Che ti fanno questi giovanotti chiamati ad una partita che doveva essere un : «proficuo contributo alla realizzazione di una politica volta a rispondere ai bisogni educativi degli utenti attraverso la valorizzazione di interconnessioni interne ed esterne all'organizzazione e l'implementazione di una apertura alla comunità esterna realmente rispondente alle finalità istituzionali»?
SI MENANO.
Infatti, a parte la facile battuta su chi caz....ha insegnato a scrivere a quelli che redigono comunicati che manco all'epoca fascista erano così arcaici e retorici oltreché, quello che più conta, assolutamente incomprensibili, la notizia è che il match che doveva avere così nobili finalità, è finito in RISSA !
Ora, è vero che il calcio spesso ispira gli istinti più belluini, però caspita ! E' come se le cd. partite del cuore finissero, invece che 16 pari (come avviene ), in una clamorosa scazzottata (oddio, una volta Amendola, noto rosicone fan della Roma, stava per litigare con un giocatore della Lazio...poi qualcuno l'ha tolto , facendogli magari capire che non era proprio il caso...).
Immaginatevi le risate dei ragazzi dell'Istituto di detenzione dei minori, presso il quale l'edificante episodio ha avuto luogo!
Ah, ultima annotazione : leggo che i ragazzi NON hanno assistito all'educativo spettacolo perché "rinchiusi in carcere". Ora o è un errore del cronista, o qualcosa mi sfugge : se lo scopo dell'incontro era quello di un richiamo ai valori dello sport e del recupero dei minori ristretti nel carcere, come mai questi ultimi, i destinatari dell'iniziativa, erano in cella??
Oddio, meglio così, visto come sono poi andate le cose..Sai che bell'esempio!!?
Bagarre tra i giocatori della Cassazione e delle guardie.
Spintoni, insulti, espulsioni.
Chi c'era racconta di una serata
surreale. Della finale di un torneo di calciotto fra adulti nel carcere
minorile di Casal del Marmo finita in rissa. L'epilogo imprevedibile della
prima manifestazione calcistica di questo tipo nella struttura di detenzione
per minorenni è racchiuso in una scena alla quale hanno assistito decine di
spettatori attoniti: il portiere della squadra della Corte di Cassazione
inseguito sul campo da alcuni giocatori della squadra avversaria, quella degli
agenti della polizia penitenziaria in servizio nell'istituto. Un'immagine che ha
sconcertato gli spettatori, compresi alcuni colleghi degli agenti, convinti
fino a quel momento di assistere alla conclusione di un torneo in nome dello
sport e del recupero di ragazzi ristretti a Casal del Marmo.
Un'iniziativa
che, con un articolato comunicato, il Dipartimento per la giustizia minorile,
aveva definito all'insegna del «proficuo contributo alla realizzazione di una
politica volta a rispondere ai bisogni educativi degli utenti attraverso la
valorizzazione di interconnessioni interne ed esterne all'organizzazione e
l'implementazione di una apertura alla comunità esterna realmente rispondente
alle finalità istituzionali». Sul parapiglia, al quale i ragazzi rinchiusi in
carcere non hanno assistito, sarà inviata una relazione al Centro di giustizia
minorile del Lazio da parte della direzione dell'istituto.
La situazione sarebbe degenerata quando la
partita volgeva a favore della Cassazione per 1-3. In un clima già
surriscaldato da qualche schermaglia di troppo sul campo in erba sintetica,
un'uscita un po' troppo decisa del portiere ospite su un attaccante in maglia
azzurra ha fatto scattare in piedi tutta la panchina degli agenti. Ed è
scoppiato il finimondo: l'estremo difensore se l'è presa con l'avversario, in
aiuto di quest'ultimo è intervenuto un compagno di squadra che è stato a sua
volta colpito dal portiere.
Mentre l'arbitro aveva difficoltà a tenere in
pugno la situazione, gli altri giocatori della compagine di casa hanno placcato
il portiere. Altri spintoni, insulti. Fra gli spettatori alcuni hanno deciso di
andare via, di non partecipare alla premiazione.
«È triste e anche un po' ridicolo che persone adulte che svolgono professioni di un certo tipo, e lavorano in una struttura pubblica, si lascino andare a questi comportamenti per una partita di calcio - dice Donatella Caponnetti, dirigente del Centro regionale di giustizia minorile -. Più che a provvedimenti, però, penso a una soluzione educativa, a un incontro e a una stretta di mano fra i protagonisti di questa storia che, per la verità, mi sembra un po' infantile». Per la cronaca, quando la partita è ripresa, l'arbitro ha espulso il portiere della Cassazione che è stata poi raggiunta sul 3-3 ed ha perso la finale ai rigori.
«È triste e anche un po' ridicolo che persone adulte che svolgono professioni di un certo tipo, e lavorano in una struttura pubblica, si lascino andare a questi comportamenti per una partita di calcio - dice Donatella Caponnetti, dirigente del Centro regionale di giustizia minorile -. Più che a provvedimenti, però, penso a una soluzione educativa, a un incontro e a una stretta di mano fra i protagonisti di questa storia che, per la verità, mi sembra un po' infantile». Per la cronaca, quando la partita è ripresa, l'arbitro ha espulso il portiere della Cassazione che è stata poi raggiunta sul 3-3 ed ha perso la finale ai rigori.
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