venerdì 23 dicembre 2011

IN SIRIA SI CONTINUA A MORIRE. INTERESSA?

Da poco è trascorso un anno dall'episodio considerato la miccia della famosa Primavera Araba: un ambulante tunisino si diede fuoco come estremo gesto di protesta contro un regime che aveva portato alla miseria lui, la sua famiglia e centinaia di migliaia di tunisini. L'incendio divampò, in pochi mesi travolse il regime di Ben Alì, poi si estese in Egitto e Mubarak resistette non tanto di più. Erano paesi filo occidentali, fortemente aiutati dagli Stati Uniti, la repressione non poteva essere una soluzione adottabile "sine die", e così i dittatori furono costretti a ritirarsi. In Libia le cose erano diverse, sotto tanti versi (si capisce sempre meglio, più passa il tempo), e veramente la sollevazione della Cirenaica è più quella di tribù decise a rovesciare gli equilibri esistenti , volgendoli a proprio favore. I ribelli, di fronte alla concreta minaccia di una sanguinosa repressione, ottengono (unici finora) l'intervento occidentale, capeggiato dall'inquieto e ambizioso presidente francese, Sarkozy. Subito no fly zone, più concretamente, bombardamenti mirati a disarmare l'esercito del regime e favorire le volenterose ma impreparate bande dei rivoltosi che MAI avrebbero avuto la meglio su truppe addestrate e fedeli (per ragioni tribali) al Rais. L'intervento rapido e deciso della Nato fa si che le temute rappresaglia dei civili di Bengasi , capitale degli insorti, non avvenga (in compenso sotto le bombe alleate non sempre precise moriranno un po' di civili a Tripoli). In Siria i civili non sono così fortunati. Figli di un dio minore evidentemente, sono 9 mesi che manifestano contro il regime di Assad, chiedono le stesse cose dei confratelli tunisini, egiziani, libici (o parte di loro): riforme, diritti, per un paese nuovo e non misero. Cose non semplici, mai, specie da quelle parti del mondo.
Dopo 9 mesi le manifestazioni sono diventate vere e proprie opposizioni clandestine al regime, con solo le due maggiori città del paese, Damasco e Aleppo abbastanza tranquille (fino ad oggi...) . Nelle altre, Homs , HAMA, DARA  e tante altre ormai, le rappresaglie dell'esercito sono continue, non bastando più la polizia a tenere a bada i contestatori e i ribelli. Un comitato nazionale di liberazione si è costituito fuori dal paese, aiuti vengono dalla Turchia. Ma nonostante questo, e i 5.000 morti denunciati dall'ONU (le fonti dei rivoltosi parlano di almeno il doppio), le decine di migliaia di arrestati e di persone scomparse, l'Occidente è più PRUDENTE.
Si protesta certo. Si adottano sanzioni. Ma nulla a che vedere con il decisionismo anti Gheddafi.
E anche tra i dittatori ci sono quelli di serie A e quelli di serie B...
Oggi però anche Damasco è stata toccata. Un attentato Kamikaze .
Non è un buon natale per quelle terre
Ecco la notizia



Attentati kamikaze a Damasco, 40 morti 
L' opposizione accusa : «È il regime»

Colpite due basi dell' intelligence da mesi impegnata nella repressione Ma per la Tv di Stato «la responsabilità è di Al Qaeda»

MILANO - Un doppio attentato ad opera di kamikaze è stato sferrato venerdì mattina contro due basi dell'intelligence siriana a Damasco. Gli attentatori hanno colpito utilizzando delle auto imbottite di esplosivo. Le forze di sicurezza hanno fermato un uomo sospettato di avere avuto un ruolo nei due agguati, ma in serata la sua identità . La tv di Stato siriana ha attribuito ad Al Qaeda la responsabilità delle esplosioni, ma il principale movimento d'opposizione, il Csn accusa il regime di Bashar al-Assad : «Ha una una responsabilità diretta negli attentati».
La tv Dunia, assai vicina al presidente ha riferito che sulle automobili usate dai kamikaze sono state notate alcune immagini di Osama Bin Laden. Perplessi gli attivisti siriani, secondo cui la televisione pubblica è stata troppo frettolosa nel ricondurre ad Al Qaeda la responsabilità dell'attentato. Da più parti, in particolare via Twitter, si ipotizza che si tratti di una montatura da parte dello stesso regime.
  
Gli attentati di Damasco
IL BILANCIO DELLE VITTIME - Vi sarebbero almeno 40 morti e un centinaio di feriti, secondo quanto riferisce sempre Dunia. Le fonti ufficiali hanno invece parlato genericamente di «diverse vittime» tra guardie e passanti, senza indicare numeri precisi, e di danneggiamenti anche degli edifici vicini a quelli direttamente colpiti. Le prime immagini diffuse dalla tv hanno mostrato corpi senza vita avvolti in coperte e il cortile esterno del quartiere generale della Sicurezza dello Stato ridotto in macerie. Le immagini evidenziano anche i danni all'esterno dell'edificio, con auto e minibus semidistrutti. «È un atto ignobile e codardo, che colpisce la Siria in un momento difficile», ha commentato la conduttrice della televisione pubblica in studio.

INTELLIGENCE NEL MIRINO - Gli attentati sono stati compiuti nei pressi della sede della Sicurezza dello Stato (Amn al Dawla) e di un quartier generale di un'altra agenzia di sicurezza, nel quartiere di Kafr Susa a Damasco. Il sistema di potere siriano si basa su un sistema di controllo dell'ordine pubblico affidato a quattro agenzie: la Sicurezza dello Stato, la Sicurezza politica, i Servizi di sicurezza dell'aeronautica, i Servizi di sicurezza militari. Il regime del presidente Bashar al Assad tenta da oltre nove mesi di soffocare nel sangue un movimento di contestazione senza precedenti: la repressione ha provocato almeno 5.000 morti da metà marzo secondo una stima della Nazioni Unite mentre le autorità siriane, che attribuiscono i disordini a «bande armate», hanno registrato più di 2mila morti nelle fila dell'esercito e dei servizi di sicurezza.

PRESSIONI INTERNAZIONALI - Intanto, restano forti le pressioni internazionali per una tregua che porti poi ad una normalizzazione della situazione. Il presidente dell'Assemblea generale Onu, Nassir Abdulaziz al-Nasser, ha affermato che se la missione che la Lega araba sta conducendo in Siria fallirà - al momento sono presenti nel Paese degli osservatori incaricati di preparare il terreno alla missione vera e propria che partirà a fine anno - , la questione delle violenze sarà portata alle Nazioni Unite. «Come presidente dell'Assemblea generale, sono pronto a mediare per contribuire a ristabilire stabilità e sicurezza», ha detto durante una conferenza stampa a New York. Al-Nasser, ex ambasciatore del Qatar all'Onu, ha detto che attenderà di vedere se la Siria fermerà la violenta repressione del dissenso prima di impegnarsi in qualunque sforzo di mediazione.



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