Non è una novità. Giuseppe Turani vota MONTI. Vale a dire è uno di quelli che si augura che al Montismo, nel 2013, segua Super Mario 2, la riscossa.
E già perché francamente, al momento, grandissimi miglioramenti nei numeri economici non è che se ne siano visti, e quindi i suoi fan confidano che, con una intera legislatura Monti possa fare meglio.
Per ora, non abbiamo un granché. Nonostante l'aumento del gettito, ottenuto con una vagonata di tasse tra cui, fondamentale, l'IMU, e i tanti decreti salva Italia, al momento ci ritroviamo in piena recessione (effetto della crisi ma anche della suonata fiscale), un debito pubblico aumentato di 3 punti di PIL (altro che i 12 miliardi che pensando di recuperare dall'evasione), lo Spread sempre e comunque sopra quota 400, nonostante i diversi aiuti forniti soprattutto dall'altro Super Mario (quello vero, diciamocelo), e cioè Draghi. E' grazie a quest'ultimo se lo spread lanciato pericolosamente ben oltre quota 500 è rientrato, ma sempre troppo alto è.
Questi i numeri di Monti, che francamente non mi sembrano miracolosi, tenuto anche conto del ricatto a cui la strana maggioranza che lo sostiene è sottoposta (posizione rigida del Quirinale e anche dei vari istituti europei che contano).e che ha consentito al governo tecnico di toccare fili sui quali tutti gli altri sono rimasti fulminati.
Nonostante questi dati, per Turani non c'è alternativa. Solo Monti, per il suo apprezzamento in campo internazionale (vantaggi finora?) e solo la politica iniziata da lui possono salvare il nostro paese da essere la pietra tombale dell'Europa.
Data ormai sempre di più persa la Grecia ( i 200 miliardi buttati in questi due anno in realtà sono serviti a far rientrare i creditori più importanti : le banche tedesche e Francesi), Turani prevede che anche Portogallo e Spagna dovranno uscire dall'Euro. Del Sud Europa rimarremmo solo noi.
Se ce la facciamo, anche l'Euro sopravvive, e se no addio moneta unica.
Beh, se non altro, per i prossimi anni saremo il paese più importante d'Europa!!
Non condivido il pensiero di Turani su Monti, però, come sempre, ritengo utile la lettura diretta dell'opinione di un grande giornalista economico.
E’ possibile che Mario Monti abbia confuso ancora di più la testa dei nostri politici accennando alla possibile fine della crisi. Di fine della crisi, peraltro, non si vede traccia. Quello che c’è consiste in un’attenuazione della recessione. Se si parla dell’area euro, ad esempio, abbiamo avuto il secondo e il terzo trimestre (che finirà a settembre) negativi. E anche il quarto sarà dello stesso segno. Il primo trimestre del 2013 dovrebbe essere invece neutro, e il secondo dovrebbe cominciare a essere positivo. Nel complesso, comunque, il 2013 dell’area euro dovrebbe chiudersi (secondo le previsioni che girano oggi) con una crescita uguale a zero. Per l’Italia dovrebbe essere un po’ la stessa cosa, con due varianti: il 2012 sarà più negativo (-2,5 per cento) e anche il 2013 sarà ancora negativo (-1 per cento).
Nel 2013, quindi, la crisi qui da noi si attenua fortemente, ma non scompare. Per questo risultato bisognerà aspettare il 2014 o la seconda metà del 2013.
Ma questa è solo una parte del problema. In realtà, a essere tormentato sarà lo scenario internazionale, quello dell’euro. I prossimi due anni, se gli operatori sui mercati hanno ragione, saranno molto difficili. Secondo la loro agenda, niente e nessuno, a questo punto può salvare la Grecia: entro sei mesi Atene dovrà rassegnarsi a uscire dall’area euro per infilarsi in un futuro difficilissimo e pieno di problemi.
Ma l’euro dovrebbe riuscire a resistere a questo colpo. Ormai i titoli greci sono solo nella Bce e nelle banche centrali (compresa quella tedesca): ci saranno delle perdite, ma i soggetti in questione sono in grado di sopportarle.
Nel giro dei prossimi due anni, poi, dovrebbero maturare anche i problemi di Portogallo e Spagna. E anche per questi due paesi è difficile immaginare una permanenza dentro l’area euro.
Ma, se l’operazione sarà gestita con cura, non dovrebbero esserci conseguenze generali troppo gravi. In sostanza, l’euro dovrebbe stare in piedi anche senza Grecia, Spagna e Portogallo.
Ma, dopo tutto questo (dicono i mercati), toccherà all’Italia. E’ sulla tenuta del nostro paese che si giocherà la sopravvivenza o meno dell’euro e della relativa area. Tutta la scommessa è sull’Italia. Ecco perché siamo diventati centrali in Europa.
E l’Italia, va detto, si sta avviando verso un periodo di complicata confusione. I partiti strepitano perché vogliono il ritorno della politica, dopo la parentesi di Monti, ma ancora oggi offrono di se stessi un’immagine sgranata e poco chiara. Non si conoscono programmi, non si conoscono alleanze, e nemmeno i possibili leaders.
Il nostro il paese-chiave per la sopravvivenza dell’euro, ma la politica (che dovrebbe guidarlo) naviga in acque torbide. Anzi, è addirittura possibile (se non probabile) che la prossima campagna elettorale sia fatta pro o contro l’euro.
In realtà, l’Italia avrebbe un sistema molto semplice per evitare di essere (magari) il detonatore che fa scoppiare l’euro. I partiti dovrebbero accordarsi prima delle elezioni su un programma comune di risanamento dell’economia e assumere l’impegno che ne affideranno la gestione allo stesso Mario Monti, l’unica personalità che oggi possiamo spendere nei contesti internazionali.
Questo significa, però, che tanti partiti e leaders dovrebbero mettere da parte il loro orgoglio di bandiera e rendersi conto che i prossimi due anni saranno ancora più complicati e difficili dei precedenti. Il risanamento, insomma, non è finito. Anzi, la parte più difficile viene adesso. Insieme a tensioni durissime dentro l’area euro, per la probabile crisi di ben tre paesi, che saranno costretti, sia pure in tempi diversi, a lasciare l’euro.
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