Berlusconi vs Renzi
Non è vero che
Silvio Berlusconi promette la rivoluzione liberale e l’abbassamento delle tasse
da diciotto anni. O, almeno, è vero, ma non è per quello che vinse le elezioni
nel 1994. Allora la sua doppia alleanza, al nord con la Lega e al sud con
Alleanza nazionale, prese una valanga di voti perché fu l’unico, della classe
dirigente italiana, ad opporsi ad un disegno scellerato, che voleva consegnare
agli appena ribattezzati comunisti, sconfitti dalla storia, il governo d’Italia
e il potere legislativo. In combutta con la magistratura d’assalto. Quella fu
la stagione del merito, per Berlusconi. Ma è finita da un pezzo.
Nel 2001 vinse
nuovamente le elezioni e governò a lungo. Nel 2008 le ha vinte ancora, e ha
governato per tre quarti della legislatura. Queste sono due esperienze
fallimentari. Le stagioni in cui il programma annunciato è stato tradito, i
sogni evocati sono svaniti. Nel corso di quegli anni qualche tassa è stata
effettivamente cancellata, ma la pressione fiscale è cresciuta. Assieme a
quella è cresciuta anche la spesa pubblica. L’esatto contrario di quel che era
stato detto. Oggi Berlusconi torna sulla scena e dice: per uscire dalla crisi
occorre far diminuire le tasse. E’ vero, ha ragione. Ma è anche un’affermazione
priva di sugo, se non anticipata da una diminuzione della spesa e un
dimagrimento dello Stato. Dov’è la ricetta per ottenere ciò ? Non che manchino,
solo che non sono state abbracciate e praticate da lui e dal suo partito (anzi,
in molte sedi locali il Pdl si distingue per il contrario).
Dice, sempre
Berlusconi: si deve cancellare l’Imu. Ma è stato il suo governo a introdurla,
sebbene escludendone la prima casa. Oggi si dovrebbe fare un ragionamento diverso:
l’imposta sul patrimonio (tale è l’Imu) non è ingiusta in sé, ma occorre una
seria riforma del catasto, in modo che i poveri non risultino più
patrimonializzati dei ricchi, e occorre rendere deducibile la patrimoniale,
altrimenti pago due volte: la prima volta sul reddito, vedendo tassati anche i
soldi che darò allo Stato.
Siccome escludo che
fra tanta gente che frequenta le stanze del Pdl non ce ne sia uno in grado di
compitare riflessioni così semplici, è evidente che se si torna a battere tasti
così logori, in modo così superficiale, e con il corale risultato di sentirsi
dire che da diciotto anni si ripetono le medesime promesse, è segno che la
riflessione politica è inchiodata al passato. E, intendiamoci, non è detto che
non funzioni, dal punto di vista elettorale, dato che Berlusconi dirà, ancora
una volta: volete lasciare il governo nelle mani di una sinistra così
inaffidabile e divisa all’interno? In effetti, quella è la prospettiva. Ma
crede, forse, che dalle sue parti le cose siano messe meglio, più omogenee e
con idee più chiare? Se ha quest’impressione è giusto comunicarglielo: non ci
crede nessuno.
Gli elettori
potranno essere, ancora una volta, presi per paura o per avversità, ma
all’indomani delle elezioni saremo punto e a capo, nell’incapacità di
governare. Guardate quel che stanno combinando in Sicilia e terrorizzatevi: tre
gruppi si contendono la vittoria, tutti e tre sono coinvolti nella gestione di
Raffaele Lombardo, nessuno dei tre prenderà la maggioranza e tutti e tre
sommati non prenderanno la metà dei voti dei siciliani. Ecco, di cosa sono
capaci, i partiti di oggi. Nessuno escluso.
Per questo è
necessario che le persone con un pizzico di cervello e un brandello di coraggio
rompano l’incubo. Non è detto ci riescano subito, ma è sicuro che senza
provarci si consegnano alla rovina, assieme agli altri. Matteo Renzi ci prova,
ed è un merito. Credo che affermando “ha le nostre stesse idee” Berlusconi
abbia cercato di azzopparlo. Perché se Renzi vince a sinistra viene giù anche
la destra. Perché se si esce da questo gioco demenziale del contrapporsi al
vuoto con il vuoto, del fronteggiarsi di coalizioni salsiccia, i cui
ingredienti sono incompatibili fra di loro e utili solo a fregare gli
avversari, se si rompe questo schema che ci fa precipitare allora la politica
riacquista la sua dignità, riportandola anche all’Italia. Chi non lo capisce
resterà sotto le macerie. Alcuni per la seconda volta in venti anni. E’ un
record.
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