mercoledì 27 giugno 2012

A PROPOSITO DI GERMANIA ...


Ferve sulla rete il dibattito tra anti tedeschi e pro Merkel. In realtà, non è che ci siano pronunciamenti di simpatia nei confronti di quest'ultima (mentre le critiche trascendono facilmente sul feroce e anche sul personale, stile Cavaliere, per intenderci), però la difesa della sua linea sì.
E non manca chi nei giorni dispari si schiera su un fronte e nei giorni pari dall'altro (questo anche da parte di giornalisti esperti da cui MAI mi sarei aspettato questa sorta di schizofrenia). In realtà, come ho scritto in altre occasioni, non è semplice farsi una idea NETTA, in quanto trovi del ragionevole e comunque del plausibile nelle osservazioni di entrambi gli schieramenti.
Riporto qui di seguito un articolo di Alberto Alesina, stavolta slegato dal sodale Giavazzi, che si schiera apertamente a favore della cancelliera, e i suoi argomenti, come sempre, sono logici e serrati.
Pure qualche perplessità mi resta. Uno degli argomenti principe, anzi l'ARGOMENTO per eccellenza dei difensori di Berlino, è che sia assolutamente normale non voler pagare i debiti degli altri.
Verissimo. Anche Alesina lo riprende, facendo un esempio molto attuale e calzante. Stiamo pagando l'IMU e ci lamentiamo come tacchini alla vigilia di Natale (l'IMUrtacci loro è frase ricorrente negli studi commercialisti romani di questi tempi ). Cosa diremmo se ci venisse chiesto di pagare il DOPPIO per sostenere Greci, Spagnoli, Portoghesi-? Qualcuno direbbe anche sì, ok, una razza una faccia...ma la maggior parte ? E ancora, io che direi sì, anche perché , stringendo i denti, magari ce la posso fare, quando leggo che il governo greco CONTINUA a fregare l'Europa, aderendo ai piani di prepensionamento per ridurre i pubblici impiegati, e poi, su 90.000 mandati a casa, ne assume a vario titolo 70.000 (quando il patto ovviamente è di NON consentire il turn over, come da noi avviene da qualche anno, e meno male!!), la mia buona volontà me la rimetto in tasca.
Tutto questo è ragionevole, anche giusto.
PERO', il problema deve essere di FIDUCIA, e NON di principio. Mi spiego meglio.
L'esempio che ho fatto prima calza : io aiuto i Greci, ma loro devono al contempo dimostrare di aver capito che devono cambiare registro. Quindi la mia fiducia deve essere premiata. Altrimenti viene meno.
Meno valido, anche se rispettabile, il discorso che, per principio, io NON ti aiuto, e quindi i tuoi debiti sono un problema tuo.
Badate, lo dico ai miei amici del Tea Party, non ho detto che si tratti di discorso ingiusto e/o inaccettabile.
Preferisco però l'opzione di un aiuto per quanto condizionato.
Lo stesso di cui la Germania ha largamente fruito dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Non si tratta di rivendicare un debito di gratitudine (che poi, solo la Grecia qui lo potrebbe fare), ma appunto di ricordare che ALTRI, al posto dei tedeschi, si comportarono diversamente e proprio a loro favore. I teutonici poi mostrarono, eccome, di meritare questo aiuto, ma SENZA di quello, chissà se e quando si sarebbero ripresi da un paese in macerie. Senza contare poi se non gli fosse stato fatto uno sconto sulle macerie altrui, da loro provocate!!
La Grecia, in modo francamente un po' discutibile, a volte proprio questo rivendica : i danni dell'occupazione tedesca durante la guerra furono ben superiori a quelli poi liquidati secondo una "transazione" che venne invece concordata anche per la fondamentale "benedizione" americana.
A questo esempio, che tutti conoscono sotto il nome PIANO MARSHALL, potremmo aggiungerne altri : l'aiuto in occasione della riunificazione tedesca, la deroga al patto di stabilità concesso a Germania e Francia che non riuscivano a contenere il deficit nella misura del 3% .
Insomma, di aiuto prima o poi pare si abbia bisogno tutti. Bisogna mostrarsi seri e meritarlo, questo sì.
E francamente qualcuna delle cicale europee in questo continua a lasciar desiderare....
Ecco l'articolo di Alesina


Noi e Berlino

I padri fondatori del progetto europeo negli anni Cinquanta avevano ben chiari i rischi dei conflitti intraeuropei di cui purtroppo la nostra storia è ricca. La loro visione era improntata dalla volontà assai nobile di evitarne altri. In questi giorni l’Europa sta rischiando di perdere qualcosa di ben più importante della moneta unica: la cooperazione economica, se non addirittura una cooperazione politica pacifica. Il livore antitedesco che si respira nel Sud Europa e in Francia è molto pericoloso, stucchevole e in gran parte infondato. 
Quali sarebbero le colpe dei tedeschi? Primo: non essere stati più generosi con la Grecia e altri Paesi in difficoltà. Sicuramente i leader europei (tutti, non solo i tedeschi) hanno fatto un gran pasticcio con la Grecia creando poi contagio, ma è troppo facile essere generosi con i soldi degli altri. Cosa direbbero gli italiani se il loro governo proponesse loro un raddoppio dell’Imu per aiutare Grecia, Portogallo e le banche spagnole e irlandesi? Secondo: i tedeschi si sono arricchiti con le esportazioni ai Paesi mediterranei. E allora? Se i tedeschi sono più produttivi e hanno costi del lavoro per unità di prodotto piu bassi cosa dovrebbero fare: lavorare meno e peggio per aiutarci? È una colpa produrre Audi e Bmw che tutti vogliono?

I tedeschi erano i malati d’Europa negli anni Novanta. Hanno fatto riforme del mercato del lavoro difficili e hanno mantenuto un rigore salariale ferreo per dieci anni. Ora ne godono i benefici: ne hanno tutto il diritto. Terzo: i tedeschi si sono avvantaggiati da un euro «basso» rispetto al livello di un ipotetico marco. A parte il fatto che quasi la metà delle esportazioni tedesche sono all’interno dell’aera euro, i Paesi mediterranei hanno guadagnato anche loro dall’euro e più della Germania. Per esempio i tassi di interesse sui loro debiti non sarebbero stati così bassi perché si era eliminato il rischio svalutazione di dracma, lira e pesetas. Se questi Paesi invece di seguire politiche prudenti si sono buttati a capofitto a prendere a prestito in modo insostenibile o come nel caso dell’Italia si sono «addormentati» e non hanno fatto nulla è unicamente colpa loro.

Quarto: i tedeschi dovrebbero consumare di più sia a livello privato che pubblico. Un’altra chimera. La Germania ha un debito pubblico dell’80 per cento del Pil, non sono certo stati delle irragionevoli «formiche», né hanno fatto aggiustamenti fiscali draconiani. E comunque pensare che un paio di punti di spesa pubblica tedesca risolvano i nostri problemi è pura illusione senza alcun fondamento macroeconomico. Quinto: le colpe delle banche tedesche. Certamente, ne hanno tante, soprattutto quelle che si sono buttate a testa bassa nel marasma del subprime americano. Ma tanti sbagli hanno fatto anche le banche spagnole, greche, irlandesi e francesi. La bolla edilizia finanziata dalle banche spagnole è stata un disastro colossale.

È comprensibile quindi che la Signora Merkel rifiuti gli eurobond, e che sia sospettosa di altri schemi fiscali che finirebbero per far pagare il conto ai tedeschi. Dovrebbe essere però più aperta nel breve periodo su garanzie europee alle banche, questo sì. L’unico modo per convincerla a essere più accondiscendente è di fare riforme strutturali decise, incisive e veloci, senza se e senza ma. In cambio dell’unione bancaria che riduca i tassi che le imprese pagano e di una qualche forma di «socializzazione» del debito, i Paesi come il nostro dovrebbero legarsi le mani con programmi di riforme accettate, condivise e, sì, controllate dall’Unione Europea. Se questo significa perdita di sovranità nei confronti della Germania, così sia. Dovevamo pensarci prima.
Insomma, le promesse non bastano più e gli attacchi sguaiati contro la Germania di giornali, economisti e politici francesi e mediterranei sono controproducenti. I tedeschi si irrigidiranno ancora di più perdendo entusiasmo per il progetto europeo. E questo sarebbe un vero disastro. Se il progetto Euro dovese fallire non sarà certo una responsabilità dei tedeschi.

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