sabato 26 maggio 2012

PER UNA RIVOLUZIONE LIBERALE


Lo dico subito. L'articolo che segue, di Pietro Monsurrò, un "libertario", non è per tutti.
Va letto con calma e con attenzione. Però a me è piaciuto. Molto. E credo che colga dei problemi reali e non so quanto del tutto risolubili.
Di seguito, riporto un commento di Fabrizio Rondolino, NON a questo intervento, ma su un altro articolo, stavolta della Maglie (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/05/meno-state-meno-tasse-piu-liberta.html , da leggere assolutamente!!!),  che però esprime lo stesso dubbio sulla possibilità, in condizioni normali, di una vera rivoluzione liberale. Solo il FALLIMENTO di QUESTO STATO, potrà portare a quanto auspicato da tanti di noi : l'abbattimento del Leviatano pubblico, e la necessità di ripartire dalle libertà liberali, non potendo più la gente ricorrere e pretendere il soccorso del padre padrone pubblico.
Buona Lettura

 L’aspetto positivo degli ultimi eventi – l’astensione, la liquefazione del PDL, il successo grillino – è che qualcosa si sta muovendo nell’ambito liberale, o, per usare un termine meno connotato politicamente e più adatto a descrivere l’eterogenea composizione dei suoi membri, ‘moderato’.
I problemi del paese sono gli stessi di venti anni fa, ma l’Italia è ora più debole, più vecchia, più stanca. Un’altra cosa non è cambiata: i liberali sono disorganizzati, schiacciati da alleanze inconsistenti se non indecorose (gli infiniti lutti che Berlusconi addusse ai liberali), pronti a fare da mente di un movimento di dieci persone, ma non da braccio per un movimento mille volte più grande.
C’è fermento, notavo giorni fa sul mio blogLottieri lancia l’idea di un cantiere libertario per un’alternativa al socialismo di destra e di sinistra. Molti sperano che Oscar Giannino, con la sua visibilità e competenza, faccia finalmente deviare il centrodestra verso posizioni liberali. Giannino ha del resto recentemente scritto:
“Chi è liberale e si batte per sussidiarietà e famiglia, meno spesa pubblica ammazzacrescita e dimagrimento dello Stato tossicodipendente, ha pochi mesi per lanciare dal basso un soggetto politico che col Pdl attuale e il suo sterile continuismo nulla può avere a che fare”
C’è fermento. Ieri sono stato a cena con vari esponenti del PLI. Il 1 Giugno i giovani di Fare Futuro si troveranno per due giorni vicino Pordenone a discutere proposte per rinnovare il paese. E a Roma il 9 GiugnoZer0Positivo ha indetto una riunione aperta a tutti i liberali, con le parole d’ordine che ci si aspetta da un movimento liberale.
I problemi fondamentali sono (almeno) tre:
  1. C’è bisogno di una finalità politica chiara che funga da stella polare per orientare gli sforzi. Il liberalismo tende a porsi in maniera olistica ma astratta, mentre l’elettorato moderato tende a vedere i singoli problemi senza una visione di insieme. L’”avanguardia della borghesia” deve superare questo iato.
  2. Serve una rete sociale in grado di opporsi alle forze dello status quo, unendo i moderati. Il liberalismo è nell’interesse di tutti e di nessuno. Di tutti, perché a nessuno conviene finire come la Grecia. Di nessuno, perché ognuno individualmente può ottenere prebende tramite compromessi con l’apparato di potere pubblico. L’elettorato moderato, senza una visione liberale, si dividerebbe alla ricerca di privilegi particolari, anziché opporsi al sistema politico-amministrativo che sta distruggendo il paese.
  3. Il liberalismo è lontano dal sentir comune. Chi liberale non è può difendere politiche che distruggono il paese in nome della “patria” e politiche antisociali in nome della “solidarietà”. Ma poter sfruttare retoriche vuote ed ipocrite è il privilegio di chi ha conquistato i pregiudizi e l’immaginario del pubblico. Occorre diffondere, oltre alle idee e alle teorie, nuovi ideali politici e valori morali.
Finché non faremo tutto ciò, e ci vorranno anni, potremo parare i colpi, scegliere tra padelle e braci, guadagnare tempo. Ma dobbiamo muoverci. E muoverci nella società, perché lo stato non cambierà finché un contropotere sociale non imporrà il cambiamento. Nessun privilegiato ha mai abbandonato i suoi privilegi spontaneamente, diceva M. L. King. E non è stato presentandosi alle elezioni, ma mobilitando la società contro l’ingiustizia, che è riuscito a fare ciò che ha fatto. Se la società italiana si fa mettere in piedi in testa dalla politica, il problema non è la politica, ma la società.

Così invece Fabrizio Rondolino 
 Con Maria Giovanna condivido, da un po' di tempo, quasi tutto: tranne, forse, l'urgenza di fare un partito, o una lista, o una 'cosa' che si presenti alle elezioni. Mi piace l'idea situazionista di prendere uno che non c'entra niente e mandarlo in giro a prendere i voti delle casalinghe che cucinano il risotto (con tutto il rispetto per Scotti, s'intende); ma non mi convince il resto, e cioè il 'partito'. Per fare una cosa liberale in Italia bisognerebbe, come si diceva una volta, condurre prima una lunga battaglia culturale, senza la quale, temo, ogni proposta politica rischia di naufragare. Ma il tempo, obietta giustamente MGM, non c'è. E allora - non è una proposta, ma un argomento su cui sto riflettendo - meglio puntare su cause esterne al sistema per provocarne il crollo: il default, l'uscita dall'Euro. Quando lo Stato non avrà più soldi per pagare milioni di parassiti, la spending review diventerà una cosa seria: non prima. Se il Trio di Vasto prende nel 2013 la maggioranza alla Camera, e al Senato i grillini impediscono ogni maggioranza, il crollo finanziario (se già non è avvenuto prima) sarà a portata di mano. Sulle macerie dello statalismo andato in bancarotta, proprio come è accaduto nei paesi dell'Est, si potrà forse costruire una forza liberale. Forse... 

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