venerdì 20 gennaio 2012

MA SUPERMARIO, UNA SFOLTITA AL MOLOCH BUROCRATICO DITE CHE LA DARA'?

Ero ancora piccolo quando sentivo parlare della burocrazia come uno dei grandi mali italiani. Da allora sono passati vari decenni, e la cosa non è affatto cambiata. Diciamo anzi che si è aggravata.
Noi cittadini normali facciamo i conti con i mille certificati, con le file negli uffici, con l'incompetenza quando non con la maleducazione. L'altro giorno in un ufficio postale, causa una delle tante scadenze di pagamento a cui noi italiani siamo tenuti, una donna, che aveva approfittato della pausa pranzo per provvedere all'adempimento di brava cittadina, si è trovata una fila mostruosa e un solo sportello aperto ( e altri 5 chiusi...). Comprendendo che MAI sarebbe riuscita a rientrare in ufficio per tempo, si è rivolta ad un altro impiegato, addetto ad altro sportello, chiedendo come fosse possibile che ce ne fosse solo UNO destinato ai pagamenti, specie in una giornata dove era ben facile prevedere il maggior afflusso di utenti. Ovviamente l'impiegato ha risposto che "per quello che li pagavano"....La signora ha prima chiesto di parlare con un responsabile, poi ha chiamato i carabinieri.
E' arrivata una gazzella, e i due militi, con pazienza, hanno cercato di sbrogliare la cosa. Miracolosamente, dalle porte interne dell'ufficio postale sono usciti fuori 4 impiegati che scoprivano di poter abbandonare per il momento i loro altri impegni per dedicarsi e aiutare gli utenti....Nel congedarsi, il graduato ha pacatamente rivolto un rimprovero "generale"....i Carabinieri dovrebbero occuparsi di ALTRO.
Questo episodio non è banale...DI PIU'.....
Però la Burocrazia che oggi viene finalmente attaccata e criticata è quella di livello più ALTO.
Nel suo bellissimo libro "La Repubblica delle Tasse" Ricolfi denuncia un danno di 80 miliardi (80!!!)  derivante dalla inefficienza, dagli sprechi di una burocrazia oltretutto oltremodo pingue e costosa.
In un paio di editoriali, da me riportati, Angelo Panebianco denunciò l'ALTA Burocrazia di questo paese: Direttori, Consiglieri di Stato, Magistrati della Corte dei conti e del TAR.....
Oggi è la volta di Ernesto Galli della Loggia.
Chissà, magari a forza di scriverlo, lo legge anche SuperMario....
Buona Lettura


L’OLIGARCHIA DEGLI ALTI BUROCRATI
Una invisibile supercasta
Non è vero che il contrario della democrazia sia necessariamente la dittatura. C’è almeno un altro regime: l’oligarchia. E tra i due regimi possono esserci poi varie forme intermedie. Una di queste è quella esistente da qualche tempo in Italia. Dove ci sono da un lato un Parlamento e un governo democratici, i quali formalmente legiferano e dirigono, ma dall’altro un ceto di oligarchi i quali, dietro le quinte delle istituzioni democratiche e sottratti di fatto a qualunque controllo reale, compiono scelte decisive, governano più o meno a loro piacere settori cruciali, gestiscono quote enormi di risorse e di potere: essendo tentati spesso e volentieri di abusarne a fini personali. I frequenti casi scoperti negli ultimi anni e nelle ultime settimane hanno aperto squarci inquietanti su tale realtà.
Non si tratta solo dell’alta burocrazia dei ministeri, cioè dei direttori generali. A questi si è andata aggiungendo negli anni una pletora formata da consiglieri di Stato, alti funzionari della presidenza del Consiglio, giudici delle varie magistrature (comprese quelle contabili), dirigenti e membri delle sempre più numerose Authority, e altri consimili, i quali, insieme ai suddetti direttori generali e annidati perlopiù nei gabinetti dei ministri, costituiscono ormai una sorta di vero e proprio governo ombra. Sempre pronti peraltro, come dimostra proprio il caso del governo attuale, a cercare di fare il salto in quello vero.
È un’oligarchia che non è passata attraverso nessuna selezione specifica né alcuna speciale scuola di formazione (giacché noi non abbiamo un’istituzione analoga all’Ena francese). Designati dalla politica con un g r a d o a l t i s s i m o d i arbitrarietà, devono in misura decisiva il proprio incarico a qualche forma di contiguità con il loro designatore, alla disponibilità dimostrata verso le sue esigenze, e infine, o soprattutto, alla condiscendenza, all’intrinsichezza — chiamatela come volete — verso gli ambienti e/o gli interessi implicati nel settore che sono chiamati a gestire. Ma una volta in carriera, l’oligarchia — come si è visto dalle biografie rese note dai giornali — si svincola dalla diretta protezione politica, si autonomizza e tende a costruire rapidamente un potere personale. Grazie al quale ottiene prima di tutto la propria sostanziale inamovibilità.
Sempre gli stessi nomi passano vorticosamente da un posto all’altro, da un gabinetto a un ente, da un tribunale a un ministero, da un incarico extragiudiziale a quello successivo, costruendo così reti di relazioni che possono diventare autentiche reti di complicità, sommando spessissimo incarichi che incarnano casi clamorosi di conflitto d’interessi. E che attraverso doppi e tripli stipendi e prebende varie servono a realizzare redditi più che cospicui, a fruire di benefit e di occasioni, ad avere case, privilegi, vacanze, stili di vita da piccoli nababbi.
Se i politici sono la casta, insomma, l’oligarchia burocratico- funzionariale italiana è molto spesso la super casta. La quale prospera obbedendo scrupolosamente alla prima (tranne il caso eccezionale della Banca d’Italia non si ricorda un alto funzionario che si sia mai opposto ai voleri di un ministro), ma facendo soprattutto gli affari propri. Il governo Monti ha un’agenda fittissima, si sa. Ma se tra le tante cose da fare riuscisse anche a scrivere un rigoroso codice etico per la super casta, sono sicuro che qualche decina di milioni di italiani gliene sarebbe grata.


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