mercoledì 6 giugno 2012

EUROPA: TUTTI FERMI DAVANTI AL BIVIO

Alzi la mano chi non si è stufato di leggere ad OGNI nuovo vertice europeo, che è quello DECISIVO per le sorti dell'Europa!!
Certo, se continua così, temo che finirà come nella favola del fanciullo che gridava sempre "al lupo al lupo" e che alla fine veniva sbranato perché nessuno gli credeva più!
Del resto, non avete sentito le dichiarazioni del leader della sinistra greca più radicale? "I tedeschi bluffano!!".
Ecco, l'aria che tira ormai è questa.
Peraltro, cosa si poteva aspettare dopo due anni di questa solfa sulla Grecia e sull' Euro?, senza NESSUN provvedimento concreto se non la vagonate di soldi che di tanto in tanto Draghi elargisce dalla BCE alle banche dei vari paesi per aggirare la norma che vieta gli acquisti diretti dei titoli di stato da parte della banca centrale?
Alla fine i termini del problema sono chiari un po' a tutti.
Da una parte c'è chi chiede alla Germania e ai paesi nordici più ricchi (ma i soldi veri ce li hanno solo i tedeschi, per la dimensione della loro economia) di allargare i cordoni della borsa e aiutare i paesi più deboli.
In fondo, si dice, sarebbe un disastro anche per lei il fallimento dell'Euro.
Dall'altra, i tedeschi sono comprensibilmente riottosi, e se proprio devono cedere, vogliono la garanzia che la cosa NON si ripeta, e che quindi questi soldi siano stavolta spesi BENE, e che gli stati Cicale la smettano di spendere alla cieca per poi chiedere aiuto.
Come si ottiene questo? Con un'Europa federata, unita non solo monetariamente ma anche politicamente e finanziariamente. In altre parole, le politiche di spesa non si decidono più nei singoli stati ma a livello europeo. Perché questo avvenga, ovviamente sarebbe necessario che , così come avviene ora nelle varie nazioni, un domani la gente voti per candidati europei che poi possano decidere. Insomma, gli Stati Uniti d'Europa.
Non la vedo una cosa breve, però la direzione o è quella, o tanto vale farla finita con questa farsa della moneta unica. Oggi come oggi, sembra quasi un alibi per i vari governanti dei singoli paesi : "ci costringe l'Europa!".
Ma i debiti mica li ha fatti l'Europa! E i soldi in cassa mica mancano perché ce li ha tolti l'Europa ! Semmai minaccia di non prestarceli più, nel caso, non più infrequente, che non riusciamo a farceli dare dai mercati!!!
Insomma l'empasse è questo : rinunciare a grande parte della sovranità nazionale, e ottenere l'aiuto tedesco, oppure prendere atto che quelli NON si fidano!

Due articoli di menti diverse, una più politica (Polito), l'altra economica (Turani), propongono con chiarezza il bivio di fronte al quale siamo bloccati da tempo


IL ROMPICAPO DELLA SOVRANITÀ
Una domanda senza risposta

Si fatica a tener dietro al valzer di vertici e incontri, piani segreti e intese pubbliche, fughe in avanti e fughe di notizie, che ogni giorno si balla in Europa. Le ultime spiagge si succedono l'una all'altra. Fino a ieri era prioritario salvare gli Stati (la Grecia). Ora bisogna salvare le banche (spagnole). Lo schema di gioco è sempre lo stesso: tutti vogliono che si tamponi la falla con i soldi tedeschi, tranne i tedeschi. La situazione si è incartata al punto tale che la Spagna rifiuta gli aiuti del fondo europeo con cui potrebbe salvare i suoi istituti di credito per non accrescere il proprio deficit pubblico. Il serpente si morde la coda. E, qui e là, cova il suo uovo, pronto a schiudersi in movimenti estremisti o fascisti. 
Il senso di affanno è testimoniato dal susseguirsi di grand plan , mirabolanti ipotesi di architetture istituzionali che rischiano di arrivare quando l'edificio sarà già bruciato al fuoco dei mercati. Così, mentre la Francia, l'Italia e perfino la Germania tardano a ratificare quel Fiscal Compact che era stato indicato come la panacea, già si immaginano a Bruxelles disegni - fatti filtrare e subito smentiti - per trasformare questa claudicante Unione di 27 Stati in una sorta di Superstato sul modello degli Usa. 
Eppure i termini del problema sono ormai chiari. I Paesi che hanno goduto per dieci anni di crediti con bassi tassi di interesse come se fossero la Germania, e che li hanno sperperati al contrario della Germania, non reggono più. A questo punto o saltano, e con essi salta l'euro; oppure la Germania, per salvare l'euro e se stessa, salva loro. A questo alludono tutti i tentativi di introdurre qualche forma di condivisione del debito, cioè strumenti che obblighino Berlino a garantire il debito degli altri. 
Però questa strada, oggi preclusa, è percorribile solo se si comprende che nemmeno alla Germania si può imporre una deroga al principio cardine della democrazia: no taxation without representation . Lo ha notato Giancarlo Perasso su lavoce.info , e ha ragione: è impossibile chiedere ai contribuenti tedeschi di essere pronti a rimborsare gli eurobond senza che essi abbiano la possibilità di scegliere chi spende quei soldi. 
È questo il rompicapo europeo. Finora è risultato inutile il tentativo di convincere i tedeschi con il ricatto o con l'appello alla solidarietà. Ma oggi, sotto la pressione perfino di Obama, si ha l'impressione che la Cancelliera Merkel stia lanciando segnali in questo senso: «Il mondo - ha detto ieri - vuole sapere come noi immaginiamo l'unione politica che va insieme all'unione monetaria». Parole analoghe aveva pronunciato qualche giorno fa Mario Draghi. Il punto è: tutti coloro che accusano la Germania di egoismo e miopia, compresa la nostra spendacciona classe politica, hanno ben chiaro che significa fare questo passo? Sono pronti a cedere cruciali poteri sovrani sul bilancio, sul welfare, sulle tasse? 
Prima o poi, a questa domanda bisognerà dare risposta. E in quel momento scopriremo che non è affatto una risposta scontata, soprattutto in Francia, da sempre vero cronografo e limite del processo di integrazione. Non c'è bisogno di ricordare che fu il «sovranista» popolo francese ad affondare in un referendum la Costituzione europea. Un tempo si diceva che l'Europa è nata per nascondere la potenza tedesca e la debolezza francese. Per continuare a vivere, deve oggi riconoscerle entrambe.

Il nocciolo del dissenso
di Giuseppe Turani

MA PERCHÉ in Europa c’è un dissenso così forte fra la Germania e gli altri paesi? Ormai la moneta unica europea appare così malmessa, a causa di queste divisioni, che anche Barack Obama comincia a preoccuparsi sul serio. Da qui tutte le discussioni sugli eurobonds, i project bonds e altre diavolerie. In realtà, la questione è molto più semplice. Se si supera lo schermo delle tecnicalità e del gergo finanziario, si può arrivare al cuore del problema. E il cuore è questo: c’è una parte d’Europa che va bene e una (dove siamo noi, fra l’altro) che va male. Per rimettere in sesto la parte ‘malata’ del Vecchio Continente servono risorse finanziarie, cioè soldi. E questi soldi, a meno che non si immagini un Babbo Natale in arrivo da Marte (e fornito di euro), possono venire solo dalla parte ‘sana’ dell’Europa, cioè dalla Germania e dai paesi che le fanno corona (Olanda, Austria, ecc.). Questo lo sa la signora Merkel, lo sa Monti, lo sa Hollande e lo sanno i greci e gli spagnoli. In sostanza, l’euro può essere salvato (e l’Europa insieme alla moneta unica) se c’è un trasferimento di risorse da una parte all’altra del Vecchio Continente. Dai paesi ‘sani’ a quelli ‘malati’.  
NATURALMENTE, la Germania cerca di ottenere che questo trasferimento sia il più basso possibile. Ma sa che non potrà evitarlo. In cambio chiede allora cessioni di sovranità. Chiede cioè che ci sia una politica bancaria comune (con relativi controlli) e chiede un’unione fiscale. In sostanza, chiede che gli ‘aiutati’ rinuncino a fare quello che gli pare. Le banche vengono controllate da Bruxelles e anche le spese e le entrate dei singoli Stati. Non chiede queste cose per spirito di vendetta o di rivalsa. Vuole soltanto evitare che in futuro abbiano a ripetersi i fatti che hanno portato all’attuale situazione di dissesto. Insomma, vi do una mano a pagare i vostri debiti e a rimettervi in carreggiata, ma adesso tutti i mesi Bruxelles deve controllare i vostri conti.
I paesi oggetto di queste richieste, ovviamente, protestano e fanno resistenza (l’Italia ha appena deciso di rinviare l’approvazione del fiscal compact). Salvo poi proclamare che l’unico modo per salvare l’Europa è fare gli Stati Uniti d’Europa. Ma gli Stati Uniti d’Europa non comporterebbero una cessione praticamente totale di sovranità? Ma allora Italia, Francia e Spagna sono governati da schizofrenici? No. Le loro classi politiche vorrebbero essere aiutati a superare questo difficile periodo, ma senza l’obbligo di essere virtuosi in futuro. Insomma, botte piena e moglie ubriaca. Il dissenso europeo è tutto qui.

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