mercoledì 22 agosto 2012

PEPE E BONUCCI ASSOLTI ANCHE IN SECONDO GRADO. PALAZZI CHE FAI ? RITENTI ? MAGARI SARAI PIù FORTUNATO.

Quando lessi che Palazzi aveva impugnato le assoluzioni di Pepe e Bonucci ( e Di Vaio e altri) non ci volevo credere.
Premessa. Io sono favorevole alla legge di riforma proposta per la quale, in caso di assoluzione in primo grado, l'accusa NON possa appellare. Parto dal principio costituzionale per il quale per condannare qualcuno la prova debba superare il RAGIONEVOLE dubbio. Ora, se già una Corte, un Giudice, hanno deciso a favore di un imputato, come non potrà instaurarsi un dubbio INSUPERABILE??
Ma così si rompe l'uguaglianza tra accusa e difesa! A parte che questa uguaglianza non c'è e non c'è mai stata ma a favore dell'ACCUSA. In ogni caso, i nostri codici sono pieni di FAVOR che fanno pendere la bilancia da una parte. Io faccio civile e ne cito solo tre  : il favor  CONDUCTORIS , quello  per il prestatore di lavoro e quello per l'utente consumatore.
Sono tutti casi in cui il legislatore, tenuto conto dei diversi interessi in campo e soprattutto della differente forza contrattuale delle parti, stabilisce delle norme perequative per "ribilanciare" una situazione che si presume , di fatto, non perequata.
In campo penalistico dovrebbe essere la stessa cosa a favore dell'imputato, appunto per questa "scocciatura" della presunzione di innocenza. Magari si potrebbe attenuare l'inappellabilità da parte dell'accusa stabilendo che in caso di PROVE NUOVE, non portate all'attenzione dei primi giudici perché scoperte DOPO, si possa riaprire il processo (sempre con dei termini prescrizionali). Ma sottoporre ad altri giudici gli stessi elementi, le stesse prove che hanno già portato ad una assoluzione, questo dovrebbe essere abolito.
Figuriamoci quando alla base dell'assoluzione ci sia l'inattendibilità di un pentito!!!
Vale a dire un appello fondato unicamente sul fatto che, secondo l'Accusa, al teste si debba credere, contrariamente a quanto fatto dai giudici di primo grado.
Una follia.
Eppure Palazzi, il tristissimo capo della Procura sportiva, l'ha fatto.
Già c'erano stati i PM togati di Bari a decretare la scarsa attendibilità di Masiello, l'accusatore di vari colleghi, tra cui appunto Bonucci e Pepe, tanto è vero che il difensore juventino era passato da indagato a persona informata sui fatti. Poi la Disciplinare, che non è facile alle assoluzioni ma è stata probabilmente intimidita dal parere di magistrati superiori, ha assolti i due juventini.
Palazzi che ti fa? APPELLA.
E per fortuna prende il secondo sganassone.
Adesso che farà, andrà in terzo grado??  Una tesi accusatoria fondata sulle dichiarazioni di un corrotto, bocciate per DUE volte, viene riproposta per la terza??
Ma a Palazzi che gli importa? Mica rischia nulla con queste menate. Chi lo toglie da lì?
Quando poi Agnelli, nel criticare la giustizia sportiva, che in secondo grado assolve Conte da uno dei due episodi di omessa denuncia, ma siccome lo ritiene responsabile dell'altro, gli conferma la condanna, sbotta e parla di accanimento giudiziario e di sistema da rifondare dalla fondamenta, ha torto??
E come accade che un'ipotesi di accusa meno grave non porti ad uno sconto di pena? Prendo uno e pago due?
Che brutto mondo quello del calcio...
Ecco la notizia in cronaca sul Corriere On Line


Niente sconti a Conte, condannato a 10 mesi
Agnelli: «Ormai è caccia alle streghe»
Prosciolto per uno dei due casi di omessa denuncia,
ma la condanna non cambia. Assolti Pepe, Bonucci e Di Vaio

Antonio Conte, 43 anni (Ansa)Confermata in appello la condanna a 10 mesi di squalifica per Antonio Conte. È arrivato il temuto verdetto della Corte di giustizia federale questa mattina a Roma all'udienza d'appello del terzo processo stagionale sul calcio scommesse, confermando la decisione della Commissione disciplinare nonostante sia caduta, proprio in questo secondo grado del processo, una delle due accuse di omessa denuncia, quella riguardante Novara-Siena. Prosciolti anche in secondo grado, invece, Bonucci, Pepe e Di Vaio.
ASSOLUZIONE A METÀ - Dopo l'arringa dei legali del tecnico juventino ci aspettava una riduzione della pena, che è giunto soltanto con un proscioglimento: la Corte di giustizia federale ha infatti prosciolto Conte «in relazione all'incolpazione relativa alla gara Novara-Siena», del primo maggio 2011: secondo la Corte, Conte non era a conoscenza della combine. A questo punto era lecito attendersi una riduzione della squalifica. Invece la Corte ha confermato i 10 mesi di stop per Antonio Conte, comminati in primo grado per i due capi di accusa, per la sola omessa denuncia che riguarda AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio dello stesso anno. I legali di Conte sono comunque pronti ad appellarsi al Tnas del Coni.
  
GLI ALTRI - Confermati i proscioglimenti di Leonardo Bonucci e Simone Pepe, entrambi in forza alla Juventus, e di Marco Di Vaio che erano stati già decisi dalla Disciplinare. Confermato il proscioglimento, ottenuto in primo grado, per l'Udinese: il club friulano era chiamato a rispondere per responsabilità oggettiva in riferimento al comportamento del suo ex giocatore, Simone Pepe, nella presunta combine della partita Udinese-Bari del 9 maggio 2010. Confermati i 6 mesi di stop per Daniele Portanova (Bologna) e Nicola Belmonte (Siena). Confermati tre anni di squalifica a Emanuele Pesoli (il tesserato del Sienasi era incatenato alla Federcalcio contro la sentenza di primo grado che lo aveva squalificato per 3 anni). E ancora. Due mesi di sconto al vice di Antonio Conte, Angelo Alessio: la corte di giustizia ha infatti ridotto da otto a sei mesi la squalifica del collaboratore di Conte che nella stagione del Siena era suo vice e nello stesso ruolo lo aveva seguito alla Juventus.

AGNELLI - In giornata è poi arrivato il commento del presidente della Juve, Andrea Agnelli sul sito della Juventus: «Per molti mesi - ha scritto - ho osservato questa situazione con incredulità, accompagnata da un crescente sconcerto, per una giustizia sportiva che somiglia sempre di più ad una caccia alle streghe. Oggi la misura è colma». Una vera e propria lettera, che il presidente ha sentito la necessità di pubblicare in rete: «L'odierna sentenza della Corte di giustizia federale - ha scritto - conferma i peggiori sospetti sulla vicenda che ha coinvolto Antonio Conte, per fatti asseritamente avvenuti quando egli era tesserato per altra società. Il sistema - aggiunge Agnelli - deve essere riformato dalle sue fondamenta. Confido che gli organi di giustizia del Coni, cui con urgenza si farà ricorso, sappiano porre rimedio a questa profonda ingiustizia».
 

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