Ma non mi sembra che il ruolo italiano, pure così centrale se non altro in negativo - pare che se saltiamo noi, veramente per l'Euro e l'Unione non ci sia più nulla da fare - sia granché migliorato alla fine della fiera.
Piuttosto, si sta ricostituendo l'asse Franco - Tedesco, con il prossimo incontro di lavoro tra Merkel e Holland. espressamente finalizzato a studiare possibili soluzioni della grave situazione europea che conosciamo, e al quale SuperMario non è stato invitato. Roba che se l'escluso fosse stato il Berlusca, le prime pagine dei nostri giornali non avrebbero parlato d'altro.
Chissà che penseranno Bersani, Fassina e gli altri che avevano salutato l'elezione di Hollande come il segnale della riscossa socialista contro le politiche di eccessivo rigore della Merkel e il prossimo ritorno ad una politica di "crescita" tradizionale (vale a dire, rimettere le mani alla leva della SPESA e pazienza per il debito).
Forse loro, impegnati con le zuffe interne alla sinistra italica, non se ne sono accorti, ma verdi e radicali di Francia assolutamente sì e non sono affatto contenti.
Del resto, avete visto cosa è accaduto a Samaras, il Premier greco che era venuto ad elemosinare più tempo per l'aggiustamento dei conti ? La Merkel gli dice che spetterà alla troika decidere se sia possibile liberare una nuova tranche di aiuti e Hollande invece...PURE.
Davide Giacalone, nell'articolo che segue, spiega bene come non si possa parlare di una vera alleanza tra Parigi e Berlino, perché tra i due paesi esistono, da sempre, importanti divergenze. Però l'idea che sembra essere tornata è che il punto d'incontro è "cosa loro", se la devono vedere "loro".
Gli altri, spettatori frementi e paganti.
Difficile affezionarsi ad una Europa del genere no?
Buona Lettura
La nuova alleanza
Francesi e tedeschi
hanno annunciato l’avvio di un “gruppo di lavoro” destinato a far sì che i due
paesi si presentino con proposte comuni al vertice europeo del prossimo
ottobre. L’esistenza stessa di quella sede equivale alla liquidazione del peso
politico di tutti gli altri. Considerato che l’Italia è il terzo grande
fondatore della Comunità, poi divenuta Unione, per noi e per il nostro governo
è uno smacco. Diciamo che se a palazzo Chigi ci fosse ancora il predecessore di
Monti i giornaloni e i pensatori non esiterebbero a parlare di esclusione, se
non direttamente di umiliazione. Ma lasciamo perdere il folklore nostrano e
guardiamo alla sostanza.
Quando era in corso
la campagna elettorale francese sostenni che si doveva tifare per François
Hollande, se non altro perché Angela Merkel non solo tifava, ma faceva campagna
elettorale per Nicolas Sarkozy e la loro comune politica avrebbe portato l’Ue al
disastro. Passata la soddisfazione di vedere detronizzato chi irrise l’Italia
(chi irride il nostro governo irride l’Italia, se a presiederlo c’è chi è stato
eletto dagli italiani) è bene chiedersi: la ritrovata alleanza ha le stesse
caratteristiche della precedente? Deve essere vista con sospetto o con
serenità? La risposta non può essere immediata, perché, al di là delle
dichiarazioni di rito, quella nuova alleanza per ora non c’è. C’è solo il
desiderio di Francia e Germania di non subire effetti negativi dalla
speculazione che ha messo in grave difficoltà altri europei.
I due potenziali
contraenti hanno posizioni e interessi divergenti, che è possibile comporre
solo nel quadro di una più forte integrazione europea. Ed è questo il punto sul
quale si sta lavorando. Hollande e Merkel hanno ricevuto, nei giorni scorsi,
Antonin Saramas, capo del governo greco. Il cerimoniale ha reso fedelmente la
gerarchia: Saramas è andato a riferire al capo dell’Ue, che benché formalmente
inesistente si chiama Merkel, salvo poi continuare la discussione con il suo
vice, Hollande. Gli altri stanno a guardare, il che già testimonia la pessima
salute dell’Unione. I due governanti che hanno preso in mano l’Ue hanno detto:
la Grecia deve rimanere nell’euro. Ma non sono riusciti a spiegare come, se non
intimando a Saramas di uniformare il suo governo alle decisioni altrui. Quindi
si potrebbe raccontarla in modo diverso: l’euro deve essere salvato, ma a spese
di chi è finito nel mirino della speculazione. I bersagli, del resto, noi compresi,
hanno le loro colpe (sulle nostre ci soffermiamo di continuo e non abbiamo il
diritto né di dimenticarle né di scaricarle su altri), ma è evidente che una
simile linea politica manca di realismo e porta alla rottura della moneta
unica.
Si può fare diversamente?
Sì, ma questo comporta la ridiscussione di due punti, sui quali francesi e
tedeschi hanno posizioni divergenti: non è possibile considerare l’euro un
marco messo a disposizione degli altri e la Banca centrale europea una
succursale dipendente dalla Bundesbank, ma neanche è possibile immaginare forme
di federalizzazione del debito (ce ne sono diverse, tecnicamente possibili) che
non comportino cessione ulteriore di sovranità. Sul primo punto resistono i
tedeschi, sul secondo i francesi, posto che il primo vede nei francesi degli
oppositori e il secondo ha i tedeschi fra i fautori. L’annuncio del “gruppo di
lavoro” equivale a dire: ce la vediamo fra di noi. Lo scrivo nuovamente: per
gli altri governi è un brutto colpo.
Il guaio è che in
diversi, compresa l’Italia del governo Monti, sono prima corsi a mettersi sotto
l’ala protettiva dei tedeschi, salvo accorgersi che non solo non proteggeva
affatto, ma, anzi, il sistema produttivo tedesco provava il colpo gobbo di
fregare il nostro, a quel punto si sono rivolti ai francesi, proponendo una
specie di fronte latino, da opporre alla Merkel. Non ha funzionato, perché i
francesi, a loro volta, hanno bisogno dei tedeschi per proteggere le loro
banche, conciate in modo assai più disastrato delle nostre. Siamo, dunque, in
un vicolo cieco? Non è detto.
Se la signora Merkel
userà il rapporto con Hollande in modo da far valere, nel proprio Parlamento e
fra i propri elettori, l’idea che un nuovo trattato, quindi un’Unione più
integrata, siano non solo convenienti, ma anche l’unico modo per conservare
alla Germania il ruolo di guida, senza riconsegnarla all’incubo egemonico che
la perda, per la terza volta in un secolo, e se Hollande saprà usare il
rapporto con la Merkel per spiegare ai francesi che isolati vanno al massacro,
mentre la cessione di sovranità sarà lo strumento per esercitarne una più vasta
e potente, europea, se queste due combinazioni virtuose s’incontrassero
sarebbe, finalmente, una buona notizia.
La partita è aperta,
dunque. Fa rabbia che gli italiani non siano né in campo né in panchina, ma fra
il pubblico pagante.
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