La cosa francamente appare strana.
Pierferdy è un furbone di quattro cotte, tra i pochi DC a sopravvivere e anzi a far carriera nell'era post democristiana (lui , allievo di Forlani). Nel 1994 abbandonò opportunamente il partito popolare di Martinazzoli, lanciatosi nella cavalcata solitaria e suicida delle prime elezioni della seconda repubblica, per allearsi, insieme a Mastella, con Forza Italia , vincendo. Nel 1996, nelle elezioni seguite al mini ribaltone di Scalfaro, accettò la sconfitta restando come triumviro del centro destra, nella speranza, condivisa con Fini, di essere il delfino di Berlusconi, e la traversata nel deserto, cioè restando all'opposizione, fu premiata dopo la vittoria del 2001 con la carica di Presidente della Camera (Mastella, che aveva tradito, farà una ben triste fine da Ministro della Giustizia di Prodi nel 2007).
Gli screzi del suo partito, l'UDC, con Berlusconi portano alla rottura tra i due ma lo spazio di centro, sull'altra sponda, è già occupato dalla Margherita e quindi il nostro corre da solo alle elezioni del 2006, sopravvivendo e aspettando tempi migliori, che , da politico navigato, confida arriveranno presto. L'armata brancaleone di Prodi infatti, vincente per un pugno di voti e senza praticamente maggioranza al Senato, dura meno di due anni. Nel 2008 si torna a votare, ma intanto è nato il PD, la fusione tra Margherita e DS, e Casini non ci pensa per nulla di mischiarsi con gli ex comunisti, immaginando come andrà a finire una simile giostra . Stessa cosa pensa, a ragione, della fusione tra Forza Italia e AN, confluiti nel PDL. Ha ragione anche stavolta. Fini, che pure gli succede alla Presidenza della Camera come bonus elargito da Berlusconi, si vede marginalizzato sempre di più nella Casa delle Libertà. Dall'altra parte Rutelli decide di andarsene dal Pd ormai a direzione "rossa". Fini si farà, di fatto, cacciare via, portandosi dietro un pugno di pretoriani che però spera siano sufficienti, insieme alle altre forze dell'opposizione, a fare lo sgambetto al Cavaliere. L'agguato si tiene nel dicembre 2010, alla vigilia di Natale, i congiurati, capitanati proprio dal ritrovato duo FIni Casini, sono convinti di farcela. E invece Berlusconi, all'epoca ancora maestro nelle campagne acquisti non solo calcistiche (assolutamente praticate da ENTRAMBE le fazioni) la spunta a sorpresa.
Fini non si riprenderà mai più dal colpo, la sua storia politica praticamente è finita lì. La sua creatura, Futuro e Libertà, si appiattisce sul Terzo Polo, valendo assai meno del MSI post Almirante. Casini invece capisce che il logorio del Pdl e la stagnazione del PD, con marginalizzazione sempre più palese dei centristi in casa Nazzareno, lo rimette al centro dei giochi. E infatti inizia il suo lungo corteggiamento da parte dei due maggiori partiti. Una bella stagione, che però finisce bruscamente con l'estate 2011 e la crisi economica che si abbatte violentemente anche sull'Italia. E' l'occasione di sbarazzarsi di Berlusconi, che ormai, che ha ormai lo sfavore anche delle istituzione che contano in Europa e del duo Merkozy , e l'obiettivo finalmente è raggiunto. Ma poi il governo tecnico di Monti, partorito nel novembre 2011, delude. Intanto, non comprende figure politiche (capirai....già è difficile gestirli così, quelli della "strana" maggioranza, pensa in un Consiglio dei Ministri) , e quindi sfuma l'occasione di riprendersi qualche poltrona ( va onestamente detto che Casini non ha mai fatto storie su questo, ma insomma, se qualcosa toccava...), ma soprattutto si rivela molto meno efficace di quello da tutti sperato (Monti compreso).
Non solo, la diaspora dal PDL verso il Terzo Polo NON avviene, né in Parlamento, né nel paese. Questa sensazione, netta nei sondaggi, diviene realtà con le elezioni amministrative di questa primavera. PDL e LEGA crollano, ma l'UDC non prende voti da questa terremoto del centro destra. Gli elettori di questa parte non si fidano di lui, del suo duetto continuo con Bersani, e non votano o, la dove possono, come a Parma, appoggiano il candidato Grillino, per protesta e contro la sinistra.
A questo punto Casini , che si sente come Ulisse che cerca di tornare a Itaca - cioè nelle stanze che contano, almeno un po', visto che il potere vero sta in centro Europa oramai - molla definitivamente Fini che medita il ritiro (volesse la Maronna .....) approfitta del gelo sorto tra PD e Di Pietro, troppo ostile a Monti e al Colle, e accoglie l'idea di Bersani di una futura alleanza, anche post elettorale, tra "riformisti e moderati".
Cioè, siccome i vecchi DC della Margherita i DS se li sono ormai mangiati e digeriti, petalo per petalo, ecco che l'UDC, o come si chiamerà, diventa il nuovo specchietto per le allodole centriste ma di anima più "liberal" che liberale, per distrarre dall'anima sempre rossa e statalista degli ex pci.
Possibile che Casini, dopo la fine di Mastella, poi di Rutelli e co, non lo preveda?
A mio avviso , lo sa benissimo, ma a lui, come al Fini compagno di congiura del Natale 2010, non interessa il suo partito ma la SUA carriera. E il sacrificio dei suoi pretoriani ben vale il Quirinale.
So di non essere originale a indicare nel Colle il vero, ultimo obiettivo di Pierferdy, ma la furbizia e l'opportunismo dell'uomo depongono in questo senso. Nel 2013, quando si eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica, Casini avrà 58 anni, sarà finalmente un capo dello stato giovane, e durerà in carica fino ai 65, quando potrà restarsene pacioso a fare il senatore a vita .
Non male per un sopravvissuto della DC post mani pulite no?
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