Grande "successo" ha avuto l'articolo postato ieri sul Camerlengo "SPREAD A QUOTA 550. CHE C'E', NON RIDETE PIU'?"
Che ovviamente ha suscitato anche diversi commenti risentiti, ma questo, nei limiti di un almeno sufficiente livello di educazione, ci sta (oltre vengono cancellati. Sul web tanta gente trova insolito coraggio, grazie all'ANONIMATO, e scrive cose che, con nome e cognome, gli varrebbero come minimo una querela per ingiurie). La nota comune ai commenti su internet è, nella maggior parte dei casi, l'incapacità delle persone di rispondere con ARGOMENTI attinenti.
Se io scrivo che le dimissioni di Berlusconi non hanno realizzato l'effetto miracolistico auspicato, la discesa di 100, 200 punti di spread (Enrico Letta e Rocco Buttiglione dixit, e appresso una serie di pseudo esperti economici) dico un FATTO. Non contestabile. Non relativo. Sono NUMERI:
E quindi è facile constatare che chi aveva profetizzato l'IMMEDIATA tregua speculativa e borsistica ha sbagliato. In mala fede i politici, probabilmente altrettanto - glielo auguro, se no cambiassero mestiere - gli analisti finanziari.
Paolo Cavuto, nuovo, prezioso amico di FB, che non fa polemiche sterili ma osservazioni ragionate, contesta l'accanimento dei giornali di destra sulla questione, la strumentalizzazione (la colpa dei nostri guai NON è Berlusconi ma la crisi mondiale) e in particolare si dichiara deluso che anche un critico acuto come Giuliano Ferrara si sia schierato dalla parte dei complottisti. Non ho problemi a essere d'accordo con queste considerazioni del mio amico ingegnere, progressista e non partigiano.
Per cui, preso atto che chi pensa che i guai dell'Italia siano stati generati da Berlusconi ha TORTO, e che i nodi che oggi siamo chiamati a TAGLIARE (scioglierli non è più possibile) hanno cominciato ad essere stretti alla fine degli anni 60, con la dilatazione crescente del welfare, dello stato sociale gratis, in realtà pagato col DEBITO PUBBLICO e con una tassazione sempre più oppressiva, possiamo cercare di andare OLTRE.
E che troviamo? Una crisi SISTEMICA del mondo occidentale, determinata probabilmente da quel fenomeno noto come GLOBALIZZAZIONE. Che ha comportato, in pochissimi anni, una concorrenza nuova e spietata di paesi che hanno un potenziale economico reso elevatissimo, in primo luogo, da un costo lavoro-produzione 100 volte più basso di quello occidentale. La concorrenza è una bella cosa, laddove ci siano regole comuni. Se partiamo dalla stessa linea. Se le norme sulla sicurezza del lavoro, del salario minimo, dei contributi per il lavoratore in prospettiva previdenziale, sono almeno SIMILI. In Cina, In India, in Brasile (nonostante Lula e il suo successore) secondo me "diritto sindacale" non sanno nemmeno SCRIVERLO. Vogliamo parlare delle norme di tutela ambientale? Lì siamo al FAR WEST, con tutti i vantaggi del caso. Da noi l'abbiamo visto con Prato e la distruzione letterale della prima industria tessile d'EUROPA (Nesi ne parla nel suo libro vincitore del premio strega 2001: "Storia della mia gente"). Con questo evento rivoluzionario, i trucchi tipici di economie come la nostra (svalutazione per aumentare la competitività, una discreta tolleranza per l'evasione , politiche protezionistiche almeno per quanto riguardava il mondo non europeo) sono stati eliminati. E quindi ci troviamo a competere senza più "aiuti" e in compenso con un livello di tassazione, di burocrazia e di tutele sindacali che i competitors mondiali non si sognano nemmeno nei loro peggiori incubi.
Questa è la realtà che conosco. Siccome dicono che dobbiamo accettare la sfida....(è un assioma, inutile discuterlo...bò), allora dobbiamo alleggerire la zavorra che prima sopportavamo grazie a qualche escamotage. Per rendere competitive le imprese dobbiamo liberarle da tutti i pesi che abbiamo loro addossato, tasse in primis, sperando che così le stesse siano in grado di riprendersi, produrre a prezzi competitivi, tornare a fare utili, creando occupazione e gente con salari da spendere.
Il cosiddetto circuito virtuoso.
Se noi continuiamo a strozzare chi crea ricchezza - i "padroni" della Camusso e di Landini, alias gli imprenditori, per le persone normali - pregiudichiamo la strada dello sviluppo.
Resterà quella del RIGORE, con tasse, come la Patrimoniale, tanto di moda, che tapperanno i buchi per un po'. Il cavallo, a forza di zavorrarlo - e le tasse sono ZAVORRA, ditelo a Befera, Padoa Schioppa poverino non c'è più - alla fine crollerà.
Non sono cose che mi invento io, né liberisti duri e puri.
Le trovate molto meglio esposte anche in un libricino scritto da un uomo di sinistra, moderato e illuminato (proprio come il mio amico Paolo), titolato opportunamente: LA REPUBBLICA DELLE TASSE.
Il libro merita un'attenzione particolare, qui mi limiterò a riportate due osservazioni di Ricolfi :
1) L'evasione fiscale ha due genitori: la mancanza di etica civica (madre), un fisco oppressivo (padre)
2) I Paesi che crescono di più sono quelli con la pressione fiscale verso le imprese più bassa.
"Nell'ultimo periodo di crescita (1995-2007) sono ben 11 su 34 i paesi OCSE che sono riusciti a crescere più del 3% , alcuni con una pressione fiscale altissima, altri il contrario (Corea del Sud) ma quasi tutti hanno tenuto le aliquote delle imprese abbondantemente sotto il 30%"
Quelli che sono cresciuti poco (sotto il 2%) hanno imposte societarie sopra la detta percentuale.
Come mai di questo non si parla MAI?
Forse perché, come scrivo nel titolo, smettere di polemizzare costringerebbe la gente a vedere le cose per quello che sono nella realtà, e allora meglio continuare a far polemica.
Vuoi mettere?
Nessun commento:
Posta un commento