mercoledì 9 maggio 2012

DISASTRO PDL E LEGA. MENO DI UN ANNO PER FORMARE LA NUOVA CASA DEI MODERATI


Le elezioni amministrative, per quanto circoscritte a una serie limitata di comuni , non vengono sottovalutate da nessuno nei commenti perché in realtà hanno riprodotto quello che tutti temevano e spiegano perché nessuno, PD compreso, voglia le elezioni anticipate.Non le vuole il  PDL, ormai una sigla dietro la quale non c'è più nulla di concreto, e dove quelli che ancora restano stanno lì solo ad aspettare che sorga un nuovo leader moderato che possa avere credibilità non di idee - che di quelle a quel tipo di politici interessa ben poco - ma di SUCCESSO.
Insomma il nuovo Messia, un nuovo Berlusconi. Che però NON c'è.
Polito, nel suo articolo di oggi sul Corriere (il cui contenuto è sostanzialmente condensato nell'intervista rilasciata al sito "Sussidiario.net" che sotto ripropongo) parla di un De Gaulle, di un De Gasperi, o anche di un Clinton (accostamento un po' azzardato...due
uomini che hanno fatto la storia dei loro paesi, laddove Clinton non sarà certo ricordato per le sue qualità presidenziali, ancorché non sia stato un cattivo presidente e in più fortunato a governare in un periodo di floridezza economica), che dovrebbo apparire per prendere la guida dei moderati che in Italia restano di gran lunga maggioranza (la sinistra radicale da noi non arriva al 10%, come del resto in Francia non ha superato l'11 e in Grecia , in un momento di caos totale, arriva al 20% ma cannibalizzando i socialisti che si sono fermati al 13, con un collasso di oltre 20 punti percentuali).
Le elezioni non le vuole l'UDC, che ha ben visto in questo anno che il Terzo Polo non ha appeal , e Casini non ha visto il travaso dei voti del PDL alla sua formazione. I fedeli di Berlusconi non sono andati a votare o hanno votato il nuovo tribuno della protesta, Grillo, ma all'ex delfino DC no. Ora proverà a fare questo nuovo partito, ma ha compreso bene che il giochino dei due forni, del saltare di qua e di là non paga e dovrà fare una scelta. Alla doppia cifra , da solo, NON ci arriva.
Per il PD è la stessa cosa. E' vero che nel gioco delle bandierine la sinistra vince, ma è altrettanto vero che il PD perde voti, 30% in meno rispetto al 2010! Non è il disastro altrui   (PDL - 45% , Lega - 67% , fonte Istituto CATTANEO, pubblicato dal Corriere della Sera) ma certo è una vittoria di Pirro. Anche perché più spesso i sindaci eletti, nelle città più importanti, sono sì vittoriosi coi voti PD ma NON sono di quel partito . Doria a Genova, per non parlare di Orlando a Palermo, dove il risultato delle primarie è stato bellamente ignorato dagli "alleati" dell'IDV e al ballottaggio c'è questo povero Ferrandelli che ha osato sfidare l'establishment e ora non ho ben capito se sarà abbandonato anche formalmente dopo esserlo stato di fatto.
La Lega, bé, Maroni e Tosi dovranno fare un miracolo per raddrizzare la barca. Tosi stravince a Verona, ma perché è un bravo sindaco e da tempo si è smarcato da Bossi e dal cerchio magico. Altrove è Caporetto.
Gli altri partiti, oltre a registrare anch'essi forti flessioni (l'IDV addirittura - 58%, SEL se la cava con un - 16%), confermano il loro potere di interdizione ma non assicurano alcuna governabilità.
Per questo il PD vorrebbe imbarcare sia loro che Casini, confidando così non solo di vincere le elezioni, ma di poter di volta in volta barcamenarsi tra i due alleati per garantire la sopravvivenza dell'esecutivo.
Programma complesso (dalle urne dovrebbe uscire una "doppia maggioranza", col PD in grado di raggiungerla indistintamente con gli uno e con gli altri...) che conferma come il nostro sistema istituzionale non sia così meraviglioso come tanti insistono a dire.
Insomma, se si facessero oggi le elezioni, con il nostro sistema elettorale, sapremmo chi le perde , ma la governabilità sarebbe altamente a rischio, come del resto è avvenuto in Grecia, col tracollo dei partiti maggiori e l'impossibilità di alleanze omogenee con le formazioni più radicali (addirittura pauroso quello di "ALBA", sembra un film paradossale del nazismo, e invece sono VERI...).
Come premesso, ecco l'interessante intervista ad Antonio Polito


«Probabilmente il colpo subito dal Pdl è il dato più importante, ma allo stesso tempo più prevedibile di questa tornata elettorale – spiega a IlSussidiario.net Antonio Polito –. D’altra parte è il partito al quale gli italiani imputano la crisi finanziaria, perché guidava il governo quando è scoppiata. È una forza politica che ha perso i suoi fondatori storici, prima Fini e poi Berlusconi, che ha addirittura saputo i risultati della sua creatura politica mentre si trovava a Mosca dall’amico Putin. Infine, sostiene un governo tecnico che sta portando avanti la linea dell’austerità e sta chiedendo sacrifici agli italiani. Probabilmente non troveremo più quel simbolo su una scheda elettorale, ma qualcosa di diverso».

Un risultato così negativo, in alcuni casi eclatante come a Parma (dove il Pdl è andato addirittura sotto il 5%) quali conseguenze potrebbe avere?

Il segretario del partito, Angelino Alfano, esce sicuramente indebolito da queste elezioni. D’altra parte non c’è solo il caso di Paolo Buzzi a Parma, o di Castelletti a Verona, ma anche il voto palermitano, dove il candidato Costa arriva addirittura terzo con l’12,8%. Alfano non può non risponderne in qualche modo, quello è il suo territorio.
Anche in questo caso, comunque, non vedo grandi novità. Da tempo c’è un costante mormorio da parte di chi non considera il segretario all’altezza di guidare il partito alle elezioni politiche. Ipotesi che a questo punto mi sembra definitivamente tramontata.

Se il Pdl paga a caro prezzo l’“effetto Monti”, cosa dire del Partito Democratico?

Il conto del Pd è stato sicuramente meno salato, ma non credo che si possa parlare di un successo. Il centrosinistra vince, infatti, dove i democratici sono stati scavalcati o sono stati costretti ad andare a ruota dei propri alleati. Il caso di Genova, con Marco Doria, è emblematico. A Palermo poi questo partito ha dimostrato di sopportare qualunque cosa. La candidatura di Leoluca Orlando, che aveva partecipato e perso alle primarie sarebbe stato un motivo valido per rompere con Di Pietro, visto che il suo è il comportamento di chi non sa stare in una coalizione. Ma c’è un altro elemento che dovrebbe preoccupare Bersani.

Quale?

La frammentazione. Com’è accaduto in Grecia e come accadrebbe da noi con una legge proporzionale, sarebbe impossibile governare e costruire alleanze oggi, anche per il primo partito. Se osserviamo il quadro politico, infatti, troviamo cinque forze intermedie che viaggiano intorno al 7% (Lega, Sel, Idv, Grillo e Udc) e due partiti grandi, ma in realtà piccoli (Pd e Pdl) sotto il 25%. Lo stallo sembra assicurato. 

Qual è invece il bilancio del terzo partito della maggioranza, l’Udc?

Il Terzo polo in generale a mio avviso ha perso un’occasione. Si è presentato a questo appuntamento senza un’identità e senza affermare una novità politica, con alleanze variabili a seconda dei casi. Di conseguenza, anche se in maniera paradossale, il vero Terzo Polo è stato il movimento di Beppe Grillo, anche a livello numerico.

Se questo è il bilancio delle forze che sostengono Monti, il governo potrebbe avere dei contraccolpi secondo lei?

Non credo proprio. La sconfitta del Pdl è troppo forte per indurre il partito a cercare un voto che potrebbe solo confermarla. Allo stesso tempo il Pd non ha la forza per puntare alle elezioni anticipate.
La paura di una sconfitta così spingerà i partiti a “congelare” l’esecutivo dei tecnici, senza rafforzarlo, perché è chiaramente una scelta senza convinzione.

Se dovessimo passare ai vincitori, potremmo mettere in questa lista la Lega Nord, o il risultato personale di Flavio Tosi a Verona rischia di coprire i veri problemi del partito?

Il caso veronese sicuramente mette in secondo piano le difficoltà che in questa fase il Carroccio incontra sul suo territorio, fatto di piccoli comuni nei quali l’astensione è stata alta e ha danneggiato sicuramente il vecchio e pensionato “asse del Nord”.
Il voto di ieri rafforza però la figura di Roberto Maroni. L’ex ministro dell’Interno è infatti l’unico che può portare a termine quella pulizia che ha annunciato ai quattro venti. E si è visto che un uomo come Tosi, maroniano e sempre all’opposizione delle trame oscure di Via Bellerio, non ha pagato nessun prezzo in termini elettorali.

Cosa pensa invece del risultato ottenuto da Beppe Grillo?
   
A differenza di Giuliano Ferrara non credo proprio che il suo sia stato un tonfo. A mio avviso è invece un risultato clamoroso. In alcuni casi, come a Parma e Genova, è evidente che i candidati rappresentano qualcosa di più del fascino dell’antipolitica, dato che i singoli hanno preso più voti della lista. Non solo, nel capoluogo ligure gli avversari del Movimento 5 Stelle non erano certo la “vecchia politica”, ma figure nuove come Musso e Doria. Questa forza sta diventando una realtà. Se si votasse domani entrerebbero in Parlamento.

Da ultimo, un giudizio sull’astensione, piuttosto alta, com’era stato previsto.

Credo che a casa siano rimasti i moderati, i meno politicizzati e militanti. Una grossa sacca di delusi e indignati che solitamente vota più facilmente a destra che a sinistra, in particolare al Nord. Il dato è preoccupante, anche se atteso. Forse è proprio da questo che il Pdl deve ripartire…

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