sabato 30 giugno 2012

LA FORNERO E L'ITALIA CHE SI PREPARA


Della ormai celebre intervista della Ministro Fornero al Wall Street Journal, nella quale la professoressa speigava che il posto di lavoro non è un diritto acquisito ma qualcosa che si deve guadagnare col sacrificio, abbiamo già parlato nel post http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/06/lesternazione-della-fornero-due.html
In quell'occasione postavamo l'acre sarcasmo della nostra amica e collaboratrice Revenge, e non ci dicevamo d'accordo con lei.
Revenge ha anche postato un ulteriore commento, a specificazioe di un punto di vista, il suo, che era sufficientemente chiaro nell'articolo principale. La nostra amica non è di sinistra, non credo ami i sindacati, però la sua è una posizione a difesa del "popolo", dei più deboli, a cui lo Stato deve pensare.
Una posizione comune alla"destra sociale" .
Ho a mia volta spiegato che l'ottica liberale è diversa: dati, possibilmente, dei punti di partenza il meno disuguali possibile, poi le cose ce le dobbiamo conquistare, meritare. E siccome amo essere libero, preferisco che lo Stato stia al suo posto il più possibile. Per esempio, in economia, date le regole e sorvegliato il loro funzionamento, lo stato non deve essere un giocatore.
Revenge difende l'art. 18, io no. Non perché in astratto non sia corretto prevedere che in caso di licenziamento discriminatorio ( per motivi razziali, politici...), il lavoratore sia tutelato, ma perché non ha senso stare in paradiso a dispetto dei santi . Per cui il dipendente abbia un adeguato indennizzo per l'ingiustizia subita ma poi confidi nella sua preparazione e capacità e si cerchi un datore di lavoro migliore. Un sistema di indennità di disoccupazione (con vincoli stringenti per il lavoratore ) e di riformazione e riqualificazione della persona che ha perso il posto li trovo strumenti migliori del fare rimanere qualcuno in un posto dove il capo dell'impresa NON lo vuole.
Questo nel caso effettivamente il lavoratore sia stato discriminato. Figuriamoci quando, come più spesso avviene, l'art. 18 viene applicato per far rientrare lavoratori che hanno lavorato ALTROVE mentre erano in malattia, abusato di ogni regola o cavillo della stessa per assentarsi dal lavoro, palesemente inefficienti e/o improduttivi....nessuna di questa cose vengono giudicate sufficienti ai giudici del lavoro per giustificare un licenziamento.
Su qeusto tema, hanno scritto in molti, e tra questi Maria Giovanna Maglie, il cui articolo ho moltoapprezzato e che riporto.
Buona Lettura


 Che avrà mai detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, da essere massacrata dalla stessa gens italiota che trangugia accise su accise, Imu e quant'altro? Il posto di lavoro non è un diritto, ma una conquista, qualcosa di importante da meritarsi, che costa sacrifici, per esempio non aspettarsi che nessuno te lo tocchi, non darsi malati perché c'è la partita, non timbrare il cartellino dell'altro, non andare a fare la spesa nell'orario di lavoro, non prendersi un anno di maternità o paternità, non fare il sindacalista a vita, non fare i confindustriali della cassa integrazione, e questo è il minimo; il massimo sarebbe lavorare con passione, dare il meglio di sé, fare del proprio lavoro un piccolo capolavoro, cercare di essere il numero 1, e guadagnare anche tanti soldi, che sono frutto del merito. Le dovrebbe dire una Costituzione di un Paese civile queste cose, e che siamo nati liberi, che meritiamo la felicità in vita, così insegnarle ai giovani. Invece, giù col riscatto del lavoro di leniniana memoria, in versione annacquata cattocomunista, così fu nel 1946, Togliatti voleva “repubblica dei lavoratori”, i democristiani mediarono con “fondata sul lavoro”, e da allora ancora non si capisce che cosa significhi questa formula ibrida, ambigua, strisciante, invincibile, un cancro che ci ha corroso le teste e il Paese. Per questo rischiamo seriamente di fallire, pretendendo il posto di lavoro, prendendocela con i tedeschi, affondando senza dignità nonostante le nostre riserve auree, nonostante il nostro straordinario patrimonio artistico e creativo.
Non sono una fan di Elsa Fornero, troppi casini per non pensare almeno che si è scelta male lo staff di consulenti, ma apprezzo che ci metta la faccia, a differenza di alcuni suoi colleghi che sembrano delle raffigurazioni egizie, stampati sul muro senza profondità. Non sono, figurarsi, una fan del governo dei tecnici; nato da un golpe bianco e con molti complici tra le presunte vittime,ma non per questo meno golpe, ha mancato l'unica missione che avrebbe potuto riscattarne la nascita illegittima, ovvero tagliare drasticamente la spesa pubblica, ridurre significativamente le tasse nel medesimo tempo, prendersi il disturbo di spiegare agli italiani che l'epoca dell'assistenzialismo è finita, che le vacche grasse non è che sono diventate magre, sono proprio morte, e avvelenano chi si avvicina. Avrebbero potuto essere liberali, liberisti e libertari, realisti e spietati, sono dei pasticcioni esattamente come i politici che confusamente mantengono loro la maggioranza mentre si provano a contarsi come pecore e trovare un qualche capo branco. Pure, basta una frase come quella pronunciata dal ministro Fornero nell'intervista al WSJ, una frase non giusta, proprio sacrosanta, basta vedere la campagna di distinguo, di precisazioni, di interpretazioni, era job, no era work,quando va bene; di insulti, calunnie, cattiverie quando va male, ed è la stragrande maggioranza; basta aver seguito ieri e l'altro ieri lo scatenarsi del web e dei social network, i commenti furiosi ai siti dei giornali on line, per domandarsi se sarebbe stato possibile umanamente in questo irredimibile Paese fare qualcosa di nuovo e di risolutivo della nostra tremenda crisi.
Probabilmente no, senza il consenso e il mandato popolare nulla del genere è fattibile, tanto meno per dei professori cresciuti nell'ombra delle burocrazie italiane ed europee. Altro sarebbe stato il compito e l'opportunità di una destra nata liberale, leggere per credere il manifesto fondativo di Forza Italia, che in pochi mesi conquistò un Paese squassato da Tangentopoli e dalla gioiosa macchina da guerra comunista, e che ha governato per molti anni. Ha fallito il compito storico quella destra, insieme con il suo leader carismatico. Oggi più che mai non mi sembrano minimamente consapevoli del rischio storico, solo preoccupati di mantenere poltrone, mentre sono riusciti a diventare loro soli simbolo di privilegio e corruzione. E' terribile perché le prossime elezioni le vincerà la peggior sinistra degli ultimi vent'anni, statalista, forcaiola, massimalista, un leader di partito confuso e provinciale, che sembra l'imitazione del comico Ferrin al suo meglio, una leader sindacale che sembra una Erinni, ossessa, assetata di sangue. Vincerà la Repubblica fondata sul lavoro se non si tira fuori un'idea nuova e il coraggio per sostenerla.

 Sipario, applausi.

1 commento:

  1. Il Ministro Fornero : "Il lavoro non è un diritto"

    Penso che voleva dire : E' un dovere : "Tu vivrai con il sudore della Tua fronte"

    Altrimenti ... se non è un dovere ; E' una concessione dei Padroni - Non un popolo libero - Ma servi e Padroni -

    Chi può negare il baratro ai fini sociali , chi prende milioni al mese e chi soffre la fame.

    La pace sia con Voi.

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