martedì 30 ottobre 2012

IL PD CHE VINCE IN DISCESA. E LA CONDANNA DEI SICILIANI



Tengono banco le elezioni siciliane, e non poteva essere diversamente. Sono le prime importanti dopo il test amministrativo che tanti segnali preoccupanti avevano inviato in primavera. In più, leggo, la Sicilia è considerato una regione campione che rappresenta meglio di altre gli umori nazionali. Francamente mi sfugge il perché di questo dato però ve lo riporto così come lo leggo da più commentatori.
Cosa era accaduto nelle amministrative in Primavera ? Che il PDL franava, e nessuno prendeva i suoi voti, se non, in piccola parte, il Movimento di Grillo. Non il PD, che forse con Renzi potrebbe ma non certo con Bersani. Non il Terzo Polo, che infatti per questo è abortito. Nemmeno la Lega, anche lei coi suoi problemi di scandali e di parricidio.  In Sicilia la Lega ovviamente non c'era, ma gli altri sì.
E le cose sono andate sostanzialmente come sei mesi fa.
Il PD vince "in discesa" . Dimezza i suoi voti rispetto alle politiche del 2008, passando dal 25% al 13...ma i voti sono ancora MENO, perché questo 13% è su meno della metà degli elettori. Gli altri sono rimasti a CASA. Bersani parla di risultato storico...secondo me nei sigari gli stanno mettendo qualcosa per reggere lo stress delle primarie...
Certo anche Alfano deve cambiare spacciatore, se commenta il 12,5% del PDL come un grande risultato...temeva di   sparire evidentemente...Poi sì, Musemeci arriva al 25%, ma sempre sulla metà degli elettori. Insomma, su 100 siciliani, se l'asse PD-UDC ne prende 14 (pochini...), il PDL ne prende 11/12. Stiamo parlando di un partito che nel 2008 aveva ottenuto, da solo, quasi il 50% su un elettorato pari a oltre il 70% dei votanti, e che nel 2001 fece lo storico cappotto di 61 collegi a zero. Se non è un disastro...
L'UDC perde voti ma non tracolla, nonostante Cuffaro in prigione. Ma di prendere voti dal centro destra NON se ne parla.
Caporetto per SEL, IDV (ohi, la gente si fosse accorta che il partito degli onesti non è proprio tale ?? ) e FLI  che non entrano a Palazzo dei Normanni.
Ottimo il risultato di Grillo che , come voti di lista, è il primo partito in Sicilia, dove i grillini sono all'esordio. Però sono voti che oggi non servono per governare.
Già, il Governo. Crocetta, tutto contento per la vittoria, la maggioranza non ce l'ha nonostante il premio  per la coalizione vincente che non è quello monstre del Porcellum (per il quale, QUALUNQUE percentuale hai avuto, se arrivi primo ti porti via il 55% dei seggi...). Gli mancano otto seggi. Dove li trova ?  Di nuovo l'alleanza con i lombardiani e Miccihè ? Potevano anche non farle le elezioni allora...
Prima di lasciarvi all'amaro e lucidissimo articolo di Davide Giacalone - che aveva previsto come la SOMMA dei voti dei tre candidati maggiori (Crocetta, Musumeci e Micciché) non avrebbe raggiunto la maggioranza dell'elettorato (e così è stato ), un ultima nota sul premio di maggioranza e il problema della governabilità.

il premio di maggioranza non può supplire troppo alla mancanza di consenso elettorale. Che ci sia, per favorire la governabilità appunto, è giusto, e infatti un molti paesi c'è. Ma illimitato come da noi, per cui basta che arrivi primo, anche con , che so, il 15% dei voti, e ti prendi il 55% dei seggi, beh sta roba non c'è da nessuna parte, E infatti la Corte Costituzionale una scampanellata in questo senso l'ha già data... Un partito, o una coalizione, che non ottenga sul proprio programma almeno un 40% dei consensi, con quale legittimazione governerebbe ? E' un problema grande. Quello per il quale il Porcellum è stato considerato una porcata fino ad OGGI. Ora però non dispiace più troppo alla parte che più lo condannò...Strano...
Ma poi non tanto, visto l'ipocrisia e l'opportunismo dei soggetti in questione. Gli stessi che nel 53 scendevano nelle piazze contro la legge truffa che per far scattare il premio prevedeva un consenso del 50%!!! 
Buona Lettura

 

 Quel che prevedevamo è accaduto: la linea della salma corre veloce, consegnando una Sicilia ingovernabile, che accompagna la bancarotta del bilancio alla bancarotta della politica. Fin da agosto scrivemmo che la somma dei voti dei tre candidati ritenuti più forti, e per questo ossequiati e serviti dal sistema dell’informazione (Crocetta, Micciché e Musumeci) non avrebbe raggiunto la metà dei voti dei siciliani. Ci guardarono con compatimento, tronfi e arroganti nel credersi ancora padroni del voto isolano. La realtà è andata oltre, visto che a votare è andata meno della metà degli aventi diritto. Né provino a fare i furbi, affermando che il successo elettorale del Movimento 5 Stelle sia la causa del loro disfacimento, visto che ne è l’effetto. Cerchiamo di guardare in faccia la realtà: dalla Sicilia escono a pezzi sia il Pdl che il Pd, consegnando la regione al commissariamento. L’isola del 61 a zero (il risultato di un tempo, che vide trionfare il centro destra) è divenuta quella dell’azzeramento. Di tutti.
Il presidente eletto, Rosario Crocetta, non ha la maggioranza e non potrà governare. Pensare di mettere assieme una coalizione di perdenti, tenendo assieme un mondo che ha in comune solo l’avere fatto nascere, eleggere e governare Raffaele Lombardo, così perpetuando la stabilità del trasformismo e della bancarotta, non è solo mostruoso: è patetico. Del resto, senza una coalizione di quel tipo non c’è modo di far stare in piedi il potere esecutivo, sicché il voto siciliano emula quello greco, richiedendo la ripetizione.
La sinistra paga il proprio coinvolgimento in un sistema di potere che ha portato la Sicilia al disastro, rendendola incapace di distinguersi da una stagione fallimentare. La destra paga la fuga dalle responsabilità e dalla politica, il proprio dilaniarsi in una guerra intestina priva di riferimenti a idee e programmi, improntata esclusivamente alla sopravvivenza di gruppi dirigenti popolati da mezze figure. Il lombardismo non pagherà il prezzo delle proprie colpe, perché si riaffaccia come unico punto d’equilibrio dello strutturale squilibrio dei conti.
I siciliani hanno dato la sola risposta che è stata offerta loro: la condanna di tutti.
Si badi, non è una questione dialettale, perché proprio queste sono le condizioni che fanno correre la linea della salma, il pretenzioso desiderio di potere da parte di chi è già defunto.
Ciò riguarda la politica, i partitanti dipartiti, ma anche il resto del sistema. Quello dell’informazione, ad esempio, che ha ossequiato e servito i presunti potenti, salvo dovere fare i conti con la loro totale impotenza. Quello delle rappresentanze sindacali, incapaci di rompere il maleficio di un governo inteso come dispensatore di ricchezze che non ci sono più. Quello imprenditoriale, che non ha trovato la lucidità e il coraggio di una rottura preventiva, chiara, netta, preferendo attendere gli esiti e predisporsi all’andazzo di sempre.
Abbiamo avvertito per tempo, detto e scritto in tutte le salse, ma parlavamo al muro. La politica pensando di potere sopravvivere alla propria fine. L’informazione lisciando il pelo ai propri beniamini (La Sicilia appoggiando Crocetta e il Giornale di Sicilia appoggiando Musumeci) e divertendosi a giocare con chi puntava sulle loro evidentissime insufficienze. L’opinione pubblica moderata, pronta a prendere le distanze dai moti plebei, ma incapace di avere un ruolo attivo. Avevamo documentato l’imminenza della fine, ma anche le possibili vie d’uscita. Non è servito a nulla. Speriamo serva a qualcosa il trauma. Un’ultima cosa: a molti politicanti siculi piace prodursi nei gargarismi dell’autonomismo, laddove, semmai, essi ne sono il più evidente fallimento.

 



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