mercoledì 24 ottobre 2012

IN DIFESA DI FIORITO

Difendere Sallusti non è facile, perché simpatico non è. A parte l'aspetto che veramente ricorda i fumetti dell'Horror (Zio Tibia...qualcuno lo ricorda ? ) , è sempre assertivo, polemico, senza mai un dubbio. Non che gli altri direttori di giornale siano meglio, però lui, avendo l'aggravante di zero appeal fisico, è più antipatico. Poi sta con la Santanchè...Pure due cose mi sento di dirle. Quanto scritto nella sentenza della V sezione della Cassazione non è piacevole da leggere. Adriano Sofri , in qualche articolo recente, ha stigmatizzato lodevolmente l'asettico , impersonale, spesso bizantino lessico dei giuristi. Sono d'accordo con lui. Però se l'alternativa deve essere la lezione di etica condita di polemica unilaterale (alla quale NON si può replicare). bé allora meglio il bizantinismo, almeno non lo capisci e non ti fa rosicare. 
Senza tante perifrasi la Cassazione ha dichiarato che sì, il carcere è misura eccezionale in materia di diffamazione (tanto è vero che il Procuratore Generale aveva chiesto di concedere la sospensione condizionale...) ma per Sallusti se po' fa ! E' un criminale pericoloso (un direttore di giornale...ma questi si rendono conto di quello che scrivono ??? ) , recidivo...
Sallusti non ha esitato a rispondere per le rime : chi ha scritto la sentenza è un infame, spero che li caccino (ma quando mai ??? pure Sallusti non ragiona più...) . Non si può certo dire che il Direttore del Giornale sia persona vile. Arrogante, presuntuoso, lo abbiamo detto. Ma vile NO. Ha rifiutato i servizi sociali alternativi al carcere , sfida la procura a farla finita con le tergiversazioni e a prendere il coraggio di eseguire una sentenza ignobile, dà dei cialtroni ai politici e intima loro di lasciar perdere, che se con la scusa di togliere il carcere ai giornalisti (che pare non sia previsto in nessun paese occidentale) vengono partorire norme per intimidire ancora di più chi fa informazione, allora meglio lasciare le cose come sono e lui se ne va in carcere. 
Magari è sicuro che in prigione non ci andrà...il suo è un bluff....Ma se così non fosse, ohi, tanto di cappello.
Passando ad un altro caso di sentenze scritte per far piacere al pubblico, c'è quella del Riesame per il buon Fiorito. Ora, parlare bene di Fiorito...non si può, me ne rendo conto. Devo dire che a me, quando lo vedevo in tv, mi faceva un po' ridere....si, cialtronesco probabilmente...però quando lui è lì, che guarda lo schermo e sembra dirti "ma tu, al posto mio, che avresti fatto ??" , beh so che tutti i torti....
Addirittura la Dacia Maraini ha scritto che per far smettere le ruberie dei politici bisogna diminuire i soldi che gestiscono...rendetevi un po' conto !!
In ogni caso , per negargli la libertà, in attesa del processo, non possono essere addotti motivi che si richiamano al biasimo morale ! Basta con questi maestrini dell'etica, veramente BASTA.
Fiorito è uno che potrebbe fuggire per sottrarsi alla pena ? Ci posso credere, ma la percezione non è sufficiente. Ci devono essere elementi concreti (altrimenti TUTTI gli imputati si dovrebbero fare il carcere preventivo ! capisco che sia l'aspirazione di molti PM e pure di qualche giudice ma non è così, non dovrebbe  ALMENO ). Però magari per Fiorito ci sono e quindi ok. Però scrivete questo..motivate che c'è il pericolo di fuga, circostanziatelo e amen. ma non che non si mostra pentito, che ha una personalità antisociale...e allora ? e poi, in base a che è un antisociale Fiorito ? perché si spendeva i soldi destinati dalla regione al partito ?? Ma siamo seri ! Badate, qui non si vuole dire che Fiorito è una persona per bene, e che sicuramente è innocente. Non lo penso, anche se dovrà essere PRIMA processato. Dico solo che il Giudice sta perdendo una dimensione di  "giusta distanza" e si sta trasformando in un preoccupante inquisitore, di quelli del '500, per intenderci, animati di sacro furore religioso.
Brutta cosa. 
A questo tema, e quindi indirettamente anche alla "difesa" di Fiorito, dedica il suo articolo odierno Davide Giacalone
Buona Lettura

Disfacimento percepito


Non ho mai vissuto e lavorato in Ghana, non so come siano messi dalle loro parti, ma conosco le nostre e sono affollate da gente cui il giustizialismo e il luogocomunismo ha fulminato la mente. Certi discorsi a cappero, destinati a dimostrare che non solo facciamo schifo, ma siamo anche fra i più schifosi del mondo, servono solo a preservare la corruzione che c’è, mettendola al riparo dall’unico antidoto che si conosca: giustizia efficiente e certezza della pena. E siccome non voglio farmi mancare niente, nel disturbare il placido stagnare del benpensante conformista, affermo anche che si stanno violando i diritti del cittadino Franco Fiorito.
A detta di un favoloso rapporto, commissionato dal governo, questa sarebbe la situazione: a. diminuiscono i casi di corruzione e concussione; b. diminuiscono le persone denunciate; c. diminuiscono i reati denunciati (-30%); d. diminuiscono le persone coinvolte (-50%); e. diminuiscono le condanne (-86%); f. aumenta la percezione che la corruzione stia crescendo. Ne deriva che o la giustizia è in definitiva bancarotta, talché neanche più vi si ricorre, oppure la percezione è sbagliata. L’una ipotesi non esclude l’altra. Invece si pretende di dedurne che il paradosso si verifica in quanto non ci sono leggi adatte a combattere la guerra contro i corrotti, annunciando la nuova era dell’onestà, sorgente con il disegno di legge governativo. Peccato che i ricordati decrementi si riferiscano alle leggi vigenti, quindi tale zuccherosa conclusione è priva di fondamento.
Si mescolano fenomeni diversi. Prima di tutto quello della giustizia che non funziona, che è il più grave, ma anche il più trascurato. Come nell’Italia descritta da Alessandro Manzoni, l’esercizio collettivo consiste nell’aumentare le pene e le grida, facendo finta di non vedere che le leggi esistenti vengono ignorate perché le condanne e le pene sono ipotesi del tutto aleatorie. Con l’aggravante che siccome la giustizia ha il ritmo di un bradipo si chiede di allungare i tempi della prescrizione (che sarebbe provvedimento incivile), laddove si dovrebbe accorciare quelli del procedimento.
Considerare suggestive e irrealistiche le conclusioni di quel rapporto governativo (influenzato da Trasparency International, la cui affidabilità è meramente percettiva) non significa affermare che la corruzione non esiste. So bene che questa è la sorte che mi toccherà, ma lo zoticume altrui non m’induce all’imitazione. Purtroppo dilaga. Per ridurla, oltre alla giustizia, servirebbe cambiare le procedure: sia tutto digitalizzato, pubblico e sempre accessibile, si conosca lo stadio di un permesso o di un’autorizzazione, in ogni momento e quale che sia il funzionario che se ne occupa, e vedrete che la percezione pubblica migliorerà. Invece s’invocano roghi e impalamenti, così proteggendo la corruzione esistente e corrompendo il diritto.
Il quale, del resto, è già ben avviato alla perdizione. Quando leggo, nella prosa del tribunale del riesame, che Franco Fiorito ha dimostrato “una condotta biennale di ostentata strumentalizzazione delle carica rivestita e di scandalosa dissipazione”, che è acclarata “la negativa personalità che è scolpita dal fatto, ovvero un ingordo grassatore della spesa pubblica”, nonché quanto sia “spudorata” la sua difesa, inorridisco. E chi non inorridisce è destinato all’orrore. Il mio giudizio politico su Fiorito è massimamente negativo, coinvolgendo con lui i suoi compagni di partito e tutti quei gruppi consiliari (tutti, quindi) che prendevano quei soldi e ne facevano quel che volevano. Ma il giudizio penale deve giungere in un regolare processo, già inquinato da ordinanze intrise di delirio moralistico e da un’irrefrenabile desiderio di farne strumento d’attività politica.
Se questo è il linguaggio della giustizia, rivolto a un cittadino che abbiamo il dovere di considerare innocente, quale volete che sia la percezione collettiva? E se poi si scopre che, immutata la condanna politica, non sia possibile quella penale, quale credete sia il giudizio popolare? Senza contare che tutta la vicenda aumenta l’idea che sia diffusa la corruzione, pur non entrandoci nulla con la corruzione.
Ho già documentato (11 settembre scorso) quanto i conti della corruzione presunta siano campati in aria e non rispondenti a quella perseguita. Mi limito a ricordarne uno: se si stima un valore di 60 miliardi l’anno (boom!) e la Corte dei conti ne persegue 50 milioni, o cambiamo i conti o chiudiamo la Corte. O tutte e due le cose. 

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