lunedì 31 ottobre 2011

L'APOCALISSE ANNUNCIATA E SEMPRE RINVIATA

All'inizio erano i PIGS. I paesi deboli e coi conti in grave disordine dell'area Euro : Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Eccettuata l'Irlanda ( che comunque , per la sua storica economia depressa, viene considerata solo geograficamente paese del nord, per il resto del tutto "degna" di stare tra i paesi mediocri dell'Europa), tutti paesi dell'area Mediterranea e comunque il Sud dell'Europa.
Noi non venivamo collocati tra i PIGS, nonostante il nostro elefantiaco debito, per due ragioni : dimensioni della nostra economia, comunque considerata tra le "grandi dell'occidente" e comunque la terza dello scenario europeo (considerato che la GB non viene considerata Europa tout court anche perché fuori dalla moneta unica ) ; rapporto deficit/PIL migliore rispetto alla media europea comprese Francia e Germania.
Questi dati erano veri prima dell'estate, quando si è scatenata la tempesta del ribasso borsistico e l'assalto speculativo ai nostri titoli di stato con crescente divario tra i tassi di interesse dei bond tedeschi rispetto ai nostri. A quel punto i malati principali siamo diventati noi, anche se i due elementi che per 3 anni ci avevano apparentemente tenuti ai margini della crisi continuano ad essere presenti...siamo la seconda industria manifatturiera d'Europa, e il nostro rapporto deficit/PIL continua ad essere migliore di chi ci rampogna.
Come mai ? Che il debito pubblico italiano è una novità per i mercati ?
Attenzione, qui nessuno sostiene che le critiche all'Italia , come ai paesi mediterranei in genere, non siano ampiamente meritate. E se attraverso il ricatto del sostegno economico l'Europa ci costringerà veramente a fare delle cose virtuose, ad essere meno cicale, a non ritenere il welfare e il lavoro come variabili indipendenti dalla capacità di un paese di produrre e di crescere, ALLELUIA.
Detto questo, qualcosa non torna. Come scrive Alessandro Fugnoli nel suo intervento settimanale, a parte la Grecia, gli altri paesi del famigerato PIGS stanno migliorando i loro dati...o almeno così s'intuisce dal fatto che non sono più al centro delle preoccupazioni (ci siamo noi).
Nello psicodramma da fine del mondo...alla fine un'intesa si trova sempre, senza contare che l'Europa ha sempre la carta di riserva ampiamente utilizzata dalle altre economie mondiali : stampare moneta per sconfiggere gli attacchi speculativi.  Non lo si fa per il terrore dell'Inflazione, vero uomo nero della Germania. Un atteggiamento virtuoso che però, se spinto all'estremo, potrebbe portare a quella ben triste barzelletta per la quale l'intervento era perfettamente riuscito ma il paziente ahimè era ugualmente morto.
Ma, suggerisce l'economista Fugnoli, le cose non verranno spinte fino a quel punto : l'acqua c'è, ma non viene data se non col contagocce per farci decidere a trovarci i pozzi da soli. Come dargli torto ?
Ecco l'articolo di Fugnoli. Buona Lettura


FALSO ALLARME 27 ottobre 2011
L’apocalisse è rinviata a data da destinarsi
Ricapitolando. L’Europa non è esplosa. La Germania non è uscita dall’euro. La Grecia nemmeno. L’Italia non è stata espulsa per indegnità. La Spagna è considerata praticamente fuori pericolo. Di Irlanda e Portogallo non si parla nemmeno più. Il Bundestag ha approvato preventivamente senza fare storie. Slovacchi, finlandesi, austriaci e olandesi, solitamente malmostosi in prossimità delle grandi riunioni europee, sono stati silenziosi e collaborativi.
Le banche, volenti o nolenti, si ricapitalizzeranno. Ad addolcire di molto le loro pene, se è vero quanto ha scritto Les Echos, provvederà l’autorità bancaria europea, l’Eba, che le autorizzerà a computare nel capitale i CoCos, obbligazioni ad alto rendimento convertibili in azioni in caso di pericolo per la sopravvivenza della banca.
Un trilione molto abbondante di euro sarà a disposizione per l’acquisto di titoli italiani e spagnoli attraverso l’Efsf. Considerando che la Spagna, verosimilmente, non avrà bisogno di molto sostegno, il fondo potrebbe tranquillamente comprarsi quasi due terzi dello stock di debito italiano.

 L’euro, la valuta impossibile, veleggia tranquillo vicino a 1.40, il valore medio degli ultimi cinque anni. La sfiducia cosmica sull’Europa non ha coinvolto i gestori delle riserve valutarie asiatiche, che durante la crisi si sono guardati bene dal vendere gli euro in portafoglio.
Due mesi e mezzo di psicodrammi, di annunci gridati di un grande ritorno al 2008 (peggio, anzi, del 2008), di recessione già conclamata (Soros dixit), di atterraggio duro cinese, di implosione del sistema finanziario globale, di file di depositanti europei in coda davanti alle banche per chiudere il conto e seppellire in giardino i loro poveri euro ed eccoci ancora vivi, con il Dow Jones in rialzo del 3 per cento rispetto all’inizio dell’anno, gli utili delle società al massimo di tutti i tempi e il Pil americano per il quarto trimestre previsto in crescita del 2 per cento annualizzato.
La facciamo facile? Ovvio. Questa non è la prima volta che un vertice europeo sembra rimettere tutto in piedi. E’ la terza o la quarta, se si considera anche il 21 luglio, e si comincia a perdere il conto. Poi mancano milioni di dettagli, nei quali si intravedono nascosti milioni di diavoli. E’ facile dire alle banche di andarsi a cercare un centinaio di miliardi e all’Efsf di trovarsi un trilione e mezzo, più difficile è farlo. E’ facile promettere riforme, più difficile realizzarle contro la piazza.
L’Europa continuerà poi a compiere le sue difficili acrobazie senza la rete di protezione della sua banca centrale, che i tedeschi hanno tolto, anche se non del tutto, perché temono che si trasformi in un’amaca per la siesta dei lazzaroni mediterranei. Tutti i paesi del mondo hanno questa rete di protezione e la stanno usando, Stati Uniti, Inghilterra, Giappone. L’Europa no.
Brad DeLong nota nel suo blog che la mitica Bank of England, nella mitica metà Ottocento delle virtù auree e vittoriane, fu sbrigativamente invitata dal Tesoro ben tre volte (nel 1847, 1858 e 1866) a violare il mandato che le era stato solennemente conferito (dall’Eccellentissima Maestà Reale, su consiglio dei Lord Spirituali e Temporali e dei Comuni, in Parlamento riuniti) di non stampare mai, in nessuna circostanza e da chiunque richiesta, banconote non garantite da oro. La Banca violò tre volte la legge (in nome della salus populi, suprema lex) e nessuno ebbe niente da ridire.
Alla Bce questa vergogna verrà risparmiata. Non dovrà più contaminarsi con i titoli italiani e riconsacrare subito dopo il Tempio con la cerimonia della sterilizzazione (in modo da evitare di creare moneta).
Le banche centrali, quando vogliono, sanno benissimo come si fa a sconfiggere la speculazione. La Banca Nazionale Svizzera, quando ha perso la pazienza, ha strizzato senza pietà i compratori di franchi. L’ha fatto con una guerra lampo in cui ha cambiato a sorpresa le regole, prima contenendo gli attaccanti, poi disperdendoli e infine, dopo averli confusi con qualche astuzia, inseguendoli nella foresta e finendoli fino all’ultimo uomo. La Bce, per contro, non ha mai voluto vincere la guerra dei Btp e si è limitata a un’azione di contenimento, usando le piccole variazioni giornaliere dello spread per mandare messaggi a Roma. Ha avuto indubbiamente le sue ragioni, che non hanno però niente a che fare con il timore di creare inflazione e hanno invece tutto a che fare con il problema di base della sfiducia reciproca tra europei. I tedeschi pensano che i mediterranei facciano sistematicamente di tutto per evitare le fatiche e i mediterranei li confermano in questa loro visione muovendosi solo quando sono presi a bastonate.
Quello che conta, tuttavia, è che alla fine i mediterranei si muovono e che i tedeschi, sempre alla fine, danno loro una mano. Tutti, insomma, fanno la cosa giusta, almeno fino al giro successivo. E’ questo a tenere in piedi l’Europa.

 

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