mercoledì 27 giugno 2012

FINI CONFIDA CHE NON PENSA DI RICANDIDARSI. VOLESSE LA MARONNA.....

Una delle poche cose che mi consola in questi difficili anni, è la speranza, solo speranza, che un certo modo di fare politica in Italia possa tramontare. NON certo per evoluzione della razza indigena, ma per il fatto che conteranno sempre meno, comportamenti più o meno virtuosi saranno imposti dall'esterno, e forse qualcosa inizierà a cambiare.
Per l'intanto, della serie "chi si accontenta gode", guardo con soddisfazione al tramonto triste e inglorioso di Gianfranco Fini.
Uomo abile, dotato di una buona dialettica, ancorché non ai vertici del suo mentore, Giorgio Almirante, Fini, a mio avviso, è stato premiato ben oltre i suoi meriti, che comunque, almeno nell'ottica della vecchia politica, quella che appunto spero possa scomparire, ci sono. Capace di trasformare il Movimento Sociale Italiano in un partito non più post fascista, fondando Alleanza Nazionale, di agganciarsi come una cozza allo scoglio di Berlusconi, che lo "sdogana" dalla marginalità politica e parlamentare, di diventarne il "delfino" e poi di mollarlo quando capisce che farà in tempo ad invecchiare senza che il suo momento di capo del centro destra arrivi mai veramente.
Cosa sia Futuro e LIbertà, cosa c'entrino con la destra, almeno quella liberale, gente come Briguglio, Della Vedova e soprattutto quel comunista inconsapevole (?)  di Granata non è dato sapere.
Quello che è evidente è che Fini è finito.
L'ultimo colpo lo ha tentato nel dicembre 2010, quando per 30 denari ( la presidenza del consiglio dell'alleanza salva Italia?) cercò di far cadere il governo Berlusconi.
Gli andò male, e da allora non si è più ripreso.
La vicenda della casa di Montecarlo, i pettegolezzi sul cognato e la compagna, la discussa Tulliani, hanno dato il colpo di grazia alla sua immagine già sbiadita e condannata alla irrilevanza.
Oggi parla di ritiro. Io non ci credo, ma se fosse vero, un brindisi lo faccio.
Questo l'articolo sulla rete


 L'apertura di Pier Ferdinando Casini, che strizza l'occho al Pd di Bersani e si tinge di rosso, potrebbe rivelarsi un suicido politico per l'Udc. Ma la sterzata a sinistra del democristiano, intanto, ha mietuto la sua prima vittima: Gianfranco Fini. Il leader futurista è spiazzato: come spiegare al suo esiguo elettorato che l'ex missino Gianfranco è pronto a marciare insieme agli ex Ds? Impossibile, probabilmente. Dietro alle dichiarazioni di facciata che hanno seguito l'intervista-outing del leader Udc al Corriere della Sera ("Gianfranco Fini era a piena conoscenza delle intenzioni di Casini"...) c'è tutto il disappunto del presidente della Camera, che delle "intenzioni di Casini" non sapeva nulla. Il Terzo Polo è morto (lo ha detto lo stesso Casini dopo la batosta alle amministrative in cui ha trionfato Grillo), e in un partito morto non è necessario che gli (ex) alleati siano a conoscenza delle reciproche strategie. 
Riunione d'emergenza - Fini vuole delle spiegazioni: una riunione con Casini, Benedetto Della Vedova, Lorenzo Cesa, Fernando Adornato e Italo Bocchino è stata convocata nel pomeriggio di martedì pomeriggio proprio nello studio del Presidente della Camera. Secondo quanto trapelato, la riunione è stata convocata "per discutere anche delle strategie riguardanti le alleanze in vista delle prossime elezioni politiche". Il presidente della Camera, come detto, si è apprestato a far trapelare che "era al corrente dei contenuti dell'intervista al Corriere della Sera": una frase che nel gergo politico lascia intendere l'esatto opposto. Al termine dell'incontro, durato circa un'ora e mezza, altre dichiarazioni di facciata. Adornato ha spiegato che "il terzo Polo non esiste più, ma certo esistono le sue ragioni fondative. Quello di oggi rientra negli incontri che normalmente facciamo per fare il punto della situazione su diverse tematiche". 
La scissione - E se il Terzo Polo è già morto, Futuro e Libertà è un partito spaccato. C'è chi nella sparuta squadra guidata da Fini sarebbe favorevole al cosiddetto "patto tra moderati e progressisti", ossia a "baciare" il Pd generando il più improbabile mostro della seconda Repubblica: ex neri ed ex (?) rossi tutti insieme (Della Vedova, per inciso, ha dichiarato di aver gradito l'intervista di Casini: tutti col compagno Bersani). E Gianfranco? Resta col cerino in mano: un futuro incerto e un partito che è in grado di raccogliere percentuali infinitesimali alle prossime elezioni. E così, in un contesto fluido e difficile da gestire, starebbe cominciando a maturare la decisione "drastica" del presidente della Camera: potrebbe non ricandidarsi al Parlamento.

"Fini è rimasto solo" - La voce è stata rilanciata da Dagospia, che parla del "pissi pissi che impazza sotto o'Vesuvio". Ovvero, "Gianfranco avrebbe in mente il 'bel gesto' per le prossime politiche", lasciando la poltrona in Parlamento e regalando quel (poco) che resta di Futuro e Libertà ai suo colonnelli che non hanno perso tempo a strizzare l'occhio al Partito Democratico. Dagospia cita poi una fonte che sceglie l'anonimato: "Ormai Fini è rimasto solo dopo che Casini lo ha mollato per il Pd. Ecco perché sta meditando il colpo a sorpresa: non candidarsi, evitare il rischio di un flop elettorale e scegliere il gesto nobile". Si ipotizza poi che il "bel gesto" di Gianfranco possa essere il preludio a qualche "incarico prestigioso" nella prossima legislatura. Anche se probabilmente, tra due legislature, di Fini non sentiremo nemmeno più parlare.

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