giovedì 7 giugno 2012

NICOLA ROSSI E IL SUO LIBRO CI RICORDANO CHE NON E' OBBLIGATORIO RESTARE SUDDITI


Io non voglio illudermi. So bene che si corre questo rischio quando si inizia a seguire e frequentare gli ambienti dove le persone hanno con te una certa identità di vedute, idee, principi.
Sembra che il mondo improvvisamente diventi "ordinato", dove le differenze sono sfumature superabili.
In fondo è quello che ho sempre rimproverato ai radical chic di sinistra: radunarsi nei loro salotti, nei loro esclusivi ritiri e ritrovi (ricordate Capalbio dei tempi di Occhetto?) , darsi reciprocamente ragione, e poi rimanere regolarmente allibiti quando perdevano le elezioni!
Dico questo perché ultimamente, andando alla presentazione di libri di autori di ispirazione liberale e comunque NON di sinistra, partecipando a dialoghi ed eventi dei giovani del Tea Party Italiano, respiro aria buona.
E sento che non può essere tutto perduto se siamo così in "tanti" a pensarla allo stesso modo, a rivendicare più libertà e a voler combattere uno Stato fagocitante e paralizzante, fino alla vessazione.
NICOLA ROSSI 
Poi mi fermo, cerco, come detto, di non farmi prendere dall'umano desiderio di credere che la verità sia quella che si desidera, e mi domando: ma se siamo veramente così "tanti", come mai è possibile che siamo così ridotti ??
E la risposta è che è VERO che gli italiani NON di sinistra sono la maggioranza, ma gli "statalisti", assolutamente trasversali, sono molti di più dei liberali. Anche perché contano su un gran numero di "agnostici" a cui  della politica non  frega assolutamente nulla, e che sono del tutto degni eredi del popolo dello stivale dei tempi pre unitari, quando l'Italia era in mano ai vari regnanti europei, quello che usava motteggiare: "Franza o Spagna, purché se magna! ".
Diciamocelo francamente, non esattamente il pensiero Smithiano o dei nobili padri liberali che lo seguirono.
Credo che molto di questo ci sia nel "tradimento" Berlusconiano della "rivoluzione liberale " promessa.
Quanti Martino, o Biondi (che io non apprezzavo, ma che certo liberale lo era dalla culla!), o Quagliarella ci sono nel PDL? e quanti ex socialisti, ex democristiani, ex missini , tutti politici cioè ben affezionati ad uno Stato Centrale e onnipresente?
In realtà c'è voluto Monti e la sua tassazione selvaggia a svelare a tanti ciechi cosa significa mantenere uno Stato assistenziale, clientelare, inefficiente e corrotto.
E così noi liberali torniamo un po' di moda, con la nostra difesa delle libertà individuali - personale, della proprietà, del diritto d'impresa - contro le tasse e  il collettivismo nobilitato da belle parole quali "uguaglianza e solidarietà".
Ad ogni modo, ieri, alla presentazione del libro di cui vi avevo già accennato (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/06/non-piu-sudditi.html), SUDDITI, edito dall'Istituto Bruno Leoni e curato da Nicola Rossi, la sala della ex chiesa di S. Marta al Collegio Romano era PIENA.
Con diversa gente rimasta in piedi per tutte e due le ore, resistendo eroicamente all'intervento del primo ospite di una serata che vantava un autentico parterre de roi: il Presidente della Corte dei Conti, quello dell'autorità di garanzia della concorrenza e il garante della Privacy.
In effetti il Dr. Giampaolino è stato veramente ieratico, e non assopirsi non è stato semplice. Però , nel ribadire fin quasi alla noia il concetto intangibile di LEGALITA', quello che dovrebbe salvaguardarci dall'essere sudditi e conservarci cittadini , due cose interessanti il capo della Corte dei Conti le ha dette:
 il dovere della contribuzione SI DEVE CONCILIARE con le altre prescrizioni della Costituzione: la libertà d'impresa, della proprietà, la tutela del risparmio. Tutti diritti che mal si conciliano con una tassazione che spoglia il cittadino, e lo rende appunto un suddito.
 Più vivace, se non altro nel tono, e lodevolmente più breve, l'intervento del Dr. Petruzzella, garante della concorrenza , che ha ricordato come la BUROCRAZIA sia l'ostacolo più serio, tra altri, per invogliare investitori esteri a fare impresa da noi. (Avoglia il Premier a girare il mondo. NON UN EURO è arrivato qui, nonostante la sua "credibilità internazionale").
Poi è stato il turno di Pizzetti, il garante della Privacy, che col suo cinico realismo mi ha quasi commosso.
FRANCESCO PIZZETTI 
Oscar Giannino, "conduttore" della manifestazione, lo ha "provocato" con una domanda su cosa ne pensasse dello slogan del popolo viola, poi ripreso da molti, "intercettateci tutti", espressione del principio per il quale "Il cittadino per bene non ha nulla da nascondere".
La risposta di Pizzetti è stata laconica e lapidaria: il cittadino NON deve essere controllato a priori, in quanto si PRESUME che sia un bravo cittadino. E ciò vale finché non si abbia motivo concreto (e non presunto!!) di credere il contrario.
"non è nemmeno un principio liberale" ha replicato a Giannino " ma semplicemente DEMOCRATICO".
Volevo andargli a stringere la mano già in quel momento!!
NON HO NULLA DA NASCONDERE è la frase del perfetto cittadino educato dal Nazismo e dal Comunismo sovietico, coreano, cinese.
Lo Stato che ritiene di avere diritto al controllo della vita dei cittadini, e quindi per questo avere accesso a tutte le banche dati esistenti, predisporre intercettazioni a strascico, è piuttosto lontano dal modello non solo di uno stato di diritto ma proprio più generalmente democratico.
In realtà questo può essere fatto orientando nel modo "giusto" l'opinione pubblica. Se la gente ha paura, accetterà le telecamere ovunque, sopportando una limitazione della propria sfera privata (privacy, come ci piace dire ) in nome di una ipotetica maggiore sicurezza. Lo stesso vale per tutte le altre forme di limitazione della libertà individuale : prelevo dei soldi oltre una certa cifra(ormai bassa), devo darne la motivazione al cassiere (encomiabili quelli, più d'uno !!,  che rispondono che gli servono per le "Puttane"...), se compro una casa , ricevo una lettera dal fisco che mi chiede con che soldi ...E per la gente di oggi tutto questo è NORMALE, in nome della lotta all'evasione fiscale.
Ma santo Dio, ma se lo stato spendesse qualche centinaio di miliardi in meno per pagare stipendi inutili, pensioni baby, privilegi a non so che miriade di persone attaccate alle mammelle della mucca politica, forse questa sorta di gestapo fiscale ce la potremmo evitare???
Pizzetti concludeva denunciando come ben si sappia che il problema italiano VERO è il debito pubblico. Lo diceva quel brav'uomo di Andreatta negli anni 80, e i capi DC gli dicevano di non rompere, che tanto se lo stato era indebitato, in compenso le famiglie erano ricche....
Sconsolato ma con voce ferma, Pizzetti ci ricorda come in Italia non ci sia mai nessuna storia condivisa: non quella dell'unità, non quella del terrorismo, non oggi quella delle vere ragioni del debito, alla base della sua apparente (?)  irrisolvibilità .
Gli applausi si sono letteralmente sprecati.
Infine la parola al curatore del libro, Nicola Rossi, ex senatore della sinistra democratica, poi ravveduto e conscio che quelli, anche se oggi si dicono democratici, su certe cose, non cambieranno MAI.
Rossi, dopo le parole urticantemente vere del Presidente Pizzetti, ha voluto darne qualcuna di speranza.
E quindi ha ricordato che c'è ancora un Giudice, ancorché europeo, a cui rivolgersi per cercare di arginare gli eccessi del legislatore italiano, e che poi ci sono sempre i mercati a ricordarci che certe soluzioni non devono essere quelle giuste se dopo sette mesi di tecnici, di tasse, i bluff riformistici vengono riconosciuti per tali e NESSUN imprenditore straniero spende un dollaro o un renminbi in Italia.
Napolitano ha sbagliato. Non serve un governo di tecnici, perché il problema NON è il non saper fare le cose, ma il VOLERLE FARE. Avendo un'idea della società che si vuole costruire e nella quale si vuole vivere.
Semplice no?

1 commento:

  1. Molto interessante anche la tua analisi iniziale, anch'io ultimamente ci penso spesso: sta davvero cambiano il clima o sono io che mi circondo oramai solo di persone "likeminded"???

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