A fine marzo ci eravamo occupati dell'ILVA di Taranto,
impressionati dalla mobilitazione di migliaia di operai che manifestavano
contro la possibilità concreta (tanto è vero che oggi si è realizzata)
della chiusura di determinati reparti
della fabbrica, che comporterebbe, se non ho compreso male, la paralisi
dell'intero stabilimento, con compromissione dell'azienda e quindi dei suoi
20.000 lavoratori.
Nel leggere
(http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/taranto-gli-operai-hanno-scelto-meglio.html ) le dichiarazioni dei portavoce della protesta, quello che lasciava sbalorditi
era come le persone NON contestassero la possibilità, anzi probabilità , che
dalle emanazioni degli stabilimenti derivassero malattie tumorali.
Semplicemente, preferivano quel rischio, per quanto elevato, alla CERTEZZA
della miseria, derivante dalla perdita del posto di lavoro.
Sempre al tempo, pubblicai anche il post tratto dal Blog
"EQUILIBRISMI"
http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/04/il-ricatto-subito-dagli-operai-dellilva.html
, nel quale venivano denunciate le molte colpe accumulate negli anni intorno
alla questione, prime tra tutte quelle di una politica inerte e incapace di
fronte al gravissimo problema. Dopo 52 anni di rinvii e ammuine, oggi si
vorrebbe correre ai ripari con la bonifica dell'ambiente.
E' ovvio che se poi della cosa finisce per doversi occupare
la Magistratura, non è che un giudice possa decidere secondo
"opportunità" sociale, dovrà pronunciarsi secondo legge.
E se la convinzione della GIP Patrizia Todisco è che quei
reparti sono mortalmente pericolosi, per le emissioni di polveri sottili,
inevitabile diventa il provvedimento di
sequestro.
E qui mica siamo nei paesi emergenti, Cina, India e Brasile,
che crescono si del 7,8,10% ma dove le regole di tutela ambientale e del lavoro
non sanno minimamente cosa siano !
Tra l'altro, il gruppo di esperti a cui il Magistrato si è
rivolto pare di tutto rispetto, e le decine di morti per tumore nella zona di
Taranto in prossimità della fabbrica sono , se non ancora una prova, certo
indizi assai gravi.
Resta che migliaia di persone sembrano decise di ribellarsi
a questo provvedimento. E il Ministro Clini annuncia che sarà fatto immediato
ricorso al Tribunale del Riesame contro l'ordinanza.
E anche questo sconcerta, perché il Ministro (dell'Ambiente
per di più !!!) sa benissimo che non è che la corte del riesame decida sulla
base di principi di ordine pubblico, ma di mero diritto. Quindi, per impugnare
l'ordinanza, si deve ritenere che il fumus boni iuris della stessa (il
periculum non è in discussione) sia discutibile...la perizia dei tre super
esperti contestabile....
La cosa che mi sconcerta, è che anche in campo cosiddetto
scientifico, quando si tratta di perizie giudiziarie, tutto diventa opinabile,
"fragile".
Una cara compagna di scuola, amante dell'arte, a proposito
dei falsi d'autore che pure riuscivano ad ottenere prestigiose autenticazioni,
riportava l'altro giorno un sarcastico e divertente motto : "se paghi un
milione avrai un Giorgione, con un miliardo, eccoti un Leonardo".
Ecco, non vale solo nel campo delle opere d'arte...
E questo è un male, perché provvedimenti così GRAVI devono
essere assunti sulla base di certezze, ancorché "umane", e non su
"Pareri".
Ci tocca poi sorbire il cerchiobottismo di sindacati e
politici, come Vendola e Bersani in questo caso, che , preoccupati, sostengono
l'importanza fondamentale della difesa dei posti del lavoro, certo non in
contrasto con la tutela dell'ambiente....
Ora, o questi impianti, che dicono rinnovati, NON producono
(magari non più, mentre quelli vecchi sì) le sostanze pericolose che i periti
sostengono, e allora la Todisco ha sbagliato, e malamente. Oppure questo non è,
e allora è evidente che vanno chiusi.
Dicono che "non è così semplice". Immagino. Però
temo che dovrebbe.
Ecco il flash di cronaca dal Corriere.it di qualche ora fa
Il gip di Taranto Patrizia Todisco ha firmato il
provvedimento di sequestro senza facoltà d'uso dell'intera area a caldo dello
stabilimento siderurgico Ilva.
I sigilli sono previsti per i parchi
minerali, le cokerie, l'area agglomerazione, l'area altiforni, le acciaierie e
la gestione materiali ferrosi. Sono 8 gli indagati, tra dirigenti ed ex
dirigenti dell'Ilva, per i quali il gip Patrizia Todisco ha disposto gli
arresti domiciliari. Cinque di questi erano già inquisiti e avevano nominato
propri consulenti nell'ambito dell'incidente probatorio. I provvedimenti sono
stati firmati ma non ancora notificati.
GLI ARRESTI - Riguardano il patron Emilio Riva, presidente dell'Ilva Spa
fino al maggio 2010, il figlio Nicola Riva, che gli è succeduto nella carica e
si è dimesso un paio di settimane fa, l'ex direttore dello stabilimento di
Taranto, Luigi Capogrosso, il dirigente capo dell'area del reparto cokerie,
Ivan Di Maggio, il responsabile dell'area agglomerato, Angelo Cavallo. La
misura cautelare, però riguarderebbe anche altri tre dirigenti. Gli otto
indagati coinvolti nell'inchiesta sull'inquinamento prodotto dallo stabilimento
siderurgico sono accusati, a vario titolo, di disastro ambientale colposo e
doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele
contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici,
getto e sversamento di sostanze pericolose.
La perizia medico-epidemiologica,
sulla base della quale sono stati disposti il sequestro e gli otto arresti in
via di esecuzione, è stata redatta da Annibale Biggeri, docente ordinario
all'Università di Firenze e direttore del centro per lo studio e la prevenzione
oncologica; Maria Triassi, direttrice di struttura complessa dell'area
funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia
applicata dell'azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli; e da
Francesco Forastiere, direttore del dipartimento di Epidemiologia della Asl
Roma/E.
Secondo i periti, «l'esposizione continuata agli inquinanti
dell'atmosfera emessi dall'impianto ha causato e causa nella popolazione
fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono
in eventi di malattia e di morte».
LE PROTESTE - I lavoratori dell'Ilva che stanno protestando per il
provvedimento della chiusura degli impianti dell'area a caldo, che avrebbe
pesanti conseguenze dal punto di vista occupazionale, hanno bloccato la statale
106 jonica Taranto-Reggio Calabria, la statale 100 Taranto-Bari e i due
ingressi alla città di Taranto: la città vecchia e il ponte Punta Penna. Una
delegazione di sindacalisti e lavoratori sta incontrando il prefetto di Taranto
Claudio Sammartino.
Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini conferma che a Taranto «la
magistratura sta procedendo al sequestro degli impianti» dell'Ilva «e ad altre
misure cautelari». Il Governo - ha sottolineato Clini - vuole sostenere la
«continuazione delle attività produttive e chiederò che il riesame dei
provvedimenti giudiziari avvenga entro giorni e non mesi, nel minor tempo
possibile. Non possiamo sostenere il clima di tensione economica e sociale», ha
avvertito il ministro, precisando che la situazione interessa «circa 15mila
lavoratori».
«Chiederò che il riesame del provvedimento (di sequestro) avvenga con la
massima priorità ed urgenza», ha detto al termine dell'incontro il ministro
dell'Ambiente Corrado Clini. «È evidente che la magistratura ha ritenuto che il
ciclo produttivo, in particolare quello a caldo, è ancora sorgente di rischio»,
ha continuato il ministro precisando che non è detto che i danni causati dagli
impianti siano stati causati da quelli attuali.
Pier Luigi Bersani ha espresso preoccupazione per l'Ilva di Taranto e
auspicato che siano salvaguardati sia la produzione sia i posti di lavoro.
«Sono molto preoccupato per la sorte dell'Iva di Taranto», ha dichiarato il
segretario del Pd. «I gruppi parlamentari del Partito democratico hanno già
chiesto al governo di riferire alle Camere. Ma è decisivo che nel contesto
delle iniziative della magistratura sia possibile mantenere l'attività
produttiva e l'occupazione del più grande stabilimento siderurgico d'Europa»,
ha sottolineato che i posti di lavoro vanno preservati «nel pieno rispetto delle
compatibilità ambientali».
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