mercoledì 30 maggio 2012

LA "MIA" MIRANDOLA

I mirandolesi, amici di mio padre, pensavano che io fossi nato lì, nel loro paese. In realtà sono nato a Roma, a luglio, ma a settembre mio padre prese servizio come Pretore di Mirandola, e quindi fu naturale, per molti, vedendo mia madre con un neonato, pensare che il "lieto evento" fosse avvenuto nel paese di Pico.
Ho vissuto lì per sei anni, quando mio padre si trasferì a Roma, e ci sono tornato da più grandino, a 12-13 anni, accompagnandolo nelle sue frequenti visite agli amici con cui  era rimasto legato. Ho bei ricordi.
Una paesone, diventata poi cittadina, vicino Modena, dove le persone si spostavano in bicicletta, con il centro caratterizzato dal Castello di Pico, il Teatro comunale, dove il palco centrale era riservato alle "autorità" (e quindi al Pretore...) , i portici tipici della Bassa e  i caffè ritrovo degli incontri pre e post prandiali. Mio padre, che era un uomo timido e schivo, era felice a Mirandola, dove tutti lo salutavano con garbo e con misurata gentilezza, nel timore di sembrare inopportuni o sfacciati, gli offrivano un caffè o un digestivo. Nei sei anni trascorsi in Pretura, si guadagnò il rispetto di tutti e fece amicizie che si portò dietro per decenni . Io ricordo bene la famiglia Lolli, perché, tra tutte, fu quella a cui sicuramente rimase più legato, ma ce ne sono state altre e certo non solo tra i notabili del paese (le classiche cene con il notaio, il farmacista, l'ingegnere , gli avvocati ) ma anche tra le persone semplici, che avevano la casa in paese ma anche la fattoria in campagna (che buono il lambrusco dolce e la mortadella, lo zampone!!). E poi c'era la "tata", che ci crebbe, a me e mia sorella, e a cui ero enormemente attaccato, l'unica per la quale il mio essere "mammone" prevedeva una deroga.
Mio padre lasciò a malincuore Mirandola. Lo fece, pensate un po', per "amore"....perché, a differenza di lui, che si trovava benissimo in un piccolo centro, a dimensione umana, mia madre, giovanissima, non si era ambientata e si sentiva "sola".  Chiese quindi il trasferimento, soffrendone. Prima di passare a Roma, fu avvicinato a Terracina, ma essere Pretore in un paese al confine col napoletano non era decisamente la stessa cosa. L'atteggiamento dei cittadini era anche più ossequioso, e gli inviti moltiplicati per 100. Ma fu facile capire che NON potevano essere accettati.
Ah, l'avvicinamento non funzionò, mia madre si separò lo stesso. Ma questa è un'altra storia (accennata solo per suggerire di NON lasciare una realtà che vi fa felici pensando che l'AMMORE sia più importante e valga qualunque sacrificio: NON è così ).
Nel vedere le immagini di Mirandola, il centro deserto, abbandonato, con le macerie a terra, i negozi serrati e nessuno per strada, ho provato una stretta allo stomaco e i ricordi si sono svegliati.
La maggior parte delle persone che conobbi non ci sono più da tempo, come del resto mio padre.
Però fa male vedere il paese dove sei "nato" soffrire così.
Io non posso sapere se per caso qualcuno di Mirandola leggerà questo post. Però avrei piacere provare a contattare qualcuno dei bambini e amichetti di allora, oggi uomini di mezza età come me, che magari sono rimasti lì a vivere.
Stefano Coroli, Mario Puviani, Francesco Mariani, nipote dell'avv. Domenico Lolli, sentire che stanno bene e che Mirandola rinascerà.

3 commenti:

  1. come sempre ti leggo "tutto d'un fiato" . Bello .
    Maria Rita

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  2. Bellissimo... Stefano... :) sai rendere espressivo anche quello che il "lettore" magari sapeva già... con le parole giuste, che ti fanno vedere il film della storia raccontata :)
    Stefania

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  3. che dirti Stefano: ci sono volte in cui ti leggo e ti vedo insieme con le cose e situazioni che descrivi... e la mia macchina da presa comincia a girare un film a colori... con le emozioni che affiorano in 3D... è molto bello e raro che un racconto, sebbene autobiografico, procuri questo effetto [...]
    Stefania

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