lunedì 12 settembre 2011

LA CERTEZZA DEL DIRITTO. GLI ASINI CHE VOLANO.

Faccio l'avvocato da 25 anni. Il tempo di intervallo di un giubileo, un quarto di secolo, metà della mia vita. Sono contento di me stesso al pensiero che ho impiegato molto ma molto meno di tutto questo tempo per capire come certe parole e/o frasi retoriche appartenessero , nella migliore delle ipotesi, alla sfera dei luoghi comuni. Ne cito alcune :
1) Palazzo di Giustizia. La Giustizia è un concetto quasi DIVINO. E' un'aspirazione dei migliori (nemmeno della maggioranza). Non è quella che si trova nei Tribunali, dove, bene che vada, si può confidare nell'osservanza della LEGGE (che di divino ha proprio nulla. Fatta dagli uomini, per gli uomini, contingentata al presente, cioè ai valori considerati PREVALENTI in quel momento, in quel tempo. Certo ci sono dei valori per fortuna pressoché universali (dei dieci comandamenti però me ne vengono in mente un paio ..."Non uccidere", "non rubare"...non di più ormai)
2) La Legge è uguale per tutti.  Bisognerebbe aggiungere, o capire, che lo è - quando va bene - a condizioni e situazioni UGUALI. Una diversificazione delle premesse, che abbia delle ragioni, a volte condivisibili a volte no, porta a discriminazioni. Un esempio. Le due persone che concepiscono una vita non hanno , nelle prime 12 settimane ,   lo stesso diritto sulla vita del nascituro. Solo la donna può decidere se interrompere o meno la gravidanza. Perché ? Perché lo dice la LEGGE. Privilegiando, secondo un metro di valori per lo più - ma non unanimamente - condiviso, la donna rispetto all'uomo, operando una evidente discriminazione nei confronti di quest'ultimo. Che la società reputa giusta, e tanto basta. Tra lavoratore e datore di lavoro la legge opera tutele differenti, perché il legislatore ha valutato che IN PARTENZA, le posizioni sono differenti, e quindi stabilisce delle regole a favore dell'uno contro le libertà dell'altro (di poter licenziare chi vuole per esempio). La stessa cosa nel campo della locazione, dove criterio di interpretazione di un contratto è espressamente il favor conductoris, cioè l'inquilino. Quindi non facciamo ridere quando pretendiamo l'uguaglianza di fronte alla legge dei parlamentari. Il loro ruolo differente comporta, in determinate circostanze (l'esercizio delle loro funzioni di rappresentanti del popolo) , tutele particolari di fronte ai magistrati.
3) La certezza del Diritto. E qui veramente possiamo pure buttarci a terra dalle risate. L'assoluta autonomia  e indipendenza dei 9.000 esponenti della magistratura garantisce la certezza dell'INCERTEZZA. Per questo infatti da noi esistono ben TRE gradi di giudizio. E anche il terzo, la Corte di Cassazione, dove siedono i GIUDICI DELLA LEGGE, coloro che dovrebbero garantire appunto l'uniforme interpretazione e applicazione del diritto, cambia le sue decisioni NON solo in base al mutare della sensibilità sociale (ma quello è compito del Legislatore no ?, che dovrebbe "adeguare" la Legge, riformandola) ma addirittura semplicemente con il mutare della...Sezione giudicante !!!!
E così la I sezione può stabilire che so, che mettersi in casa il nuovo compagno comporta hic et nunc (qui e ora) la perdita della casa assegnata in sede di divorzio, e la III replicare che no, essendo comunque preminente l'interesse della minore che in quella casa vive. la casa resta all'assegnataria.
Nemmeno l'esistenza delle SEZIONI UNITE della citata Corte, create proprio per superare questi imbarazzanti conflitti , è decisiva, perché nulla vieta che, col passare del tempo (non delle norme, che restano uguali...) il giudizio dei supremi magistrati MUTI.
Tutte queste cose le so da tempo. Oggi mi è capitata sotto gli occhi la sentenza dell'  11 agosto 2011, n. 17195 della Corte di Cassazione che si è espressa su un caso di richiesta di assegno di divorzio da parte della ex moglie all'ex marito, con la prima impegnata da tempo in un rapporto more uxorio con altro uomo. 
Ora abbandonate ogni posizione logica, ogni richiamo al buon senso . Non sono criteri che obbligatoriamente governano la LEGGE. La legge detta REGOLE, è questo il suo compito : regolare il crocevia di interessi contrastanti. Non c'è logica nello stabilire che il verde sia via libera e il rosso stop. bisognava decidere due colori e assegnargli un ruolo. Punto. Ovvio che poi, dovendo regolare la vita sociale, il buon senso possa essere prezioso ispiratore. Ma non sempre le cose sono semplici da definire, gli interessi in gioco spesso hanno grande dignità entrambi e bisogna SCEGLIERE quale privilegiare (il caso dell'interruzione della gravidanza sopra fatto è esemplare). E il Legislatore (che poi sto scienziato abbiamo visto NON è) SCEGLIE. 
Tornando al nostro caso, tranne le parassite di professione , è ovvio che tutti direte che siccome la signora vive con un altro uomo NON ha più diritto all'assegno per sé ( i figli minori sono altra cosa naturalmente) da parte dell'ex marito. E invece così pacifico non è.
Anzi, per decenni è stato il contrario, in quanto la convivenza non veniva MAI giudicata una situazione nuova che potesse legittimare la cessazione dell'obbligo. Poi, visto che gli uomini sono diventati un attimo più reticenti al matrimonio, specie al secondo (una volta si, due devo esse proprio coglione.....) , ecco che il fenomeno della convivenza è diventato SOCIALE, per diffusione e consistenza, con tanto di nuovi figli.
A quel punto dignità , di entrambi i componenti della nuova coppia, fare scelte autonome e magari lasciare la casa occupata dell'ex marito e pure l'assegno divorzile, provando a camminare da soli. Invece NO. Bisogna stabilirlo per LEGGE, con tutti i limiti dell'applicazione della stessa.
Allora i Giudici mettono mano e cominciano a dire che "nel caso la convivenza more uxorio si stabilizzi e concreti una coppia - famiglia di fatto, il diritto all'assegno divorzile si sospende". Mica cessa donne, non temete, è messo in "quiescenza". Se anche la seconda storia va male, tornate dall'ex marito (la chiamano solidarietà sociale.....ma li meglio....dite "fine pena MAI" e allora ci siamo) e ribattete cassa. Però siate brave, nel frattempo che state con un altro uomo, l'assegno del primo non lo pretendete....
Pensate che questo principio sia unanime ? Applicato da tutte le corti  ? Poveracci che siete !
Il Tribunale di Roma aveva deciso in questo ragionevole senso, ma la signora non si era arresa ed era andata in Appello, ed ecco che i Giudici le hanno ridato l'assegno di divorzio, nonostante   la conclamata e perdurante nuova situazione familiare. La sentenza di agosto ultimo ora citata ha dato torto alla Corte e ragione al Tribunale. 
Fino al prossimo round.
Buona certezza del diritto a tutti. 

3 commenti:

  1. A proposito dell'eguaglianza verso la legge, una volta la costituzione diceva, più o meno, che tutti sono uguali a prescindere da differenze di sesso, razza o religione. Ultimamente sto scoprendo che le differenze di sesso rendono i cittadini diversi (vedi la legge delle pari opportunità e norme similari), così come le differenze di razza, anzi addirittura di etnia (vedi il caso dei bambini rom che vengono lasciati alle famiglie anche quando non frequentano la scuola o vanno a rubare, cosa che in genere non è permessa a bambini di etnia non rom), e a breve anche le differenze di religione (se anche da noi si applicherà, come qualcuno già va proponendo e come già avviene in Inghilterra, la sharia ai cittadini di religione musulmana.

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  2. Post scriptum. Ora che ci penso, pare che i cittadini siano diversi anche in base all'orientamento sessuale, visto che si continua a richiedere una legge (antiomofobia) che aggravi le pene per chi percuote un omosessuale, mentre le lascia inalterate se il percosso è un pensionato o una signora anziana. Sempre a proposito dell'orientamento sessuale, come mai taluni vorrebbero che venissero assegnati alloggi e supporto sociale alle coppie gay ma non sento mai dire che gli stessi benefici debbano essere attribuiti anche alle coppie costituite da due amici che si stimano e si apprezzano, si, ma non hanno rapporti omosessuali ? Se e quando, poi, si sarà stabilito di concedere i benefici anche alle coppie di amici, vorrei formulare la domanda successiva: perché alle coppie si e ai gruppi di tre o più persone no ? Superato anche quest'ultimo ostacolo, mi chiedo: e cosa si farà nel caso di tre o più persone di cui una di un sesso, poniamo un uomo, e le altre di un altro, poniamo delle donne, quali ad esempio una normale famiglia poligamica come previsto da alcune religioni (che qui non cito per non suscitare ulteriori vespai) ?

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  3. Massimo condivido ogni riga dei tuoi commenti. Gli slogano sono divertenti, ma vanno bene per i "non pensanti". La legge è uguale per tutti è uno slogan.

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