non brilla per monogamia, talché avrebbe avuto due amanti. Si potrebbe dire: una famiglia esemplare. Ma dico: magnifico esempio di come non dovrebbe funzionare la giustizia.
Il giorno dopo l’arresto del sospettato già lo scrivemmo: se il dna è una prova che lo inchioda, posto che lui si proclamava (e continua a farlo) innocente, non resta che portarlo subito a processo, mentre non sarebbe tollerabile che le indagini partano dall’averlo sbattuto in galera. Non ho idea se sia colpevole o innocente. Non posso e non devo averla. Chi ragiona di colpevolezza e innocenza può ben animare gli oziosi pomeriggi al bar, ma non ha nulla che ricordi la cultura del diritto.
So per certo, perché lo leggo nella Costituzione e in un paio di trattati internazionali, che è da considerarsi presunto innocente. Quindi chiedo che sia processato, in modo che tale presunzione cada. O cadano le accuse. Invece vengo continuamente insolentito e informato con notizie che nulla hanno a che vedere con l’omicidio. So che ci sono pagine web ove lui e la moglie espongono non so cosa, anzi: so cosa, ma non come, perché non sono un guardone. So che la madre se la faceva con un altro. So che la moglie non è da meno, ma al plurale. So che ci sono dei figli, al momento con padre presunto assassino, madre e nonna puttaneggianti. Osservo il tutto e inorridisco.
Anche ammesso: se la moglie ti mette le corna, per questo vai ad ammazzare una ragazzina estranea? Se fai spettacolo della tua vita sessuale, per questo violenti le bambine? Se tua madre restò gravida lontana da casa, per questo desideri e procuri la morte ad altri? Per carità, possono anche essere elementi di contorno. Ma la pietanza principale è quella annunciata fin dal primo momento: quell’uomo è l’assassino perché il suo dna si trova sulla vittima. Il fatto è che una cosa simile non può deciderla un gabinetto scientifico, per quanto onesto e sofisticato, né può stabilirlo la procura della Repubblica. Tocca al tribunale, tocca al processo. Ma qui neanche si chiede il rinvio a giudizio. In compenso si fa spettacolo pornografico dell’inchiesta.
Giriamo la frittata. Metti che sei una madre inseminata in trasferta, puoi ben tacerlo ai pargoli, ma non è un buon motivo per difenderne l’innocenza innanzi a un delitto abominevole. Metti che sei una moglie multiuso, puoi ben tacerlo al marito, ma non è un buon motivo per difenderne l’innocenza. Anzi, è un buon modo per liberarsene. Invece le due donne negano e lo difendono. Cuore di mamma e cuore di moglie? Perché no. Ma non vorrei che fosse altro, il cuore del problema: le loro accuse servono alla procura, perché le prove sono schiaccianti solo nella rappresentazione scenica. Loro negano la prestazione, sicché si beccano il trattamento che stanno subendo.
Perché scaldarsi tanto? In fondo potrebbe essere un diavolo, colpevole. Perché demoniaca è la giustizia che uccide prima del processo, che pretende di risalire dall’animo delle persone, o dalle loro mutande, alle prove di un delitto. Perché lasciar correre, con ragionevole ribrezzo, significa rassegnarsi alla ripugnanza di una società nella quale la giustizia spettacolo conta più del diritto. Perché è banale invocare la giustizia ove si è certi dell’innocenza, mentre è vitale invocare il diritto, e i diritti, quando può ben esserci colpevolezza.
bell'articolo, ma disperante
RispondiEliminaDOMENICO BATTISTA
RispondiEliminaDalla tragedia alla farsa
RICCARDO CATTARINI
RispondiEliminaBello tutto, belli tu e Giacalone. Ora però bisogna chiedersi che fare. Qualche idea? Io mi ci arrabatto, come credo si sappia, da un pò, ma comincio ad essere a corto di progetti innovativi. Voi?