sabato 16 giugno 2012

BERSANI E SAVIANO STIANO ATTENTI: IL BACIO DI SCALFARI FA DIVENTARE ROSPI


Sempre sull'attacco di Eugenio Scalfari a Enrico Mentana, di cui parlo anche in un altro post ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/06/caro-eugenio-80-anni-forse-e-arrivato.html ), si è pronunciato Filippo Facci, che nel rispondere al grande decano del giornalismo italiano è assai meno "diplomatico" del diretto interessato. Al di là della lesa maestà, nel merito Facci ha non poche ragioni.
Buona Lettura

Quello di Scalfari è un problema di età: la nostra, non la sua. L’età di chi ha vissuto abbastanza da ricordare semplicemente chi è Scalfari, che cosa è stato, che cosa ha scritto, che cosa ha sospinto o sponsorizzato negli ultimi quarant’anni. Ieri, sull’Espresso, ha scritto che Enrico Mentana «è sulla strada di diventare il pericolo pubblico di tutti i democratici di questo Paese» il che è una roba da pazzi, anzitutto perché è una roba da pazzi e basta (Mentana come principale pericolo della democrazia italiana: pensateci bene), ma soprattutto perché il vegliardo adduce delle motivazioni da stropicciarsi gli occhi. 
Cioè: ha scritto che Mentana sarebbe un dispensatore di «cattive notizie» e che quelle buone «le sorvola e talvolta perfino le ignora»: tutti i media prosperano più sulle cattive notizie che sulle buone - ha ammesso Scalfari  «ma ora Mentana sta esagerando». Mentana. Poi c’è tutta un’elucubrazione per dimostrare che Enrico sia un motivatissimo supporter di Beppe Grillo come si percepirebbe da vari dettagli: tipo che «gli brillano gli occhi» quando ne parla ma soprattutto per lo spazio e i sondaggi che il Tg La7 gli dedica. Da qui la conclusione che Mentana è «un supporter dell’antipolitica» il quale «se continua così diventerà l’erede di Grillo», questo perché «per scardinare la democrazia parlamentare è di gran lunga più incisivo». Quindi Mentana è un pericolo per i democratici. 
Ora: la parte meno incredibile sono gli svarioni sostanziali. Scalfari scrive che il sondaggista di Mentana «sostiene che Grillo sia arrivato al 18 per cento» e che «tutti gli altri sondaggi non arrivano a queste cifre», il che non è vero e punto, tanto che sull’homepage di Libero e del Corriere, mentre scriviamo, si apprende che un sondaggio Swg attribuisce a Grillo il 21 per cento. Se poi fosse anche vero che sul Tg La7 «le concioni e i vaffa di Grillo vengono ritrasmesse a sazietà», come ha scritto Scalfari, allora - domanda - che dovremmo dire di gente come Santoro che ci ha imbastito intere puntate? Sono palesemente altri i talkshow che hanno inventato o pompato personaggi poi saliti sulla ribalta politica: quelli di Santoro, appunto, ma anche il Ballarò di Floris, per esempio. Ma fa niente, secondo Scalfari l’aggravante è che Mentana «si è fatto sponsor di una lista di giovani senza lavoro» per quanto nei fatti non c’è nessuna lista, e, come tutti hanno capito, trattavasi di boutade. Il giornalista che ha fatto il parlamentare e tentato di fondare un partito, sino a prova contraria, per ora risulta Scalfari, mica Mentana.  
Detto questo, si potrebbe ipotizzare che l’uscita di Scalfari, tipicamente, celi il riflesso deformato di tutta una generazione politica e giornalistica: quello di pensare che fatti e notizie vadano evidenziate o nascoste secondo la finalità strategica contingente. Il capostipite di questa scuola di pensiero, quella del giornale-partito, oltretutto è notoriamente Scalfari con le sue campagne devastanti, con le titolazioni ansiogene, coi suoi baci della morte, con le sue capacità previsionali infallibili: nel senso che ha sempre trionfato chi non stava nelle sue grazie. 
Ma il discorso non è neanche questo: ciò che lascia davvero stralunati è lo Scalfari che accusa Mentana - o possa accusare chicchessia - di dare perlopiù «cattive notizie» e di drammatizzare la scansione di ciò che accade. Dico: Scalfari, l’uomo che ha creato l’impero editoriale che questa pratica l’ha creata, plasmata, affinata e resa letteratura. L’uomo che per lustri, dal vertice del Gruppo Espresso-Repubblica, ha trasformato ogni refolo in tornado e ha paventato ogni novità elettorale - ogni inchiesta giudiziaria, soprattutto - come se l’Armata Rossa fosse alle porte di Trieste.
Scalfari che accusa altri, adesso, di fare quello che ha sempre cercato di fare lui. Cioè: Grillo andava bene sinché sparava sul Cavaliere, periodo in cui Repubblica intanto contribuiva a diffondere una sbeffeggiante visione dell’Italia in tutto il globo terracqueo: ora però il comico ex comico ha preso di mira altri bersagli (Monti, Napolitano, il Pd) e allora eccoti il pericolo democratico con Grillo e Mentana a contendersi lo scettro. Peraltro, se tutto questo fosse vero, una volta acclarata l’ostilità di Scalfari, Grillo e Mentana avrebbero la vittoria in mano.
 

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