giovedì 9 febbraio 2012

IL MANIFESTO SULL'ORLO DELLA CHIUSURA. IL FOGLIO PURE.

Ecco la locandina che invita a comprare il Manifesto
Il Manifesto, leggerete la notizia sul Corriere.it più sotto, è commissariato. Bilancio in passivo, ristrutturazione insufficiente: senza soldi pubblici non ce la fa.
Non è il solo. Anche il FOGLIO ha annunciato la chiusura prossima ventura.
E non è che l'Unità se la passi bene, anzi.
In realtà sono solo testate conosciute, alcune con una storia antica (buona o cattiva ovviamente dipende dalle idee politiche), ma la crisi editoriale è generale.
Si fa un gran parlare di liberalizzazioni, di concorrenza, di mercato..poi però quando vengono meno i soldi di pantalone sono guai. In questo senso le testate di sinistra, che il mercato lo hanno sempre avversato, possono dirsi innocenti : loro lo hanno sempre combattuto il mostro che li divora.
Che poi non so nemmeno quanto sia una questione di mercato e quanto l'avvento di internet ad aver spezzato definitivamente le reni dell'editoria classica.
Però certo la sovvenzione pubblica era una voce fondamentale del bilancio, come ricordano i responsabili del Manifesto intervistati.
Su FB, parlando dell'annuncio di Ferrara che il Foglio non poteva farcela per molto, come spesso i commenti si sono spaccati tra mercatisti e fautori degli aiuti a favore di informazione, cultura...
Ovviamente la formula romana del "sti cazzi" ogni tanto affiorava....però il problema, come si vede, è trasversale, e tocca le testate di entrambi gli schieramenti. Questo complica un po' la presa di posizione.
La mia, è di rammarico, però mirato. A me dispiace se il Manifesto chiuderà, perché il giornale di Lucio Magri, della Rossanda, l'ho sempre stimato al contrario dell'Unità, che vedevo proprio come foglio di mera propaganda. Sul Manifesto c'erano idee. Non erano le mie, ma mi ci potevo confrontare spesso, ancorché non sempre. Detto questo, ritengo che se una "cosa", quale essa sia, si regge su aiuti esterni....bé quella cosa deve metterlo in conto che gli stessi potranno cessare. Imprese, attività, studi professionali chiudono o sono in gravissime difficoltà e non c'è aiuto pubblico contemplato. Io ragiono sempre con l'esempio della famiglia "sana": se le cose vanno bene, il lavoro del/i genitori porta risorse per fare tante cose, primarie e meno, BEN VENGA.
Ma se queste risorse diminuiscono, inevitabilmente si dovranno fare dei sacrifici, iniziando a eliminare cose magari anche importanti ma meno essenziali.
E poi, a me piace scrivere, e oggi oltre alla mia professione mi dedico a questo blog. Mi piace farlo, molto. E mi piacerebbe anche che fosse un lavoro retribuito. Ci pensate che cosa meravigliosa? Fai quello che TI PIACE, e TI PAGANO per farla....Succede pure....ma a quanti?
CI vuole fortuna. Quella dei giornalisti è in crisi.
Ecco la notizia

«Il Manifesto» in liquidazione coatta,
i giornalisti si appellano ai lettori

Ecco l'estremo tentativo per risollevare le sorti della storica testata

«Venderemo cara la pelle». È questo il grido di battaglia dei giornalisti del Manifesto. La testata è davanti al concreto rischio di chiudere, a causa dei conti in passivo e il ministero dello Sviluppo economico ha avviato una procedura di liquidazione coatta amministrativa del quotidiano, messo in ginocchio sul piano economico con la riduzione drastica dei contributi all'editoria elargiti dalla presidenza del Consiglio. «La messa in liquidazione coatta, è una procedura purtroppo obbligata - ha spiegato a Benedetto Vecchi, membro del comitato di redazione del giornale - dal momento che abbiamo registrato in chiusura di bilancio un passivo che è stato comunicato alla lega delle cooperative che ha di conseguenza informato con una relazione il ministero dello Sviluppo economico che esaminato il bilancio 2011 ha avviato la pratica». «Nonostante la ristrutturazione operata e i tagli al personale, non riusciamo ad andare avanti senza una parte costitutiva del nostro bilancio, i fondi per l'editoria», spiega ancora Vecchi. «In concreto - aggiunge - adesso verrà un signore del ministero che avrà potere di vita e di morte sui giornalisti, ma non staremo a guardare. Abbiamo avviato un progetto di gestione in pareggio del bilancio corrente, basato sul contenimento dei costi di produzione attraverso una ricalibrazione del prodotto editoriale».

IL LETTORATO - Per non uscire di scena il Manifesto punta forte sui suoi lettori e Vecchi spiega che per questo «abbiamo lanciato una sottoscrizione che faccia entrare soldi freschi nelle casse del giornale e la campagna "zitti no" che consiste nella richiesta ai nostri lettori di acquistare due copie del quotidiano e darne una ai propri amici, per raddoppiare le vendite». Iniziative che coinvolgano i lettori, dunque, ma non solo. Per salvarsi, e salvare una voce importante del panorama dell'informazione e dell'opinione nazionale, il comitato di redazione del Manifesto annuncia anche proteste simboliche davanti alle sedi del Parlamento. «Ci muoveremo - spiega ancora Vecchi - insieme all'Fnsi e a Mediacoop per mettere in atto iniziative pubbliche di protesta, che prevedano anche sit-in davanti alle sedi di Camera e Senato, a partire dall'inizio della prossima settimana. Non siamo ancora morti, venderemo cara la pelle». «Siamo giunti all'ultimo miglio della nostra battaglia», ha spiegato Norma Rangeri, direttore della testata nel corso di una conferenza stampa oggi. «Pur con la ristrutturazione e i tagli al personale - ha aggiunto - non riusciamo ad andare avanti senza una parte costitutiva del nostro bilancio che sono i fondi per l'editoria. Non sarà facile resistere, resistere, resistere, ma prima di farci chiudere faremo il possibile».

LA CHIAMATA A RACCOLTA - «Oltre ai fondi pubblici, abbiamo bisogno in questa fase del sostegno dei nostri lettori. Per questo lanceremo la campagna 1000 per 1000 cioè una donazione di mille euro da parte di mille persone per raccogliere un milione di euro». Lo ha annunciato il presidente del Cda e storico direttore del Manifesto, Valentino Parlato. «Il giornale nell'ultimo periodo si è addormentato ed ha ceduto copie - ha proseguito Parlato -, per questo ora dobbiamo diventare più aggressivi, lanciare un giornale di lotta». Parlato ha spiegato che «ora si apre una gestione commissariale che controllerà tutto. Noi dobbiamo collaborare con il commissario per una ripresa delle vendite, e se questa non ci sarà al commissario non resterà che sciogliere la cooperativa e mettere all'asta la testata». In conferenza stampa è stato spiegato che la testata del Manifesto quindici anni fa fu valutata intorno ai 29 miliardi delle vecchie lire.

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